categoria: Vicolo corto
I Millennial saranno i più ricchi di sempre, dopo la morte dei genitori
Post di Massimo Taddei, giornalista economico e responsabile editoriale di Pillole di Economia –
Uno studio della società di investimenti immobiliari Knight Frank ha sottolineato quello che già in molti sappiamo: le generazioni più anziane hanno raggiunto dei livelli di ricchezza mai visti prima nella storia. La percentuale di persone che vivono in una casa di proprietà è ai massimi di sempre, le pensioni pubbliche hanno ridotto di molto la povertà tra gli anziani e, tra il baby boom (fine della Seconda Guerra Mondiale fino all’inizio degli anni Sessanta) e oggi, l’economia del mondo ha registrato una crescita non solo mai vista prima, ma che si sarebbe fatto fatica addirittura a immaginare.
La cosa più interessante, però, è il fatto che ci stiamo avvicinando al momento in cui questa ricchezza verrà trasferita con l’eredità, portando probabilmente a livelli ancora più alti il benessere medio.
Come spesso capita, gli Stati Uniti offrono indicazioni anticipatrici dei trend di altri paesi. Dall’altro lato dell’Atlantico, la Silent Generation, ossia coloro nati prima della Seconda Guerra Mondiale, e i Baby Boomer, nati tra il 1946 e il 1964, detengono in totale il 65 per cento della ricchezza nazionale.
Man mano che le persone appartenenti a queste generazioni passeranno a miglior vita, si registrerà un enorme trasferimento di ricchezza, che andrà soprattutto in mano ai Millennial, la generazione dei nati cioè tra il 1981 e il 1996. Questo passaggio porterà probabilmente a un ulteriore concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, dato che il calo demografico ha aumentato la dimensione pro capite dell’eredità, riducendo il numero di coetanei tra cui spartirsela.
Sempre più ereditieri, sempre meno innovatori
La distribuzione della ricchezza è un grosso problema già oggi. Spesso si discute di come sia troppo concentrata nelle mani di poche persone molto benestanti, ma ci si dimentica della distribuzione tra generazioni. In Italia, per esempio, la ricchezza lorda pro capite di un over-65 è vicina a 300 mila euro, immobili compresi, mentre quella di un giovane tra 25 e 34 anni è poco più della metà.
Anche i tassi di povertà sono più alti tra i giovani rispetto agli anziani: la probabilità di trovarsi in povertà assoluta per un under-35 è doppia rispetto a un over-65.
Questa sproporzione nella distribuzione della ricchezza immobilizza le vite delle persone: i giovani spesso non hanno la possibilità di mettersi in gioco perché non hanno abbastanza soldi e, anche quando li hanno, non sono stati guadagnati con un proprio percorso, ma sono finanziati dalla famiglia. Questo significa rimanere dipendenti dai propri genitori, il che comporta il dover ottenere la loro approvazione per qualsiasi progetto di vita che richieda denaro.
La consapevolezza di non doversi costruire un futuro in totale libertà e autonomia finché si può contare sull’eredità può essere poi un ulteriore freno all’innovazione e alla voglia di mettersi in gioco: in un mercato del lavoro in cui è così difficile emergere, che non offre né le opportunità, né la stabilità del passato, moltissimi giovani finiscono per aumentare le fila dei Neet, gli under-35 che non studiano, non lavorano e non stanno seguendo alcun percorso di formazione. Già oggi in Italia, sono quasi un milione e mezzo di persone.
Millennial, paternalismo, efficienza del sistema sociale
Attenzione: questo non vuole essere un discorso paternalistico sulla poca voglia dei giovani di mettersi in gioco o una lamentela da parte di un giovane per ottenere di più. Si tratta piuttosto di una questione di efficienza di un sistema sociale che preveda al suo interno il ricambio generazionale: l’immobilismo della ricchezza tra le generazioni più anziane, unito alle scarse opportunità per i giovani, ha come effetto un rallentamento ulteriore dell’innovazione e dell’evoluzione della nostra economia. Oggi un giovane italiano con una buona idea trova molti maggiori incentivi a trasferirsi all’estero per svilupparla e questo accade anche e soprattutto per la mancanza di risorse finanziarie a disposizione di chi vuole proporre idee innovative.
Se a questo aggiungiamo che gli italiani sono tra le persone che risparmiano di più ma investono meno, prendendosi meno rischi in assoluto, raccogliere capitale per sviluppare un’idea diventa veramente difficile senza una famiglia alle spalle.
L’esempio cinese
Negli ultimi anni, parlando della situazione economica e demografica della Cina, si è discusso molto del fatto che la popolazione cinese sta diventando vecchia prima ancora di diventare ricca, una condizione che rischia di mettere in crisi la sua sostenibilità economica.
La situazione dei giovani di oggi non è molto diversa: una parte consistente di loro fatica a costruirsi una propria vita al di fuori della dipendenza economica dalla famiglia. È vero, prima o poi dovranno pur ereditare e finalmente arriverà anche il loro turno (secondo Knight Frank, i Millennial sono destinati a diventare la generazione più ricca della storia). C’è però il rischio che questo trasferimento di ricchezza arrivi troppo tardi, quando i Millennial saranno già invecchiati, avranno perso buona parte della loro spinta innovativa e non avranno contribuito abbastanza alla crescita economica del paese a causa di precarietà e mancanza di opportunità.
A quel punto, la stagnazione ormai ventennale del Pil potrebbe essersi ulteriormente aggravata, contribuendo a farci perdere competitività internazionale e rischiando di far calare il nostro benessere individuale e collettivo. La concentrazione delle eredità, poi, può essere un grosso vantaggio per chi ha una famiglia alle spalle, ma chi è nato in condizioni svantaggiate avrà sempre meno opportunità, dato che il divario con la nuova classe media ereditiera sarà decisamente più alto.
La promessa di ricchezza in futuro non basta più: i Millennial e i giovani in generale hanno bisogno di sedersi al tavolo e utilizzare le risorse a disposizione oggi per rendere sostenibile il domani.