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C’era una volta il Canale di Suez: effetto reshoring in Europa dell’Est
Post di Giovanni Montanaro, avvocato specializzato in contenziosi e arbitrati in materia commerciale in ambito internazionale dello studio Rödl & Partner –
Le tensioni che da mesi si susseguono nel Mar Rosso, compromettendo gli approvvigionamenti e il regolare flusso e rifornimento delle merci verso il Mediterraneo, stanno cambiando il panorama del sistema economico e produttivo dei Paesi Europei, Italia compresa. Una situazione complessa che sta spingendo le imprese ad accelerare un fenomeno economico, ovvero il reshoring o rilocalizzazione, che consiste nel riportare più vicino a alle sedi centrali delle aziende le produzioni che in precedenza erano state delocalizzata in Paesi asiatici come Cina o Vietnam.
Una tendenza che vede coinvolti sempre più i paesi dell’est Europa, tra tutti la Romania, dove l’Italia con 23mila imprese a partecipazione italiana è il principale Paese investitore per numero di aziende registrate (21 % sul totale) secondo i dati dell’Osservatorio Economico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Ritirata (o reshoring) verso l’Est Europa
Il reshoring è un trend che sta letteralmente esplodendo in questi ultimi mesi, certo è ancora in fase di consolidamento ma è una tendenza in netta crescita. Lo vediamo dalle richieste di consulenza che ci pervengono dalle imprese per gestire le fasi di transizione del modello produttivo. Aziende che nella maggior parte dei casi vogliono riportare la produzione dalla Cina in Europa, magari anche in Italia ma più spesso nell’Est Europa (vedi Romania). E questo non solo per riavvicinare la produzione alle sedi centrali italiane, ma anche perché specie nell’Est Europa si aprono grandi opportunità in materia energetica e di infrastrutture oltre che mercati interni sempre più interessanti.
Attenzione, però, perché Il processo di reshoring richiede specifiche competenze ed è fondamentale per un’azienda che intende intraprendere questo percorso quello di creare la giusta struttura dedicata che abbia l’esperienza e la preparazione adeguata in particolare in materia legale e tax.
Ritardi per blocco di Suez? Controllare i contratti in essere
Nel frattempo le aziende che vogliono mitigare le conseguenze per inadempimenti o rallentamenti nell’esecuzione della propria prestazione a causa dei ritardi negli approvvigionamenti devono prima di tutto controllare i contratti in essere, comprendere in particolare se ci sono clausole specifiche o rimedi che, per legge, possano attenuare le conseguenze per questi ritardi. È poi da prestare grandissima attenzione ai nuovi contratti, per prevedere rimedi appositi per la gestione di emergenze e problematiche, ma anche per gestire costi che magari si trascuravano in precedenza, come quelli di trasferta e di consegna, soprattutto quando l’oggetto sono impianti complessi o anche merci che richiedano più approvvigionamenti dall’estero.