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Open Innovation in Italia: viaggio tra i settori chiave del futuro
Post di Omeed Mehrinfar, Managing Director EMEA di Plug and Play –
In un mondo in continua evoluzione, predire il futuro è un compito arduo. Tuttavia negli anni il settore dell’innovazione ha subìto diverse trasformazioni, che hanno portato a cambiamenti significativi nella nostra visione del futuro. In particolare, l’Open Innovation sta emergendo come un elemento cruciale nel panorama aziendale, con importanti conseguenze per l’Italia: basti pensare alle sole startup che, nel 2027, si stima cresceranno da 15.500 a 23 mila [1].
Negli ultimi dieci anni, abbiamo assistito a una trasformazione culturale nelle aziende, in particolare in quelle tradizionali: l’implementazione di processi formali, l’adozione di best practice e l’introduzione di nuove funzioni per ottimizzare l’innovazione sono diventati elementi fondamentali. Questa tendenza è stata spinta in primo luogo da aziende come Google, che hanno raggiunto il successo grazie a partnership strategiche e acquisizioni con terze parti (si pensi ad app oggi di uso comune come Docs o Maps), piuttosto che sforzi interni di ricerca e sviluppo, e che dimostra l’importanza di introdurre know-how esterno nell’organizzazione per favorire l’innovazione.
Open innovation, ecco i 5 settori chiave
In futuro, questa tendenza è destinata a crescere. La maggioranza delle aziende “tradizionali”, anche in Italia, sta lavorando attivamente per semplificare i processi e mantenere il proprio vantaggio competitivo (si pensi al settore energetico, bancario o all’industria automobilistica). Esistono 5 settori in particolare che potranno portare l’Open Innovation a cogliere nuovi frutti e generare a cascata nuove grandi aziende globali e nuovi posti di lavoro per le economie locali coinvolte.
Moda, supply chain, e-commerce
Uno di questi è il settore Brand & Retail. L’Italia vanta storicamente una vasta gamma di produttori che spaziano dal top fashion alla moda accessibile, e offre diverse opportunità di innovazione nella catena di fornitura, nella logistica e nell’e-commerce. Ancor prima dei forti cambiamenti che la pandemia ha portato sia al settore della vendita al dettaglio che al reperimento di fondi, le startup presenti in Italia che operavano in questo settore erano circa 1600 [2].
Se ci soffermiamo poi sul resto del continente, nello stesso anno le startup europee del Retail raccoglievano in un anno quasi quanto le loro controparti americane (1,2 miliardi di € contro 1,5 miliardi [3]). Da allora, abbiamo visto svilupparsi nuove soluzioni che spaziano dallo sviluppo di Metaversi alla possibilità di pagare a rate o con formule di pagamento smart anche le spese quotidiane in negozio fisico (come nel caso di Qomodo, che ha recentemente chiuso un round record per gli investimenti a) e siamo certi che tante altre innovazioni si presenteranno sul mercato a breve.
Sanità e Open innovation
Un altro ambito di rilievo è quello dell’Healthcare, settore che ha ovviamente ricevuto un forte impulso negli anni legati all’emergenza pandemica e sono stati raccolti oltre 5 miliardi di dollari dalle startup europee del settore nel solo 2021 [4]. Oltre alle numerose startup che hanno ridefinito il proprio modello di business tra il 2020 e il 2021, offrendo servizi di telemedicina o analisi a distanza, si registrano diversi casi di innovazione più radicale. Alcuni di essi prevedono la creazione di riproduzioni artificiali di cellule o organi, su cui testare nuovi farmaci, evitando così prove in vivo sugli animali.
Un ulteriore esempio nel campo della sanità è rappresentato dalla startup Pipra, che ha sviluppato uno strumento pre-chirurgico all’avanguardia basato sull’intelligenza artificiale per valutare il rischio che i pazienti possano sviluppare la Delirium Post-Operatoria (POD) o il Declino Cognitivo Post-Operatorio (POCD).
L’economia del mare
Non possiamo inoltre dimenticarci dei nuovi modelli di sviluppo economici per l’economia del mare, comunemente raccolti sotto la definizione di “Blue Economy”.
Oltre agli aspetti legati alla sostenibilità ambientale, il mare è un’importante risorsa economica per i territori, soprattutto in un Paese come l’Italia, al centro del Mediterraneo. Si stima che nel settore siano già attive in Italia oltre 220 mila aziende, di cui 21 mila guidate da giovani e prevalentemente di base nel Sud del Paese, con un impatto di quasi 56 miliardi per l’economia nazionale [5].
Se allarghiamo lo sguardo, i mercati e le istituzioni finanziarie hanno iniziato a svolgere un ruolo fondamentale per guidare l’agenda della sostenibilità degli oceani: dal 2017 la Conferenza delle Nazioni Unite sull’Oceano e la Conferenza Our Ocean raccolgono 1.800 impegni misurabili e finanziari, mobilitando 108 miliardi di dollari e la La Banca europea per gli investimenti (BEI) ha iniziato a intensificare i suoi prestiti e la sua consulenza attività nei settori legati al mare. Tra il 2018 e il 2022, i prestiti della BEI alla Blue Economy sono ammontati a 6,7 miliardi di euro, facendo leva su 23,8 miliardi di euro di investimenti [6].
A fianco di queste entità, la collaborazione con l’ecosistema allargato di produttori di navi, autorità e società di servizi portuali locali offre quindi uno spazio enorme per l’innovazione e la crescita. Da segnalare startup come Carbon Ridge, startup statunitense che sviluppa soluzioni per decarbonizzare le navi marittime.
