categoria: Vicolo corto
Milano, Pianura Padana e inquinamento: possiamo farcela?
Post di G. Tiziana Gallo, progettista e pianificatrice esperta di rigenerazione urbana –
Inquinamento e dati di realtà. Di qui occorre partire. Lo faccio in ogni mio scritto, del resto. Perché nasco ingegnere, anche se poi mi sono laureata in architettura.
Le nostre città, quelle dove maggiormente viviamo e produciamo, hanno dei tassi di inquinamento fra i più alti del mondo, come è stato rilevato nei giorni scorsi su Milano, balzata all’onore delle cronache a livello mondiale per avere dei valori di PM10 e PM2.5 fuori controllo.
In questa triste classifica, ai primi posti troviamo anche Torino, Bologna e persino Venezia. Stride infatti in tutto questo che non sono le città più grandi e popolose d’Italia. Perché perfino la provincia di Napoli, che ha una densità nettamente maggiore della provincia di Milano, non presenta le stesse problematiche.
E’ chiaro quindi che non è si possono imputare né all’estensione né alla densità della popolazione le cause di questi dati così allarmanti dell’inquinamento che incide sulla salute dei cittadini.
I fattori che incidono di più, in realtà, sono:
1. La fortissima industrializzazione che implica l’uso di energie fossili.
2. un sistema della mobilità di persone e trasporti prevalentemente su gomma che usa carburanti fossili.
3. gli impianti di riscaldamento e raffrescamento che perlopiù utilizzano su fonti di energia fossili.
4. Condizioni geo-morfologiche che rendono particolarmente difficile la movimentazione dell’aria. Infatti la Pianura Padana è stretta fra le Alpi e gli Appennini, a differenza di Napoli.
Per capire più nel dettaglio l’incidenza dei singoli fattori è interessante il paragone con i dati del periodo Covid:
INFODATA / L’inquinamento dell’aria nella pianura padana in due video (nel 2024 e nel 2020). Il confronto
Come si può vedere nelle mappe interattive ad occhio nudo, l’inquinamento da polveri sottili, durante il lockdown, è inferiore. In effetti si era fermata la mobilità e gran parte del sistema industriale. In compenso erano attive molto di più le residenze, in particolare l’uso di riscaldamento e gas, che sono responsabili della percentuale più grande dell’inquinamento delle aree metropolitane di questo tipo.
Successivamente uno studio dell’Università di Birmingham ha provato che l’effetto delle misure restrittive (lockdown) del 2020 sull’inquinamento dell’aria è stato inizialmente sovrastimato, e che per rendere davvero meno tossica l’aria nelle grandi città urgono scelte più radicali.
Quindi, pioggia a parte (che rende l’aria finalmente respirabile, accade mentre viene pubblicato questo post) basteranno i blocchi del traffico o la sola riforestazione urbana a fermare tutto questo? No.
Bisogna agire subito con interventi di riduzione dei consumi energetici e conversione all’uso di energie rinnovabili su:
– Case (a Milano il sindaco Beppe Sala il 29 gennaio 2020, poche settimane prima del primo lockdown, aveva promesso lo stop alle 1.500 caldaie condominiali milanesi dall’inverno 2023. Seguirono ricorsi e lo stop di Tar e Consiglio di Stato. Ora Sala promette di riprovarci).
– Aziende.
– Edifici del terziario pubblici e privati.
Occorre fondare, inoltre, la mobilità sull’uso dei treni, della metropolitana e disincentivando l’uso dell’auto. Da questo punto di vista una best practice con condizioni orografiche simili è la capitale spagnola, Madrid, che da decenni lo fa.
Infatti se confrontiamo i dati dell’inquinamento fra l’area di Madrid e la Pianura Padana, che sono realtà paragonabili, abbiamo dati sull’inquinamento decisamente diversi:
Da pianificatrice e progettista esperta in interventi carbon free, ma che contemporaneamente abbattono PM10 e PM2.5, non posso che indicare due soluzioni che hanno a che fare con la pianificazione, ma anche con una visione completamente diversa dello sviluppo.
– Porre di nuovo veramente al centro delle decisioni urbane le persone
– Avviare una seria transizione ecologica verso uno sviluppo compatibile con l’equilibrio naturale e che abbatta drasticamente l’uso
di energia fossile utilizzando quanto più possibile energia green
Bisogna quindi intervenire subito sulla parte “grigia” (costruzioni e sistema infrastrutturale della mobilità) del nostro eco-sistema umano, la città, per ridurre l’emissione di CO2 (clima-alterante) oltre che di PM10 e PM2.5 (inquinanti dell’aria):
Si tratta di un obiettivo realistico? Oggi ci sono molti fondi a disposizione per cambiare radicalmente il nostro sistema produttivo e il nostro approccio ad uno sviluppo più compatibile con la vita umana sul nostro pianeta, il cui equilibrio favorevole alla nostra specie raggiunto in milioni di anni, è stato sconvolto delle attività dell’uomo negli ultimi 150 anni circa, a partire dalla rivoluzione industriale (Antropocene).
Questo è ormai un dato incontrovertibile, di cui nessuno può più seriamente dubitare e che deve impegnare tutti noi, dai livelli decisionali più alti, fino ai comuni cittadini. Questi ultimi possono costituirsi in Comunità energetiche rinnovabili (Cer) e dare subito un contributo, senza perdere altro tempo. Facciamolo, perché ci sono i soldi dell’Europa, se vengono spesi bene.
Ma dovremmo farlo comunque per noi stessi, anche se l’Europa non ci desse neanche un euro. Ne va della nostra salute sin da oggi.