Essere un tecno-ottimista nell’era dell’Intelligenza Artificiale

scritto da il 21 Febbraio 2024

Post di Cosimo Damiano Gianfreda, CEO e Co-Founder E4 Computer Engineering –

Nel XIX secolo i luddisti, un movimento di operai tessili inglesi, si opponevano all’uso dei telai meccanici, spesso distruggendoli nel corso di incursioni clandestine, accusando i produttori di usarli in modo fraudolento e ingannevole per sostituire i lavoratori e abbassare i salari.

Oggi assistiamo all’emergere di quegli stessi timori, ai quali se ne aggiungono di nuovi.

Si moltiplicano infatti dibattiti, articoli, post sui “pericoli dell’Intelligenza Artificiale”, che toglie il lavoro, aumenta le disuguaglianze, distrugge l’ambiente, consuma troppa energia, ci spia, corrompe i nostri figli, minaccia il nostro futuro ed è sul punto di rovinare l’intera società.

L’AI, nelle sue diverse forme – LLM, ChatGPT, Llama 2 e simili – è dunque il telaio meccanico dei giorni nostri, che infesta di incubi distopici il sonno di molti luddisti del XXI secolo.

Le basi del tecno-ottimista

In effetti, l’intelligenza artificiale, come qualsiasi tecnologia dirompente, deve essere governata e gestita con una visione ampia e lungimirante, che comprenda i suoi aspetti etici e sociali. Tuttavia, tenuto conto di questi presupposti, alla fine dovremmo fare nostra la lezione della storia, che ci insegna che la tecnologia è il primo motore del progresso, nonché una delle vie principali, insieme all’arte, per la realizzazione del nostro potenziale come esseri umani.

tecno-ottimista

Immagine di Nick Fewings per Unsplash

La nostra civiltà è, di fatto, costruita sulla tecnologia, e l’intelligenza artificiale racchiude un potenziale grazie al quale potremo raggiungere standard di vita e di benessere di gran lunga superiore a quelli attuali.

Naturalmente ci sono delle sfide davanti a noi, ma il genere umano ha gli strumenti, i sistemi, le idee, per affrontarle.

Il motore fondamentale della nostra civiltà

Vent’anni di esperienza italiana nell’High Performance Computing – ovvero la pratica di aggregare la capacità di elaborazione in modo da garantire una potenza molto elevata rispetto a computer e server tradizionali – e Intelligenza Artificiale, ci spingono a sostenere “The Techno-Optimist Manifesto” di Marc Andreessen[i][1] e a pensare che l’AI possa diventare il motore fondamentale della nostra civiltà.

La collaborazione con i principali centri di ricerca a livello nazionale e internazionale (Cineca, CERN, ECMWF, LEONARDO), con le aziende, e il coinvolgimento in alcuni dei più importanti progetti di livello nazionale ed europeo in ambito HPC e AI, quali EuroHPC JU EPI, EUPEX, Horizon Europe, Chips JU, ci indicano che siamo sulla buona strada. Per fare un esempio applicativo, abbiamo aiutato in questi anni aziende del calibro di Novartis e Dompé in attività di ricerca legate allo sviluppo di vaccini e farmaci, con soluzioni capaci di garantire elevatissima potenza computazionale e di gestire in modo agile enormi quantità di informazioni.

Per la prima, abbiamo sviluppato una potente soluzione HPC customizzata, capace di gestire una grande mole di dati in ambito Next-Gen Sequencing – ossia quella serie di tecnologie che permettono di sequenziare grandi genomi in un tempo ristretto – e al tempo stesso di garantire altissimi livelli di affidabilità.

Per la seconda, lo scorso anno, abbiamo sviluppato l’infrastruttura che dà vita al TCS – Tangible Chemical Space – la più grande libreria di ligandi virtuali al mondo, in grado di abbattere significativamente i tempi per l’identificazione di principi attivi idonei alla produzione di nuovi farmaci.

Il tecno-ottimista alza la bandiera dell’innovazione

Pensiamo sia dunque il tempo di alzare la bandiera dell’innovazione, di dichiararci Techno-Optimist, e ribadire la nostra fiducia nella tecnologia, e nell’AI in particolare, come fattore chiave della crescita e di un progresso che significa più vitalità, più conoscenza e più benessere.

L’AI può diventare il motore fondamentale della nostra civiltà perché apre la strada a una crescita significativa della produttività, che significa fare di più con meno, liberare risorse, persone e i capitali che possono essere impiegate per fare cose più importanti e preziose. Possono nascere così nuove industrie e nuovi posti di lavoro, possono crescere i salari, scendere i prezzi, riducendo al tempo stesso lo sfruttamento di materie prime e risorse naturali. Tutti fattori capaci di migliorare il benessere materiale dell’intera popolazione.

In questo senso l’economista William Nordhaus ha dimostrato che i creatori di tecnologia sono in grado di catturare solo circa il 2% del valore economico creato da quella tecnologia. Il restante 98% passa alla società sotto forma di quello che gli economisti chiamano surplus sociale.

L’AI è poi un potente abilitatore dell’innovazione tecnologica, ampliando la portata di ciò che gli esseri umani possono fare in modo produttivo e dei problemi che sono capaci di risolvere. Non c’è problema materiale – creato dall’uomo, dalla natura o dalla tecnologia – a cui l’AI non possa essere applicata.

L’AI può salvare vite umane. Insieme all’intelligenza umana, può portare la medicina in una nuova era, aiutando a trovare nuove cure. E può aiutarci a ridurre decine di cause comuni di morte, dagli incidenti automobilistici alle pandemie agli eventi naturali estremi, che sempre più sarà in grado di prevedere.

Smettiamo, dunque, di guardare all’AI come a una minaccia

L’AI può aiutarci a salvare il pianeta. Facendo crescere l’efficienza e riducendo il consumo di risorse naturali, come abbiamo già detto, ma anche trovando nuove soluzioni alla crisi ambientale e climatica. Una società tecnologicamente avanzata migliora l’ambiente naturale, una società tecnologicamente stagnante lo rovina.

Smettiamo, dunque, di guardare all’AI come a una minaccia. Le macchine intelligenti aumentano, accrescono l’uomo, non lo sostituiscono, e portano a un’espansione geometrica di ciò che il genere umano può fare.

Secondo la Legge dei ritorni accelerati di Ray Kurzweil: “L’evoluzione applica un feedback positivo, nel senso che i metodi più efficaci derivanti da una fase del progresso evolutivo vengono utilizzati per creare la fase successiva. Ogni epoca dell’evoluzione è progredita più rapidamente basandosi sui prodotti della fase precedente”.

I progressi tecnologici si alimentano da soli, aumentando il tasso di avanzamento. I motori della spirale ascendente dell’innovazione tecnologica sono l’intelligenza e la conoscenza: le idee e il potere di renderle reali. L’intelligenza e la conoscenza sono il motore ultimo del progresso.

La conoscenza è il diritto di nascita dell’umanità; dovremmo espanderla nel modo più ampio e completo possibile.

 

[1]Informatico, imprenditore e venture capitalist statunitense, noto come coautore di Mosaic – primo web browser ad ampia diffusione – e cofondatore di Netscape