L’intelligenza artificiale e l’analisi dei dati per l’aerospaziale
Il settore aerospaziale rappresenta un’altra area chiave, con un focus sull’intelligenza artificiale, l’apprendimento automatico e l’analisi dei dati.
L’Italia rappresenta già oggi un ruolo di primo piano all’interno del mercato globale della Space Economy, trovandosi come quarta nazione per numero di startup di settore finanziate in Europa tra il 2000 e il 2022 [7]). In più, l’industria italiana dell’aerospazio vanta una tradizione consolidata e un fatturato annuo di circa 4,5 miliardi di euro, realizzato con il contributo di 200.000 addetti (di cui 50.000 specializzati) impiegati nella filiera all’interno di circa 4.000 aziende che ne costituiscono l’indotto [8].
Giusto poche settimane fa, 9 nuove startup del settore hanno concluso il proprio percorso all’interno di Takeoff Accelerator, il programma di accelerazione dedicato a startup che sviluppano soluzioni e servizi nei comparti dell’aerospazio e dell’advanced hardware a Torino. Sempre da Takeoff proviene Arca Dynamics, startup che progetta una “costellazione di satelliti” per mappare e monitorare i detriti spaziali e che ha recentemente comunicato il primo round “pre-seed” insieme a Takeoff, il Fondo Galaxia e Vento.
Direzione Motor Valley
Infine, non possiamo non citare il settore dell’automotive e della mobility. In Italia il 5,7% delle startup innovative italiane (836 imprese) operano nell’ambito della mobilità, confermandone dunque la dinamicità [9]. Non è da meno l’Europa, i cui costruttori e fornitori influenzano con 460 miliardi di euro il prodotto interno lordo del Vecchio Continente, impiegando circa 4 milioni di persone [10]. Cuore pulsante dei motori nel nostro Paese è tradizionalmente l’Emilia Romagna, in cui risiedono aziende come Ferrari, Ducati, Pagani, Lamborghini, Maserati, Dallara e dove ha sede il Motor Valley Accelerator, l’acceleratore italiano di riferimento dedicato a questo mondo, che ha da poco concluso il programma 2023 con 8 startup selezionate.
Il progetto, nato al termine del 2020, ha aiutato 24 startup, finanziate e accelerate, impiegando circa 115 persone grazie a un investimento complessivo di 5 milioni di euro grazie all’unione di fondi provenienti da CDP Venture Capital – Fondo Acceleratori, UniCredit, Fondazione di Modena, Plug and Play e il centro di analisi e ricerche modenese Crit. Da segnalare startup come Newtwen, Reefilla, Novac, Ohoskin, ReCarbon, Acus, Inventio.ai, che sono state in grado di attrarre sia ulteriori capitali (anche esteri), sia importanti progetti con le aziende leader del settore, interessate a sperimentare le loro tecnologie innovative.
Open innovation, quali ostacoli?
Le sfide per l’innovazione in Italia e in Europa per i prossimi anni non sono sicuramente delle più semplici. Molte aziende stanno cercando di semplificare i processi di innovazione, ma ci sono alcuni ostacoli che devono essere superati. Il più rilevante di questi è senza dubbio l’allineamento degli incentivi interni. Spesso l’innovazione è considerata come un carico di lavoro extra e mette a rischio il lavoro dei manager operativi, che devono già soddisfare i loro KPI tradizionali. Per superare questo ostacolo, è necessario creare un ambiente in cui l’innovazione sia premiata, e i manager operativi siano incoraggiati a correre rischi.
L’Italia in particolare può inoltre vantare un ricco tessuto di leader industriali in diversi ambiti, elemento essenziale per sviluppare un ecosistema di innovazione prospero, tuttavia, per creare un ecosistema simile a quello di altri Paesi, è necessario disporre di maggiori fondi da investire nelle startup.
Le startup sono vere imprese
È inoltre cruciale iniziare a considerare le startup come vere e proprie imprese, andando oltre al termine con cui spesso le si etichetta dato che si trovano ogni giorno a fronteggiare le stesse esigenze finanziarie, tra stipendi, assunzioni, bonus, costi operativi e spese per viaggi.
Una volta raggiunti questi step di tipo culturale ed economico, anche l’Italia potrà iniziare a vedere un afflusso organico di talenti provenienti da tutto il mondo, diretti in Italia per fondare nuove realtà o lavorare all’interno di realtà innovative che già oggi sono presenti lungo tutta la Penisola, anche la presenza di Plug and Play non si limita alla città di Milano, ma si estende a Modena e Torino.
Le opportunità di business e il mercato dell’innovazione sono in crescita, e le società in fase di sviluppo e maturazione stanno implementando processi per semplificare gli impegni di innovazione. È solo una questione di tempo prima che questo mercato maturi al punto da attirare organicamente startup, imprenditori e tecnologie straniere in misura sempre maggiore.
NOTE
[1] Fonte: primo rapporto in Italia sul “Mercato dei Servizi professionali per Open Innovation e Start-Up” presentato dalla Fondazione R&I (Ricerca e Imprenditorialità) e realizzato da SRM Studi e Ricerche.
[2] Fonte: InfoCamere, Atoka e Cerved.
[3] Fonte: Dealroom 2019.
[4] Fonte: Pitchbook.
[5] Fonte: Unioncamere 2022.
[6] Fonte: EIBG Clean oceans and the blue economy Overview 2022.
[7] Fonte: ESA.
[8] Fonte: Camera.it.
[9] Fonte: Rapporto “Le startup innovative in ambito mobilità”, curata dal Centro Studi di Assolombarda.
[10] Fonte: Rapporto Boston Consulting Group 2023