categoria: Sistema solare
Un anno di guerra e sanzioni. Italia economia tra le più colpite
È trascorso un anno dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. È tempo quindi di un primo bilancio circa le conseguenze che l’invasione russa ha causato nelle relazioni bilaterali con l’Unione Europea e, in particolare con l’Italia. Precisiamo fin da subito che la crisi russo-ucraina affonda le radici nel 2014, all’indomani della rivoluzione arancione e della rimozione del leader filorusso Viktor Janukovyč, con conseguente annessione della Crimea da parte della Russia e inizio degli scontri nel Donbass.
Da allora le relazioni diplomatiche tra UE e Russia si sono prima surriscaldate, portando al pacchetto di sanzioni UE (Reg. UE n. 833/2014, Reg. UE n. 269/2014) e contro-sanzioni Russe, e poi pressoché interrotte. Attualmente, il sistema di sanzioni UE ha assunto dimensioni notevoli e complesse. Sono nove i pacchetti di sanzioni progressivamente emanati dalle autorità dell’Unione europea (a partire dal Reg. UE n. 259/2022 e i contestuali Regolamenti di esecuzione nn. 260-261 del 2022, i Regolamenti del Consiglio nn. 262-263 del 2022 e, a cascata, le Decisioni nn. 264-267 in ambito UE, Consiglio e PESC, misure di volta in volta emendate e riviste).
La sanzioni sul versante finanziario…
Vanno a colpire gli istituti bancari e finanziari russi limitando l’accesso ai mercati primari e secondari dei capitali UE – incluso il congelamento di beni di un numero crescente di esponenti dell’élite politica, imprenditoriale e militare russa, che al momento interessa oltre milleduecento persone e più di cento imprese – a cui si aggiunge il divieto di effettuare operazioni con le Banche centrali russa e bielorussa, il blocco dell’accesso a SWIFT per alcune banche di questi Paesi, il divieto di fornire banconote in euro alla Russia e alla Bielorussia, il divieto di finanziamenti o investimenti pubblici in Russia, il divieto di nuovi investimenti nel settore dell’energia nonché di investire in progetti cofinanziati dal Fondo russo per gli investimenti diretti.
E su quello commerciale
Accanto alle misure finanziarie, molto pesanti sono pure quelle relative ai divieti di scambi commerciali con la Russia e i territori annessi in materia di armi e prodotti a duplice uso, ovvero merci atte ad essere utilizzate sia in campo civile che in quello militare, il divieto di importazione dalla Russia di prodotti siderurgici, legno, cemento, oro, prodotti ittici e liquori, nonché il divieto di esportazione di tecnologia o di beni atti a incrementare le capacità industriali russe, il divieto di esportare prodotti del settore della navigazione marittima e beni di lusso (divieto che colpisce in particolar modo l’Italia), nonché il divieto di accesso ai porti dell’Unione europea.
La contro sanzioni di Mosca contro l’Ue
Dal canto suo, la Russia ha risposto con un sistema di contro-sanzioni a danno dell’economia europea. Fin dal 2014 ha infatti provato a restituire il colpo emanando il Decreto attuativo Sui provvedimenti di attuazione del Decreto del Presidente della Federazione Russa del 6 agosto 2014 n. 560 (1), con il quale è stata formalizzata l’introduzione del divieto di importare i Russia determinati prodotti agricoli, materie prime e prodotti alimentari, tra i quali figurano carni bovine e suine, pollame, pesce, formaggi e latticini, frutta e verdura prodotte negli USA, nei paesi dell’Unione Europea, in Canada, Australia e Norvegia.
Il governo russo ha introdotto specifiche contromisure volte a limitare le attività economiche e i movimenti di capitali e valuta, richiedendo altresì modifiche dei termini contrattuali di pagamento nel settore energetico e la legalizzazione del c.d. import parallelo.
Le sanzioni e le misure della Banca centrale russa
La Banca centrale russa ha invece sostenuto il credito all’economia reale e, indirettamente, la tenuta del prodotto interno lordo, mediante misure di natura macroeconomica in favore sia delle esposizioni in valuta estera delle imprese russe sia delle esposizioni debitorie di consumatori e famiglie in rubli e in valuta estera, il rinvio della introduzione di nuovi requisiti a fronte di prestiti non collateralizzati, la riduzione dei risk weights per il nuovo credito erogato alle grandi imprese o per l’acquisizione da parte di residenti in Russia di attività dismesse da investitori esteri. La banca centrale è intervenuta anche per limitare l’impatto della crisi sulla qualità degli attivi delle banche (2)
Il peso delle sanzioni nelle relazioni economiche bilaterali
A livello economico, il sistema di sanzioni e contro-sanzioni ha lasciato il segno nelle relazioni economiche bilaterali. Dopo una prima fase in cui, a causa dell’inflazione relativa ai prodotti energetici e delle materie prime e correlato vincolo di breve periodo dal lato della domanda europea per questi prodotti, l’interscambio UE-Russia è addirittura incrementato, fino a raggiungere nel marzo 2022 un paradossale picco di deficit commerciale in favore russo di oltre 18 miliardi di euro.
Tuttavia, con il passare dei mesi, l’interscambio si è via via ridotto man mano che i Paesi dell’UE, tra cui l’Italia, sono riusciti a importare prodotti energetici e materie prime da Paesi diversi dalla Russia. Il deficit commerciale UE-Russia si è così attestato a circa 10 miliardi di euro già nel settembre 2022. Di conseguenza, se nella prima fase la Russia ha reagito bene alle sanzioni UE causando ai principali Paesi europei più danni economici di quanti ne abbia sopportati, nel medio periodo potrebbe pagare le conseguenze di vedersi ostruito un mercato di sbocco così importante per i suoi prodotti energetici – per tacere delle conseguenze geopolitiche di vedere Paesi come l’Italia sottrarsi dalla dipendenza energetica russa.
Import/Export, un drastico calo del valore
In generale, nel 2022 sia le esportazioni che le importazioni sono diminuite rispetto ai livelli precedenti all’invasione della Russia. La quota della Russia nelle esportazioni extra-UE è passata dal 4% nel febbraio 2022 all’1,8% nel settembre 2022. Nel medesimo periodo le importazioni dalla Russia sono scese dal 9,5% al 5,3%. Tuttavia, nel III trimestre del 2022 la combinazione di calo della domanda, stabilizzazione dei prezzi e sanzioni si è tradotta in un drastico calo del valore delle importazioni dalla Russia su beni come il carbone, il petrolio e il gas naturale (passando, rispettivamente, dal 45% nel 2021 al 13% nel III trimestre 2022, dal 25% nel 2021 al 14% nel III trimestre 2022 e dal 36% nel 2021 al 18% nel III trimestre 2022.)
Gas, il passaggio da una dipendenza all’altra
Per quanto riguarda il gas naturale giova evidenziare che, a fronte della riduzione dell’esposizione verso la Russia da parte dell’UE, nel contempo è quasi raddoppiata quella nei confronti di Stati Uniti e Regno Unito. Il che rappresenta un dato spiacevole per la Russia sia in termini economici che geopolitici. Tuttavia, affinché l’UE esca politicamente rafforzata dal riassetto dei partner commerciali in materia di energia, dovrà evitare di sostituire la dipendenza dal gas naturale russo con quella angloamericana.
È infine peculiare che nello stesso periodo, la quota della Russia nelle importazioni di nichel nell’UE – non interessate da divieti specifici – è leggermente aumentata passando dal 42% nel 2021 al 43% nel III trimestre 2022.
Il crollo dell’interscambio fra Italia e Russia
Per quanto riguarda l’interscambio Italia-Russia, i dati mostrano una flessione dell’export italiano verso la Russia di oltre il 23% dal 2021 al 2022 (3), passando da poco meno di 7 miliardi di euro a 5 miliardi e 355 milioni di euro. Per rendere l’idea dell’impatto commerciale, basti pensare che solo nel 2019 l’Italia esportava in Russia beni per quasi 8 miliardi di euro. Viceversa, per i motivi esposti in precedenza, le importazioni dalla Russia sono aumentate dal 2021 al 2022 (4) di oltre il 62% passando da circa 16 miliardi di euro a circa 26 miliardi di euro. Il saldo netto commerciale si mantiene negativo per l’Italia ed è passato dai 9 miliardi di euro del 2021 agli oltre 20 miliardi di euro del 2022 (5), saldo trainato dal volume e dai prezzi del gas naturale, del petrolio greggio e dei prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio.
L’interscambio in termini assoluti nel 2022 è poco oltre i 30 miliardi di euro, a notevole distanza dal picco registrato nel 2013 quando si attestò a oltre 53 miliardi di euro, dando l’idea del potenziale economico sottostante le relazioni economiche tra i Paesi e il livello di complementarità delle due economie.
Italia, un’economia fra le più colpite
In questa analisi vanno considerate pure le difficoltà della filiera produttivo-logistica scaturite dal dover affrontare in tempi ristretti la ridefinizione degli approvvigionamenti di materie prime e semilavorati critici provenienti dalle zone interessate dal conflitto. Numeri alla mano, l’Italia è tra le economie più pesantemente colpite dal conflitto russo-ucraino e dal corollario di sanzioni e contro-sanzioni attuato da Unione europea e Russia, passando dall’essere il quinto Paese fornitore della Russia al settimo, scalzata da Turchia e Corea del Sud. Viceversa, nel 2022 il nostro Paese è diventato il quinto mercato di riferimento per l’export Russo che è migliorato di due posizioni.
L’opinione pubblica occidentale dà una mano a Putin
Le tensioni internazionali scaturite dal conflitto russo-ucraino interessano non soltanto l’aspetto economico, ma soprattutto politico e diplomatico. Col passare del tempo le divisioni tra i Paesi dell’Unione europea diventano via via più marcate, mentre le perplessità dell’elettorato statunitense rischiano di fiaccare il governo USA nel supporto a medio termine agli ucraini.
Questi sono entrambi aspetti favorevoli per la Russia che, dal canto suo, al momento non mostra evidenti frizioni interne. Il potere è ancora saldo nelle mani di Putin ed è plausibile che soltanto un rovescio militare possa metterlo a repentaglio. Così come sembra ragionevole che lo stallo politico internazionale cesserà nel momento in cui la situazione sul campo sarà più chiaramente definita.
Lo strappo fra Russia e Germania piace agli Stati Uniti
Tuttavia, nemmeno il gigante russo può considerarsi tranquillo. Il trascorrere del tempo sotto un regime sanzionatorio in progressivo inasprimento rischia di avere conseguenze economico-sociali non trascurabili nel medio termine – soprattutto in un regime illiberale – e vanificare la resilienza dimostrata nel breve periodo. Per tacere del rischio di diventare socio di minoranza nell’abbraccio con la Cina e di dover accantonare l’idea di ricucire lo strappo con l’Europa, e soprattutto con la Germania, strappo che soddisfa particolarmente Stati Uniti e Regno Unito ma che va a detrimento degli interessi russi.
Nessun dividendo per l’Italia
Nel mezzo si trova l’Italia che, a fronte delle conseguenze economiche subìte dal conflitto russo-ucraino, al momento non ha riscosso né dividendi diplomatici sul piano internazionale – l’idea di assumere il ruolo di mediatore del conflitto tra le parti è naufragata prima ancora di prendere il largo – né politici a livello UE dove anzi sono riaffiorate divergenze con la Francia.
NOTE
(1) Osservatorio economico. Infomercati esteri. Ambasciata d’Italia – Russia. Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese. Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.
(2) Ibid.
(3)Periodo osservato gennaio-novembre 2021 e gennaio-novembre 2022. Fonte EUROSTAT.
(4) Ibid.
(5) Ibid.
*Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle dell’autore e non impegnano l’Amministrazione di appartenenza.
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