categoria: Res Publica
Donne e impresa: la strada è in salita. Servono politiche adeguate
“Preoccupa il fatto che solo il 16% delle startup e PMI innovative nel settore ICT è fondata da under-35, mentre le imprese guidate da donne rappresentano solo l’11,9%”.
Questo quanto ha scritto Unioncamere in un comunicato congiunto con Anitec-Assinform, l’Associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende dell’ICT e InfoCamere, la società delle Camere di Commercio italiane per l’innovazione digitale, nel presentare la V edizione del report di monitoraggio dei trend demografici delle startup e PMI innovative del settore ICT. Il rapporto offre una panoramica approfondita sulle imprese ICT innovative, a oltre dieci anni dall’introduzione delle politiche a loro dedicate (D.L. 179/2012), con dati aggiornati al 24 aprile 2023 per il numero di startup e PMI innovative ICT e al quarto trimestre 2022 per il numero di addetti.
Donne e startup innovative, il gap resta ampio
A sottolineare la gravità del momento Marco Gay, Presidente di Anitec-Assinform che ha dichiarato: “La crescita delle startup e PMI innovative nel settore ICT continua a rappresentare un indicatore importante dell’innovazione tecnologica e del dinamismo del settore. Un dato da sottolineare è la piccola percentuale di queste nuove realtà fondate da persone under-35 o guidata da donne. Eppure, sono giovani e donne quelle che più di altri oggi devono aumentare la loro partecipazione al mondo del lavoro e dell’innovazione, per aumentare produttività e qualità del nostro sistema imprenditoriale”.
Il percorso è in salita ma è fondamentale continuare a creare le condizioni per far crescere le imprese femminili e incrementare la crescita delle donne in azienda.
I dati Istat presentati nel Rapporto Annuale presentato il 7 luglio ci da spaccati interessanti.
“Il tasso di attività della popolazione tra 15 e 64 anni nel periodo 1993-2022- spiega l’Istat- è cresciuto di circa 6 punti percentuali (al 65,6 per cento), esclusivamente per l’aumento della partecipazione femminile, aumentata in misura quasi doppia (al 56,5 per cento), mentre il tasso di attività maschile è rimasto sostanzialmente invariato (nel 2022, pari al 74,7 per cento)”.
Donne e imprenditoria, la situazione fotografata dall’Istat
Secondo l’Istat “le imprese a conduzione femminile attive nel 2020 sono un milione e 200mila (27,6 per cento del totale), quelle paritarie rappresentano una componente residuale (2,4 per cento).
Le imprese a conduzione femminile si caratterizzano per una prevalenza di aziende individuali (64,1 per cento a fronte del 58,8 di quelle maschili), un minor numero medio di addetti (il 2,9 per cento ha 10 o più addetti, contro il 5,1 di quelle maschili) e per un’età di impresa più bassa.
Le imprese a conduzione femminile operano per lo più nel settore dei servizi (68,9 a fronte del 51,1 per cento delle imprese maschili), caratterizzandosi per una più elevata incidenza nel settore Sanità e assistenza sociale (12,4 e 5,5 per cento), nelle professioni scientifiche e tecniche (20,1 e 17,2 per cento) e nei Servizi di alloggio e ristorazione (9,2 e 6,4 per cento)”.
Donne e mercato del lavoro, quadro preoccupante
Un lavoro importante per affrontare i problemi che rallentano la nascita e lo sviluppo delle imprese guidate da donne lo sta facendo il Comitato Impresa Donna al Ministero delle Imprese e al Made in Italy guidato da Valentina Picca Bianchi.
“In Italia- spiega Picca Bianchi- una donna su 3 non lavora, il 37% delle donne non ha un conto corrente e il 60% del lavoro di cura è a carico delle donne”.
Dati che disegnano un quadro preoccupante del rapporto tra donne e mercato del lavoro nel nostro Paese.
Abbiamo un tasso di occupazione femminile tra i più bassi rispetto al resto dell’UE, con un dato negativo che si fa più marcato nel Mezzogiorno.
In questo quadro allarmante, è doveroso però sottolineare come la vocazione e l’attività imprenditoriale rappresentino una via fondamentale per la partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
Ma Italia prima in Ue per imprenditrici e lavoratrici autonome
L’Italia, infatti, ricopre il primo posto tra i Paesi Ue per numero di imprenditrici e lavoratrici autonome.
Una delle sfide principali, oggi urgenza, è trovare un equilibrio tra le responsabilità familiari e professionali: sempre più donne in Italia dimostrano il coraggio e la determinazione di conciliare carriera imprenditoriale e ruolo di madre.
Una tendenza che interpreto come evidente segnale di progresso e riflesso della crescente #consapevolezza del talento e della visione distintiva che le donne hanno del fare impresa.
Finanza e politiche di accesso al credito inclusive
È fondamentale, però, che il sistema finanziario italiano sviluppi e promuova politiche di prestito e accesso al credito più inclusive e che possano permettere di far esprimere capacità e realizzare le ambizioni imprenditoriali con l’obiettivo del raggiungimento di una piena inclusione sociale.
È urgente costruire e promuovere reali politiche di armonizzazione famiglia-lavoro che includano una maggiore flessibilità lavorativa, accesso a servizi di assistenza all’infanzia di qualità e promozione di un ambiente di lavoro inclusivo per le donne.
Solo creando un contesto favorevole, le donne potranno conciliare con successo la maternità e l’imprenditoria.
Credo che supportare e incoraggiare la maternità nell’ambito imprenditoriale significhi abbracciare l’empowerment femminile e promuovere un futuro di uguaglianza di genere, più etico e sostenibile e proficuo per l’intera comunità”.