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Ubs che compra Credit Suisse controvoglia: il valore delle regole in finanza
È abbastanza intuitivo che il sistema finanziario, come qualunque altro sistema sociale o politico, abbia bisogno di regole certe e di autorità che le facciano rispettare.
In finanza queste regole servono almeno per due motivi:
1 – per evitare che i mercati finanziari diventino una giungla dove ognuno fa quello che vuole e il più forte fa soccombere il più debole con armi improprie e comportamenti scorretti;
2 – per mantenere funzionante il gioco dei mercati che si basa prevalentemente sulla fiducia, la quale va preservata ad ogni costo.
Anche a costo di violare le regole che le autorità hanno imposto e, normalmente, fanno rispettare? Sembrerebbe di sì. Ecco la storia.
Un’acquisizione straordinaria a dispetto delle regole
In Svizzera nel marzo 2023 il Governo e la Banca Centrale hanno costretto la banca UBS a comprare la banca Credit Suisse. Le due banche per decenni si sono guardate dai due lati di Paradeplaz a Zurigo, ma dopo il marzo 2023 l’amministratore delegato di UBS, Sergio Ermotti, potrà attraversare la piazza ed entrare nel palazzo di fronte da padrone.
Ora, che due banche si fondano o che una banca acquisisca un’altra non è cosa straordinaria. Ma è straordinaria la acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS almeno per due motivi:
1 – l’acquisizione è stata completata in pochi giorni senza passare attraverso l’assemblea degli azionisti come vorrebbero le regole;
2 – gli obbligazionisti AT1(additional tier 1) di Credit Suisse sono stati spazzati via perdendo tutto il capitale pur avendo, in teoria o secondo una diffusa percezione, precedenza rispetto agli azionisti, secondo le regole generali dei bond (ma i bond AT1 non sono bond normali! Sono più di simili alle azioni che ai bond!).
Gli azionisti hanno mantenuto un po’ di valore perché le loro azioni si sono trasformate in azioni UBS con il rapporto di 1/28, e i possessori di AT1 che credevano di avere in mano un bond si sono accorti di avere in mano in realtà qualcosa che è molto simile alle azioni. D’altra parte AT1 significa additional Tier 1, cioè capitale di rischio addizionale. Sembra chiaro ma forse molti investitori non hanno letto bene? Il tutto è avvenuto nell’arco di pochi giorni o addirittura di poche ore come ricostruito dal Financial Times. Le autorità bancarie europee non hanno apprezzato.
Più che un’offerta un ultimatum
Sabato 18 marzo 2023 UBS, costretta dal governo svizzero, ha fatto un’offerta ultimatum a Credit Suisse: comprarla tutta per un miliardo. Quelli di Credit Suisse si sono sentiti umiliati e sbalorditi da una cifra così bassa: è comprensibile se si pensa che nel 2022 Credit Suisse aveva chiuso l’esercizio con 531miliardi (CHF) di asset e 486 miliardi di liabilities, e quindi 45 miliardi di capitale degli azionisti. Ma poi è arrivata una telefonata delle autorità (banca centrale e ministero finanze) a Credit Suisse: “Ehi! O accettate l’offerta di UBS o vi rimuoviamo dal cda”. Nel frattempo UBS si sforza e controvoglia aumenta l’offerta a 2 miliardi per poi arrivare domenica sera, vicinissima alla scadenza imposta dal governo, a 3,25 miliardi .
Le regole valgono solo finché conviene
Nella conferenza stampa di annuncio il ministro delle finanze dice che questo non è un bail out (salvataggio) ma un accordo commerciale. Anche se sfida il ridicolo non poteva dire diversamente: una grande banca non è fallita, i clienti non hanno perso il denaro, i contribuenti non hanno messo un franco (svizzero), il sistema finanziario svizzero e anche globale non ha subito un colpo che poteva essere letale. Per questo le regole devono valere finché conviene e se non conviene devono essere disattese (tribunali permettendo) perché l’alternativa è peggio.
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