categoria: Vicolo corto
Le aziende puntano sul digitale: ma quanto inquina?
Digital first, business digitale, digital by default, agenda digitale e trasformazione digitale sono, a ragione, le parole chiave di oggi: ma quanto inquina il digitale? Focalizzandoci sulla rete, secondo il Global Carbon Project, il progetto di ricerca globale sulla sostenibilità promosso dal network internazionale di scienziati Future Earth, se il web fosse una nazione, sarebbe la terza per consumo di energia elettrica e la quarta per inquinamento dopo Cina, Usa e India.
INSOSTENIBILITÀ DIGITALE: 3,7% EMISSIONI CO2 VS 2% TRAFFICO AEREO
Il business digitale è energivoro, per certi aspetti insostenibile: «I data server rappresentano l’1 per cento della domanda globale di energia elettrica – spiega a Econopoly Fabio Mecarone, responsabile dell’Osservatorio Karma Metrix –. Un solo server può produrre all’anno una media di 1-5 tonnellate di CO2. Volendo fare un paragone, il digitale contribuisce alle emissioni mondiali di anidride carbonica mediamente per una quota del 3,7% del totale contro il 2 per cento del traffico aereo.
Internet causa emissioni di CO2, sia per modalità poco efficienti con cui vengono realizzati i siti web, sia per i combustibili fossili utilizzati per produrre energia». Quest’ultima è utilizzata prevalentemente per alimentare le macchine server e le infrastrutture di rete, i sistemi di raffreddamento dei data center e i dispositivi finali utilizzati dagli utenti.
SITUAZIONE SEMPRE PIÙ CRITICA NEL MONDO: +70% INVESTIMENTI IT CLOUD
La situazione relativa all’investimento in infrastrutture cloud è destinata a diventare sempre più critica. Il sito tedesco Statista segnala che dal 2014 al 2020 l’investimento a livello mondiale è raddoppiato, passando dal 28 per cento del totale della spesa IT al 56 per cento nel 2020. Entro il 2024 questa cifra, nel settore pubblico e privato, raggiungerà il 70 per cento.
Questa tendenza è preoccupante perché, come riportato dal rapporto intitolato Renewable Energy del gruppo Energy&Strategy del Politecnico di Milano, datato al 2022 e presentato dal co-direttore Davide Chiaroni, anche in Europa i mix energetici vedono una forte presenza di carbone, soprattutto in Germania.
Tirando le somme, chiarisce Mecarone, «nel 2021 sono state emesse nel mondo 51 miliardi di tonnellate di CO2: per compensarle bisognerebbe piantare 2.400 miliardi di alberi, ossia una superficie di 42,5 milioni di chilometri quadrati pari a 2,5 volte la Russia».
INQUINAMENTO DA CO2, TEMA VECCHIO DI 111 ANNI FA
L’allarme sull’inquinamento da CO2 precede l’arrivo del digitale. Nel numero di marzo 1912 il magazine americano Popular Mechanics denunciò gli effetti dell’aumento di anidride carbonica sulle temperature dell’aria che respiriamo: Francis Molena, in particolare, rifletté sulle conseguenze dell’utilizzo di combustibili fossili per il clima. Allora l’allarme era per quanto successe nel 1911 con temperature in crescita nel mondo e cicloni devastanti: «La temperatura di ogni mese negli Stati Uniti è stata al di sopra della media degli ultimi 40 anni, con incremento dai quattro a sei gradi», scriveva il giornalista.
«Non vale la scusa del “lo scopriamo oggi” per aspettare ancora ad agire», commenta Mecarone, ricordando le parole pronunciate dal segretario generale dell’Onu António Manuel de Oliveira Guterres lo scorso 2 giugno 2022: «Sappiamo cosa fare. E, sempre più, abbiamo gli strumenti per farlo. Ma ci mancano ancora leadership e cooperazione. Quindi, mi rivolgo ai leader di tutti i settori: portateci fuori da questo disastro», disse all’incontro internazionale Stockholm+50.
CONSUMATORI ITALIANI ATTENTI ALLA SOSTENIBILITÀ
Se l’allarme relativo all’inquinamento non è nuovo, la novità consiste nel fatto che gli italiani sono diventati degli eco-navigatori, sensibili ai temi della sostenibilità. Secondo il primo rapporto dell’Osservatorio di Karma Metrix dal titolo Sostenibilità: cosa cercano gli utenti su Google, nel 2022 abbiamo fatto su Google sei milioni di ricerche al mese in Italia concentrandoci su 350 mila termini:
– Greta Thunberg è tra le 800 parole che generano il 72% di traffico
– Ferrarelle Società Benefit, Zara, Ferrari, Brunello Cucinelli e Nike i brand più seguiti
– 3,2 milioni di ricerche sui monopattini, le biciclette e le auto innovative
– “crescita” e “sviluppo” sono le tematiche di maggiore interesse
– “turismo sostenibile” risulta essere tra le ricerche più fatte nell’ambito del lifestyle
«Gli italiani stanno diventando sempre più consapevoli dell’importanza della sostenibilità», prosegue Mecarone. Anche il business digitale (ivi comprese l’agenda digitale e trasformazione digitale) deve tenerne conto. Perché, come abbiamo visto, contribuisce a inquinare.