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L’IA generativa non rivoluzionerà il retail. Per ora
Post di Roelant Prins, COO di Adyen –
Come in ogni altro settore, l’IA generativa è il tema del momento anche per il retail. Dai leader di mercato nella logistica e nella tecnologia fino ai marchi di consumo di fama mondiale, tutti prevedono un cambiamento radicale nei modi di lavorare e consumare.
Non abbiamo ancora trovato una risposta su come l’intelligenza artificiale verrà sfruttata dai retailer, dai loro fornitori o dai consumatori finali. Sebbene conferenze, eventi e momenti dedicati all’IA generativa non manchino, con idee e previsioni entusiasmanti per il futuro, la domanda che ci si pone è: “Generare cosa, per chi, come e perché?”.
Il “come” dell’IA per il retail è da definire
Molti esperti, parlando di IA generativa, sottolineano come alcune aziende stiano lanciando capacità specifiche, focalizzandosi sull’IA e tutto ciò che ne concerne. Ma, una cosa in comune in questi discorsi è il fatto che la questione dell’intelligenza artificiale sembra restare ferma a uno stadio concettuale. La sensazione che si ha è che l’IA nel retail sia nella fase del ‘cosa’, non ancora del ‘come’. Come verrà implementata? E soprattutto, come ne beneficerà il consumatore finale? Il fenomeno e i suoi promotori dovranno dimostrare come l’IA generativa non si limiti ad automatizzare ed eliminare il lavoro noioso dei dipendenti, ma offra anche esperienze migliori ai consumatori finali. A giudicare dai contenuti di vari interventi il dibattito è ancora aperto.
IA: il tutto è più della somma delle sue parti
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel settore della vendita al dettaglio può spingersi fino alla capacità del retailer di seguire e comprendere lo stesso cliente attraverso vari canali. Secondo McKinsey più di due terzi dei retailer afferma che la loro più grande sfida legata alla personalizzazione è rappresentata da raccolta, integrazione e sintesi dei dati dei clienti. Questo è il collo di bottiglia che rende l’IA uno strumento di trasformazione sia per i retailer che per i clienti. Affinché l’IA passi da argomento di discussione a valore aggiunto, i retailer dovranno chiedersi quali dati possono generare da ciascun canale (ad esempio dati sui pagamenti, traffico sul sito web, interazione con la newsletter) e come creare modelli predittivi a partire da questo insieme di dati.
Poiché la maggior parte dei retailer di oggi è basata sull’omnicanalità, mentre i clienti sono fluidi nel loro customer journey e nelle interazioni con il marchio, i brand devono saper padroneggiare i touchpoint dei customer journey prima di pensare di valorizzare tali dati con le più recenti capacità di AI. In altre parole, devono capire come utilizzare la propria mappa e la propria bussola prima di salpare per il viaggio con l’intelligenza artificiale.
Le dimensioni contano
Ascoltando gli esperti, emerge chiaramente che le aziende avranno un vantaggio nella corsa all’IA. I giganti tecnologici globali sono ben posizionati sul mercato, poiché da anni sviluppano modelli predittivi e soluzioni di intelligenza artificiale chiavi in mano. Nel settore della vendita al dettaglio, la quantità di dati prodotti determinerà i vantaggi competitivi che l’utilizzo dell’IA può generare. La regola generale è che più dati equivalgono a migliori modelli predittivi. Alla luce di questo quadro, i grandi distributori e i marchi globali della distribuzione regnano sovrani. La chiave è creare customer journey personalizzati per il singolo cliente, e avere più clienti significa avere modelli predittivi migliori.