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Come investire in ETF e come evitare gli eccessi di creatività
Tra gli investimenti più diffusi (e redditizi) che hanno iniziato a spopolare negli ultimi anni ci sono senza dubbio gli ETF, spesso indicati come il primo mattoncino per costruire una solida pianificazione finanziaria. Passare dalle parole ai fatti però è sempre la parte più complicata. Il primo passo per investire in ETF è aprire un conto corrente a cui associare un deposito titoli, ossia un contenitore in cui andranno a confluire gli ETF inseriti. Vediamo perché possono essere utili nel proprio portafoglio e come evitare alcuni errori.
ETF: cosa sono e come funzionano
Per prima cosa partiamo dalla definizione, l’acronimo ETF sta per Exchange Traded Funds e indica una particolare tipologia di fondi di investimento che presenta caratteristiche peculiari rispetto ai più noti fondi comuni. Il primo elemento di originalità consiste nella gestione “passiva”. L’obiettivo del gestore di ETF è infatti quello di replicare un determinato indice di riferimento (il benchmark), occupandosi di aggiustare i titoli presenti nell’ETF per mantenerne il prezzo allineato. Un’altra peculiarità di questi strumenti è la quotazione in borsa: gli ETF possono infatti essere comprati e venduti sui mercati regolamentati esattamente come le azioni.
Investire in ETF: pro e contro
Investire in ETF comporta numerosi vantaggi per gli investitori. In primis, la gestione passiva permette una sensibile riduzione dei costi di gestione rispetto ad altri strumenti. Si tratta inoltre di uno strumento decisamente accessibile: gli importi minimi di ingresso sono molto contenuti e adatti anche a chi ha disponibilità modeste.
Il terzo vantaggio è la diversificazione: investire in un paniere ampio e diversificato di titoli riduce drasticamente il rischio specifico dell’investimento (lo stesso vale per i fondi comuni), ossia “quella parte di rischio che può essere eliminata attraverso la diversificazione”.
Anche gli ETF però possono presentare qualche svantaggio. Ogni volta che si acquistano quote di un ETF si paga una commissione all’intermediario scelto (anche in caso di reinvestimento dei profitti nel fondo stesso) e, se si ha un obiettivo di breve termine, l’impatto può essere relativamente alto.
Inoltre, la gestione passiva pone un limite all’effettiva redditività dell’investimento: in nessun caso un ETF può sovraperformare il benchmark. Non è necessariamente un grosso svantaggio, ma è chiaro che se si sceglie un settore o mercato molto specifico (e ci arriviamo nel paragrafo successivo) e l’indice di riferimento scende per un periodo di tempo prolungato, non c’è alcuna speranza che il gestore possa battere il mercato.
Come evitare errori da principiante con gli ETF
Se volessimo individuare un target di investitori, potremmo affermare che gli ETF strizzano l’occhio ai millennial. Non è un caso che, secondo una recente ricerca condotta da Investing.com, l’81% dei millennial si dichiara soddisfatto e afferma che questi fondi ne hanno migliorato il rendimento del portafoglio, mentre il 67% ne apprezza i vantaggi della diversificazione.
I millennial, però, commettono spesso errori strategici importanti, che sono attribuibili principalmente a due vizi: l’eccesso di confidenza e l’eccesso di creatività.
Nel primo caso si tratta a tutti gli effetti di un diffusissimo bias di finanza comportamentale (l’overconfidence), che porta gli investitori a sopravvalutare le proprie competenze finanziarie. Il fatto che investire in ETF sia semplice da un punto di vista operativo si rivela un’arma a doppio taglio, perché senza la giusta conoscenza della materia si finisce per scegliere strumenti inefficienti e non coerenti con i propri obiettivi (d’altronde, se potessimo scegliere medicinali senza prescrizione del medico, saremmo capaci di sceglierli autonomamente?).
Lavorare sull’eccesso di creatività
Per quanto riguarda invece l’eccesso di creatività, i millennial rappresentano una fascia di popolazione lanciata nella carriera professionale e, forse per questo motivo, più avventata e creativa. Purtroppo (o per fortuna) gli ETF premiano strategie semplici e, se possibile, generiche: evitare la complessità (tradotto: non sbizzarrirsi nella ricerca dell’ETF più trendy o nei settore più specifici) è dunque la principale arma per costruire un portafoglio di ETF e qual è storicamente la strategia meno complessa e più redditizia nel lungo termine? Il semplice e noioso mercato azionario globale.
Come spiega Francesco Casarella, responsabile per l’Italia di Investing.com: “Investire non è un gioco da ragazzi e non ci si improvvisa investitori, soprattutto se non si ha un’infarinatura di educazione finanziaria o qualche conoscenza e principio di base. Eppure, si tratta di operazioni che tutti possiamo portare avanti, con la giusta dose di competenze fondamentali. Vi sono delle strategie per cominciare dal basso con un rischio molto limitato. Si tratta, appunto, degli ETF, che offrono una grande semplicità di gestione, costi pressoché inesistenti e la possibilità di accedere a strumenti globali senza però investire cifre elevate.”