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Aziende energivore e competitività, la strada è l’autoconsumo
Post di di Lorenzo Anselmi, Commercial and Origination Manager di Netonpower* –
In Italia, le aziende «energivore», cioè quelle che hanno un consumo di energia elettrica pari almeno ad 1 GWh/anno, affrontano una sfida crescente: come gestire l’aumento costante dei prezzi dell’energia elettrica senza compromettere la loro competitività. Nelle sue ultime previsioni, la Commissione europea parla chiaro: “I prezzi dell’energia dovrebbero continuare a diminuire per il resto del 2023, ma a un ritmo più lento. Si prevede un nuovo lieve aumento nel 2024, a causa del rincaro del petrolio”.
Non solo, l’esecutivo europeo ha ridotto le stime sulla crescita del Pil nell’Eurozona e in Italia. Le imprese energivore italiane sono oltre 3000 e la situazione è tale che il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato un nuovo decreto-legge con misure urgenti in materia di energia, prorogando e migliorando le agevolazioni proprio per questa categoria di imprese. Iniziative senza dubbio utili, ma non risolutive, e questo perché la situazione geopolitica ha aggiunto ulteriori criticità su un sistema che storicamente ha sempre caricato molti costi sull’energia.
La bolletta delle aziende italiane
Basti considerare che la bolletta elettrica di un’impresa italiana è suddivisa in tre macro categorie: i costi per la commodity, i costi di trasporto e gli oneri di sistema. I costi per la commodity comprendono il costo di generazione dell’energia elettrica e della sua commercializzazione. Questa parte della bolletta è negoziabile sul mercato libero, consentendo a ogni impresa di scegliere il fornitore che preferisce.
I costi di trasporto sono destinati a coprire le attività dei distributori locali, ovvero i soggetti che gestiscono e manutengono le reti di distribuzione e trasmissione dell’energia elettrica. Questi costi sono stabiliti da ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente, e non sono negoziabili.
Gli oneri di sistema, infine, rappresentano tutti i costi necessari per garantire il corretto funzionamento del sistema elettrico, sia dal punto di vista fisico, come il bilanciamento del sistema in caso di mancanza di energia, sia da un punto di vista economico, coprendo spese come gli incentivi alle fonti rinnovabili e il decommissioning delle centrali nucleari. Anche questi costi sono fissati da ARERA e variano in base alle caratteristiche delle aziende, ma non sono negoziabili. Questo significa che solo una parte del costo della bolletta è realmente negoziabile, pertanto le aziende hanno un margine di manovra molto ridotto quando si parla di approvvigionamento energetico.
Perché no il nucleare, perché sì il solare
Queste circostanze stanno spingendo le istituzioni europee e Italiane a riconsiderare il nucleare, che senza dubbio ha fatto enormi passi avanti in termini di efficienza e sicurezza dal 1987 a oggi. Tuttavia, il nucleare richiederebbe anni di pianificazione, progettazione, approvazioni normative e costruzione degli impianti prima di diventare operativo a pieno regime e, sebbene possa rappresentare una soluzione a lungo termine per le esigenze energetiche del paese, richiederebbe anni prima di poter contribuire in modo significativo alla produzione energetica nazionale.
L’energia solare fotovoltaica è invece una realtà già matura in Italia e gli impianti fotovoltaici possono essere installati e resi operativi in poche settimane, garantendo alle aziende una soluzione immediata e facilmente a portata di mano per affrontare l’aumento dei costi energetici. L’energia solare è intrinsecamente sostenibile e può essere integrata direttamente con gli impianti esistenti, offrendo risparmi a lungo termine e contribuendo a una migliore gestione ambientale.
Autoconsumo con impianti fotovoltaico, scelta più logica?
Pertanto l’autoconsumo energetico, attraverso impianti fotovoltaici dedicati, è diventato una scelta logica per molte aziende italiane che, generando energia verde direttamente sul sito aziendale, riducono la dipendenza dalle forniture esterne e i relativi costi, con un risparmio certo sulle bollette.
Sono diversi gli operatori che propongono anche in Italia contratti PPA (Power Purchase Agreement). Questi contratti di acquisto di energia da fonti rinnovabili hanno una durata di 10-15 anni, a prezzo fisso, e prevedono quasi sempre che l’azienda acquirente metta a disposizione la superficie per l’installazione dell’impianto, solitamente il tetto, che però nel caso delle imprese energivore non sempre ha una dimensione tale da produrre a sufficienza per soddisfare i consumi.
Restare competitivi sul mercato globale
Netonpower, nata in Spagna e adesso attiva anche in Italia, propone un modello innovativo per andare incontro proprio a questo tipo di imprese, perché sfrutta terreni di grandi dimensioni che acquista direttamente e sui quali installa gli impianti che vengono collegati direttamente alle aziende. In questo modo è in grado di realizzare impianti di grande capacità, che possono rifornire interi distretti industriali e garantire un risparmio immediato e certo nel tempo.
L’autoconsumo energetico consente alle aziende di pianificare in modo affidabile il proprio budget energetico, mitigando il rischio legato alla volatilità dei prezzi dell’energia e degli oneri associati. A oggi è l’unica strada da percorrere per restare competitivi sul mercato globale.
*Piattaforma di autoconsumo industriale per l’Europa di 547 Energy e Quantum Energy Partners