categoria: Draghi e gnomi
Intelligenza artificiale generativa e plagio, basterà una legge europea?
Post di Roberta Mollica, Partner di LawaL Legal & Tax Advisory –
Nel 2021, la Commissione Europea aveva presentato la prima proposta di Regolamento sull’intelligenza artificiale (IA) avente ben 85 articoli disciplinanti la materia. Nonostante tale straordinario traguardo, nelle more dell’iter legislativo, sono emerse nuove modalità di utilizzo dell’IA non previste nella suddetta proposta di legge: si pensi ad esempio a ChatGPT. Pertanto, l’iter legislativo ha subito un blocco. Dopo circa due anni, il Parlamento si è finalmente riunito per discutere sugli emendamenti alla proposta di legge.
I chatbot e il plagio
La novità emersa all’esito dell’incontro dello scorso 27 aprile consiste nel compromesso raggiunto sul materiale protetto dal diritto d’autore. In base al testo finora abbozzato, le aziende sviluppatrici di software di intelligenza artificiale generativa come OpenAI (sviluppatrice di ChatGPT) dovranno dichiarare se e quale materiale coperto da diritto d’autore sia stato usato per il training degli algoritmi.
Bozza di legge, Europarlamento al voto
L’11 maggio ci sarà la votazione del Parlamento in merito alla bozza di legge e a metà giugno è prevista la votazione plenaria. Il Parlamento europeo ha accettato di portare la bozza al trilogo (Commissione, Parlamento e Consiglio) dove auspicabilmente verranno definiti i dettagli del disegno di legge.
Nelle more di un intervento legislativo ufficiale, lo sfruttamento e l’uso dell’IA generativa prosegue senza sosta e ciò, se da una parte è fonte di innovazione e progresso, dall’altra, è causa di numerose azioni legali per violazioni del diritto d’autore. Tali azioni sono la conseguenza non solo dell’utilizzo di massa dell’IA generativa in modo non appropriato ma anche della presenza di software in grado di individuare, mediante procedure di screening, produzioni lesive del diritto d’autore.
I nuovi software e il diritto d’autore
Tali software sono in grado di verificare automaticamente le parti dell’opera non originali e di indicarne la percentuale di plagio. Per far ciò, il sistema tecnologico utilizza un database di informazioni e le confronta con l’elaborato realizzato, in modo tale da individuare, in poco tempo, la presenza di contenuti o opere lesive del diritto d’autore. In questo modo, l’individuazione di un plagio diventa pressoché immediato e alla portata di tutti.
Pertanto, per evitare di subire azioni legali, il soggetto interessato ben potrebbe sfruttare tale tecnologia per verificare, prima che la propria opera venga pubblicata, se e in che termini possa essere ritenuta lesiva di un diritto altrui.
Contestazioni per plagio in aumento
È bene però mettere in luce che tale procedura preventiva, seppur particolarmente innovativa e tutelante, non è ancora sfruttata dai più, ed anzi, si riscontra tra i fruitori di Internet, un atteggiamento poco scrupoloso, indice di una non sufficiente comprensione delle conseguenze derivanti dai propri comportamenti nel mondo del web.
Al contrario, tali software vengono sempre più utilizzati dai titolari di diritti d’autore per rintracciare gli utilizzi non autorizzati delle proprie opere sul web e quindi chiederne la rimozione oltre che il risarcimento del danno.
Proprio in ragione del sempre maggior numero di contestazioni in grado di far aumentare il contenzioso in materia di diritto d’autore, si auspica un intervento legislativo imminente che sia in grado non solo di definire in modo chiaro e univoco le modalità di utilizzo dell’IA generativa e le conseguenze sanzionatorie derivanti dalla loro violazione ma anche di proporre un modello di controllo preventivo finalizzato a ridurre al minimo la violazione del diritto d’autore.