categoria: Vicolo corto
Il Terzo settore alla sfida della co-progettazione e dell’innovazione
Post di Simona Torre, Direttore Generale Fondazione Italiana Accenture ETS –
Negli ultimi anni, la spinta verso la digitalizzazione, combinata ad eventi straordinari come guerre, pandemia e crisi energetica, ha generato un impatto rilevante nella vita di persone e di aziende, imponendo una profonda trasformazione nel modo di pensare l’imprenditorialità e le politiche sociali. Contestualmente si è affermato un nuovo paradigma della responsabilità sociale di impresa, con una maggiore attenzione all’etica e alle strategie orientate alla sostenibilità, come impegno coerente con l’Agenda ONU 2030. Il contesto di crisi sociale, a sua volta, ha fatto emergere l’importanza di un welfare in grado di rispondere ai veri bisogni delle persone, e di sostenere in modo concreto il benessere delle comunità.
In questo quadro di profondo cambiamento, anche il Terzo Settore ha attraversato una fase evolutiva, favorita sia dall’innovazione tecnologica che, più di recente, dall’introduzione di nuovo complesso di norme che ne ha ridisegnato i confini, riconoscendogli un ruolo chiave all’interno dello sviluppo delle politiche sociali: da soggetto esclusivamente legato a strumento filantropici tradizionali, come la donazione, ad attore protagonista capace di generare un nuovo valore sociale economicamente sostenibile.
Ripensare un nuovo welfare più “collaborativo”
La riforma del Terzo Settore, approvata nel 2016 ma non ancora a regime completo, ha sancito il riconoscimento della centralità di questo insieme di attori, grazie all’introduzione del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS) a cui Fondazione Italiana Accenture ha aderito nel giugno 2022 come ETS. Non solo, la riforma ha ampliato gli spazi di decisione e attuazione partecipata delle organizzazioni sociali senza scopo di lucro, favorendone il coinvolgimento attivo tramite co-progettazione e co-programmazione: l’art. 55, nello specifico, ha contribuito in modo decisivo a una svolta nelle relazioni tra enti pubblici e Terzo settore, inquadrandoli non più come soggetti controinteressati, ma come alleati nell’individuare le strade per assicurare diritti e rispondere ai bisogni della popolazione. L’integrazione di cui parla la riforma, tuttavia, trova ancora numerosi limiti nell’applicazione sul piano concreto.
A sostenerlo è il Sesto Rapporto sul Secondo Welfare, pubblicato lo scorso ottobre, che ha messo in evidenza tutti i limiti del welfare tradizionale, che se basato su logiche individualiste, fatica a rispondere appieno alle esigenze della comunità.
Il Rapporto, prendendo spunto da dati Eurostat, ha segnalato un netto aumento dei bisogni e del livello di povertà assoluta che, nonostante una spesa sociale pubblica di 561 miliardi di euro nel 2021, ha riguardato nel 2022 oltre 5,6 milioni di persone. Una situazione di crisi sociale alla quale si può rispondere solo con un welfare nuovo, fondato sulla convergenza tra pubblico e privato, tra profit e non profit, tra Istituzioni e cittadini.
Questo è l’approccio che ha mosso la Fondazione dal 2002, anno della sua nascita.
Senza co-progettazione non esiste potenziale di impatto
Fin dai primi anni di attività, Fondazione Italiana Accenture ETS ha compreso i vantaggi delle pratiche collaborative e le ha messe in campo con programmi che ne sfruttano tutte le potenzialità. Da sempre si è impegnata affinché la collaborazione non sia solo teorica. Tra i suoi obiettivi primari c’è sempre stata la volontà di creare ecosistema coesi ed eterogenei, fatti di soggetti tra loro diversi e complementari, capaci di collaborare mettendo a fattor comune le loro migliori risorse, conoscenze ed esperienze, con una autentica tensione alla qualità degli obiettivi da raggiungere insieme.
Alla base di questo approccio c’è la convinzione che solo una vera co-progettazione e una effettiva co-produzione possono generare programmi filantropici efficaci e duraturi.
Nel 2022 la Fondazione ha ulteriormente rafforzato la rete di soggetti con cui collabora: oltre 90 sono oggi coinvolti direttamente, di cui 57 nelle attività di co-progettazione e co-produzione. L’intensità, la qualità e soprattutto la continuità delle relazioni costruite nel tempo dalla Fondazione, avvalorata dalla stabilità di molte partnership su più programmi ricorsivi (come Welfare, che impresa! e Youth in Action for SDGs), rappresentano un importante indicatore di quanto sia cruciale lavorare facendo rete. In base alle esperienze raccolte nel corso degli anni, è maturata la convinzione che gli ecosistemi collaborativi non siano costituiti solo dagli stakeholders, ovvero da portatori di interessi convergenti, ma soprattutto da assetholders, ovvero portatori di risorse, materiali e immateriali, da mettere a sistema in modo virtuoso. Il valore aggiunto dell’ecosistema, infatti, consiste nel favorire l’incontro di una pluralità di risorse tra loro diverse, sia nella forma giuridica che nella missione, la cui combinazione consente di aumentare il potenziale di impatto.
Il ruolo strategico della tecnologia
Alleato fondamentale, in grado di favorire l’efficacia della co-progettazione e di tutte le buone pratiche collaborative, è l’innovazione tecnologica, che da sempre la Fondazione considera uno strumento chiave, da sfruttare al massimo al fine di ampliare la quantità e la qualità dei programmi di impatto. Il contributo in questa direzione da parte della Fondazione a tutto l’ecosistema, è idea360, la piattaforma digitale disegnata e sviluppata dalla Fondazione stessa, e messa a disposizione di tutti gli attori dell’ecosistema per progettare e realizzare in modalità full-digital programmi di crowdsouncing e percorsi di formazione e-learning altamente personalizzati.