Braccia rubate dall’IA? Ecco 1000 offerte di lavoro su LinkedIn

scritto da il 08 Gennaio 2024

Ecco 1000 offerte di lavoro sull’intelligenza artificiale su LinkedIn in Italia: si va dal software engineer all’esperto di statistica e machine learning, dall’algorithm engineer al docente di reti generative. Si va da nord a sud, dal Piemonte e dalla Lombardia alla Sicilia. È quanto risulta facendo una ricerca tramite il motore di ricerca del social media dedicato ai professionisti: ben 40, infatti, le pagine con annunci recenti e attivi per un totale di 1000 opportunità di lavoro al fianco di aziende come Amazon, Intesa Sanpaolo, Electrolux, Zucchetti, IBM, Avanade, Leonardo, Brembo, Alten, Salesforce, Armani e Diesel. Profili tecnici, vero, ma la cui mole rivela quanto il mercato del lavoro sia oggi in fermento sul fronte dell’innovazione legata alle reti neurali generative.

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE DISTRUGGE O CREA POSTI DI LAVORO?

La domanda ricorrente è questa anche su Radio 24: l’intelligenza artificiale distrugge posti di lavoro o crea posti di lavoro? Ne sono testimone, ospite della trasmissione Due di denari lo scorso 3 gennaio, condotta da Debora Rosciani. L’intelligenza spaventa, seminando il timore per il futuro dei posti di lavoro. Una recente indagine condotta dall’ADP Research Institute su 32mila lavoratori in 17 paesi (di cui 2mila in Italia) ha fatto emergere come un lavoratore su tre non si senta sicuro del proprio impiego.

Questo sentimento investe tutte le generazioni, non solo coloro che hanno più esperienza. E se la nomina di Giuliano Amato a presidente della Commissione sull’intelligenza artificiale per il mercato dell’editoria e il giornalismo del Dipartimento per l’informazione e l’editoria, capitolata con le sue dimissioni, ha suscitato tante polemiche per l’età dell’ex presidente del Consiglio, della Corte Costituzionale e dell’Agcm, occorre riflettere sul fatto che la rivoluzione dell“IAcene” (l’età dell’intelligenza artificiale) investe tutti i professionisti.

LA LEZIONE DEGLI ECONOMISTI SULLA DISOCCUPAZIONE TECNOLOGICA

Il tema della disoccupazione tecnologica non nasce con l’intelligenza artificiale. La lezione di John Keynes e di altri grandi economisti insegna che il cambiamento tecnologico causa la perdita di lavoro nel breve termine, compensata dalla creazione di nuovi posti nel lungo termine. Così accadrà anche con l’intelligenza artificiale, riducendo i posti di lavori con mansioni ripetitive (i lavori ad esempio pochi specializzati) e trasformando la natura di molti lavori.

1000 offerte di lavoro sull’intelligenza artificiale su LinkedIn: altro che ruba posti

Posti rubati o guadagnati? 1000 offerte di lavoro sull’intelligenza artificiale su LinkedIn

Secondo un rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro (l’agenzia delle Nazioni Uniti), l’intelligenza artificiale sostituirà marginalmente i lavoratori nei paesi più ricchi, ampliando il supporto alle persone per liberare il loro tempo: il 5,5 per cento dell’occupazione, dunque, sarà potenzialmente esposto (circa 1,2 milioni di lavoratori italiani) agli effetti dell’automazione dovuta all’intelligenza artificiale generativa con particolare riguardo, purtroppo, alle donne attive nell’ambito impiegatizio.

RIPEROCCORRIAMO LA STORIA DELLE RIVOLUZIONI INDUSTRIALI

La storia delle rivoluzioni industriali dimostra, tuttavia, che la tecnologia ha mandato nel cono d’ombra alcune professioni, creandone di nuove. L’economista David Autor del MIT ha evidenziato come il 60 per cento dei lavoratori di oggi facciano mestieri che non esistevano nel 1940.

Del resto, come ha raccontato un altro economista, Andreula Di Nicolò sull’ultimo numero di carta del 2023 del magazine Changes, l’introduzione degli sportelli automatici negli anni Novanta, ha creato nuovi posti lavoro: il timore di perdere il lavoro – ha testimoniato Di Nicolò – «era proprio quello di cui si preoccupavano i colleghi di mio padre negli anni Duemila o i cassieri in banca con l’introduzione degli ATM. Ebbene sì, persino gli sportelli automatici negli anni Novanta venivano visti come una minaccia che avrebbe portato al licenziamento di massa dei cassieri. Invece, al contrario di ogni pronostico, questa nuova tecnologia non ha ridotto i posti di lavoro, anzi, dall’inizio degli anni Duemila, ne ha creati di nuovi e in tempi record. I numerosissimi ATM hanno permesso agli impiegati di risparmiare ore preziose nell’onerosa amministrazione dei contanti e di dedicarsi allo sviluppo delle capacità di comunicazione e gestione dei clienti, trasformandoli in consulenti e permettendo loro di guadagnare uno stipendio più alto».

GRAZIE ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE SI DIFFONDERANNO IAVENDITORI, IAFISCALISTI, IAAGRICOLTORI, IAMEDICI

Come dimostrano le 1000 offerte di lavoro sull’intelligenza artificiale su LinkedIn siamo di fronte a un grande sviluppo. Così come nell’Ottocento l’avvento delle automobili ha fatto nascere il mestiere del meccanico a scapito di quello del veterinario, dobbiamo aspettarci che si diffonderanno IAvenditori, IAconsulenti, IAfiscalisti, IAcommercialisti, IAcostruttori, IAagricoltori o IAmedici, ossia professionisti dotati di un coach a bordo campo qual è l’intelligenza artificiale.

Come racconta Stefano Denicolai, professore ordinario di innovation management all’università di Pavia e presidente dell’Institute for transformative innovation research (ITIR) nella premessa del libro Smart leadership canvas, «l’intelligenza artificiale è una rivoluzione trasformativa: ridefinisce in profondità organizzazioni, settori e società.

Oggi un medico smart che affronta un caso clinico complesso può revisionare milioni di articoli scientifici in pochi minuti, mentre un biologo può prevedere caratteristiche e forma delle proteine in secondi anziché anni. L’agricoltura di precisione utilizza l’intelligenza artificiale per capire esattamente quali centimetri di terreno vanno trattati e come. Le smart grid compiono la “magia” di ottenere, simultaneamente, servizi energetici migliori, a costi più bassi, riducendo l’impatto ambientale».

Sono solo alcuni esempi della rivoluzione dell’IAcene di cui siamo solo all’inizio. Come suggerisce il chatbot Bard di Google, «è impossibile dire con certezza cosa riserva il futuro. Tuttavia, è chiaro che l’intelligenza artificiale avrà un impatto significativo sulla nostra società. È importante che ci impegniamo a sviluppare l’intelligenza artificiale in modo responsabile ed etico, in modo che possa essere utilizzata a beneficio di tutti».