categoria: Draghi e gnomi
Riforma dell’Unione doganale: in che direzione stiamo andando
Post di Lucia Iannuzzi e Paolo Massari, international trade & customs advisor e co-fondatori delle società di consulenza doganale C-Trade e Overy
“È giunto il momento di portare l’unione doganale a un livello più alto, dotandola di un quadro giuridico più solido, che ci consentirà di proteggere meglio i nostri cittadini e il nostro mercato unico. Proporrò un pacchetto coraggioso, per un approccio europeo integrato, al fine di rafforzare la gestione del rischio doganale e sostenere controlli efficaci da parte degli Stati membri”, così Ursula Von der Leyen nelle Linee guida politiche della Commissione europea 2019-2024.
Una voce, la sua, che si è unita al coro di altri attori che ha chiamato una riforma dell’unione doganale e del codice che la regolamenta.
Il percorso che ha portato alla rivoluzione
Già il documento esplicativo del programma “Dogana 2040” raccomanda di affrontare la sfida della governance dell’unione doganale dando la preferenza a una struttura comune e centrale per parlare con una sola voce, sfruttare i progressi tecnologici e utilizzare nel modo più efficace i dati delle dogane.
Si aggiunge, poi, la relazione indipendente del Wise Person Group (il gruppo dei saggi, nda) sulle sfide cui deve far fronte l’unione doganale della UE, la quale conclude che permangono gravi divergenze tra le autorità doganali nazionali nell’applicazione delle norme e delle procedure, che oggi il livello di protezione dei cittadini e degli Stati membri dipende dal luogo in cui le merci sono controllate e che le imprese fraudolente e negligenti godono di un significativo vantaggio a basso rischio rispetto alle imprese e agli individui onesti e affidabili.
Il parere della Corte dei Conti
Anche la Corte dei Conti europea si è dimostrata dello stesso avviso.
Nelle sue relazioni speciali di osservazione del costume doganale unionale, pubblicate a partire dal 2017 (l’ultima, la n. 13/2023 “AEO – Solid customs programme with untapped potential and uneven implementation”), ha rilevato tre importanti incongruenze:
– innanzitutto, un’armonizzazione insufficiente nei controlli doganali che ostacola gli interessi finanziari dell’Unione europea, per cui ha raccomandato alla Commissione di migliorare l’applicazione uniforme dei controlli doganali e di sviluppare e attuare una capacità di analisi e coordinamento a pieno titolo a livello centralizzato europeo;
– poi, che i ritardi nello sviluppo delle tecnologie informatiche doganali, presupposto indefettibile per la completa applicazione della normativa codicistica, sono dovuti alla modifica dell’ambito del progetto, alle risorse insufficienti assegnate dalle autorità unionali e dagli Stati membri e al lungo processo decisionale dovuto alla struttura di governance a più livelli;
– e, da ultimo, che il programma AEO dell’UE facilita, sì, il commercio legittimo, migliora la sicurezza della catena di approvvigionamento e la protezione degli interessi finanziari della UE, ma che la gestione, il quadro normativo e l’attuazione, compresi i vantaggi riconosciuti, richiedono modifiche e miglioramenti.
La riforma è una decisione strategica a lungo termine
Alla luce di questi mòniti, e preso atto della transizione verde e digitale, che richiedono anche all’autorità doganale di adeguarsi per rispettare standard ambientali, di sicurezza, sociali e digitali, l’Unione doganale non ha potuto far altro che riformare sé stessa. Il commercio elettronico, che negli ultimi anni ha avuto una diffusione esponenziale ed ha esposto le dogane a spostamenti di merci di basso valore di portata notevolmente aumentata, ha indubbiamente modificato gli assetti del commercio internazionale. Merce di basso valore che non prevede il pagamento di dazi e facilita frode e evasione, non solo crea enormi danni economici alle casse europee, ma fa circolare merce non sicura e causa un grosso danno di credibilità alle autorità doganali.
La riforma presentata lo scorso 17 maggio in Commissione europea risponde a tutte queste esigenze: rafforza la capacità delle dogane di vigilanza e controllo delle operazioni e rappresenta una decisione strategica a lungo termine, volta ad adattarsi in modo flessibile ai cambiamenti nelle catene di approvvigionamento, a difendere meglio gli interessi finanziari della UE e dei suoi Stati membri, nonché la sicurezza, l’incolumità e gli interessi pubblici unionali, attraverso quella centralizzazione della gestione del rischio e della disponibilità dei dati prefigurata da tutti gli osservatori istituzionali. In che modo?
Le principali aree di intervento della riforma
Riassumiamo solo brevemente le principali aree di intervento:
1. Tassazione agevolata per la merce e-commerce
La riforma prevede l’applicazione di una tariffa doganale agevolata con percentuale di dazio certo per macro-cluster merceologici. Questo sistema dovrebbe incrementare le entrate unionali di oltre 1 miliardo di euro all’anno. Le piattaforme saranno responsabili di garantire che i dazi doganali e l’IVA siano pagati all’acquisto, quindi i consumatori non saranno più colpiti da costi nascosti o scartoffie impreviste all’arrivo del pacco.
2. Il data hub e l’autorità centrale
La riforma istituisce una nuova autorità doganale dell’UE che supervisionerà un hub di dati doganali unionale che fungerà da motore del nuovo sistema di sdoganamento. Nel tempo, il Data Hub sostituirà l’infrastruttura informatica doganale esistente negli Stati membri dell’UE, portando ad un risparmio fino a 2 miliardi di euro all’anno in costi operativi. Questa tecnologia raccoglierà i dati forniti dalle imprese e, tramite l’apprendimento automatico, l’intelligenza artificiale e l’intervento umano, fornirà alle autorità una panoramica a 360 gradi delle catene di approvvigionamento e della circolazione delle merci.
3. Il sistema trust and check per le aziende più affidabili
Premiare le aziende più affidabili (“Trust and Check“) le quali saranno in grado di immettere le loro merci in circolazione nell’UE senza alcun intervento doganale attivo. La categoria Trust & Check rafforza il programma Operatori Economici Autorizzati (AEO) e rafforzerà lo sdoganamento centralizzato unionale.
Rischi e speranze per il futuro della riforma
Siamo di fronte a una rivoluzione culturale ancora al vaglio del Parlamento europeo, del Consiglio dell’Unione europea e al Comitato economico e sociale europeo che necessita di tempo e dedizione ma che, considerate le inevitabili scadenze a medio-lungo termine, dal 2028 al 2038, rischia, dopo una breve celebrità, di cadere nell’oblio comunicativo. Inoltre, la riforma deve essere coordinata con le prossime cruciali tempistiche di completa applicazione del Codice doganale, in assenza delle quali parte dei buoni propositi della Commissione si dissolveranno come nebbia al primo sole.
LEGGI ANCHE / Importazioni, i nuovi benefici (e le responsabilità) per le aziende