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Mercati emergenti, ecco il motore della crescita mondiale
Post di Leighton Riley, Investment Director Global Emerging Market Equities di Jupiter AM –
Negli ultimi decenni la crescita economica globale è stata determinata principalmente da due attori: Cina e Stati Uniti. Quella della Cina è stata alimentata dalle esportazioni, mentre gli Stati Uniti hanno beneficiato dello shale oil e di un costo del denaro basso. La continua integrazione economica e la globalizzazione hanno fatto sì che tutti gli investitori abbiano beneficiato di questi fattori, ma al tempo stesso siano stati anche soggetti ai loro capricci.
Gli eventi degli ultimi tre anni hanno, però, dimostrato che questo paradigma è cambiato: non viviamo più nello stesso mondo globalizzato di qualche tempo fa. In particolare, le sanzioni imposte alla Russia hanno fatto sì che molte aziende e imprenditori non occidentali pensassero molto bene se entrare o meno nel sistema economico di questa parte del globo. Gran parte del fascino dell’Occidente, soprattutto per le imprese proveniente dalle economie emergenti, è sempre stato legato al suo stato di diritto e al rispetto dei diritti di proprietà privata, indipendentemente dalla nazionalità. Ma questo è ormai stato stravolto.
Gli Emergenti e il graduale addio al dollaro
Le ulteriori complicazioni derivanti dall’inasprimento delle tensioni geopolitiche hanno determinato una frammentazione delle sfere d’influenza globali. Il commercio diretto tra i paesi – senza quindi ricorrere al dollaro USA – sta diventando sempre più comune, con notizie di transazioni dirette di materie prime in renminbi cinese e rupie indiane ad esempio. Senza dimenticare la proposta di una valuta unita dei BRICS*; un risultato che riteniamo improbabile ma indicativo del disagio di alcuni paesi verso la dipendenza dal dollaro USA per gli scambi commerciali.
Emergenti ultimi grandi motori di crescita
Cosa significa questo per gli investitori? Significa che il commercio globale e la crescita economica potrebbero dipendere sempre meno dalle fortune di Stati Uniti e Cina e sempre più dagli investimenti transfrontalieri tra paesi. Il che potrebbe essere molto positivo per le economie emergenti in generale, basti pensare che la quota del commercio tra i mercati emergenti è già superiore al 40% delle loro esportazioni totali.
I mercati emergenti costituiscono, a nostro avviso, gli ultimi grandi motori di crescita del mondo: hanno popolazioni molto vaste e giovani, sono ben istruiti e dotati di spirito imprenditoriale, stanno incrementando rapidamente la loro ricchezza, potendo beneficiare di investimenti di capitale interni e in entrata e sono sempre più gestiti da governi stabili e fiscalmente conservatori.
Una minore dipendenza dal mondo sviluppato
Una maggiore integrazione tra economie dei mercati emergenti contribuirà a sostenere questa crescita e a ridurre la dipendenza dal mondo sviluppato, che cresce al contrario molto più lentamente. Inoltre, la correlazione negativa, storicamente forte, tra i titoli azionari dei mercati emergenti e il dollaro USA potrebbe indebolirsi, consentendo ai fondamentali di questi paesi di brillare.
*BRICS è la sigla che rappresenta le economie emergenti mondiali che si sono riunite negli anni 2000: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Con il primo gennaio 2024 entreranno a far parte dei BRICS altri sei paesi: Argentina, Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran.