categoria: Vicolo corto
Familiare su richiesta: ecco le qualità essenziali del caregiver
Post di Arianna Brambilla, responsabile HR di UGO –
Tra le nuove professioni emerge quella del familiare su richiesta, facile, veloce e digital con lo scopo di colmare il senso di solitudine e abbandono sociale, non solo di anziani e fragili.
L’Italia è prima in Europa per l’old-age dependency ratio, ovvero il rapporto tra l’ammontare della popolazione di età uguale o superiore ai 65 anni e il numero di persone di età compresa tra i 15 e i 64 anni: 36,4% nel 2020 e in continuo aumento in questi anni. Con queste statistiche emerge che supportare le persone fragili è la strada per mantenere alto il benessere sociale e lo sviluppo intergenerazionale. In questi periodi di emergenza sanitaria la variabile che ha portato anche a questi risultati si può tradurre con: solitudine, siamo sempre più abituati a far da sé, a sentirci soli e abbandonati al destino o intolleranti verso coloro che provano ad aiutarci, a conoscerci meglio. Ma una luce al di là delle tenebre c’è!
Sono diverse ormai le realtà che propongono servizi di affiancamento, supporto e assistenza sanitaria e domestica per la popolazione anziana e fragile. Nasce il supereroe del quotidiano: il caregiver su richiesta, una nuova figura, con il suo mantello invisibile della gentilezza, affidabilità e concretezza quotidiana, capace di essere al posto giusto nel momento giusto, affiancare in maniera equilibrata e risolvere piccoli disagi di percorso come per esempio: “dove parcheggio?”, “come faccio con la carrozzina?”, “e ora il medico avrà capito cosa voglio?”, “ci arriverò a prendere quel prodotto?”. Bastava così poco per ridare il sorriso a tante persone che non vogliono sentirsi semplicemente anziani o faticosamente malati, ma non escluse nel vivere quotidiano?
Al di là della retorica, intraprendere un percorso professionale, ma soprattutto personale, di questo genere significa iniziare a muoversi su tre assi: digitale, professionale e personale.
IL CAREGIVER SU RICHIESTA È DIGITAL
Iter digitali guidano il caregiver dal recruiting all’attivazione, dalla formazione all’aggiornamento, dalla gestione alla rendicontazione dei servizi, in un costante percorso di inclusione e motivazione verso la valorizzazione e l’affrancamento del ruolo del caregiver professionale. Gestire il lavoro tramite una piattaforma o sito web, essere pratico e “smart” nell’uso del cellulare, proattivo nella comunicazione tramite mail, whatsapp o sms rende alto il ritmo e consente ad ogni operatore di essere “sul pezzo” e inserito ed “educato” al contesto attuale, sprint e iperconnesso.
IL CAREGIVER SU RICHIESTA È UN LAVORO DI VALORE
Quello che ci si aspetta da un familiare su richiesta che va al di là di legami parentali è basato su caratteristiche quali:
– empatia e umanità, dati dalla buona propensione all’ascolto e alla comprensione delle situazioni;
– cura e precisione nell’affiancare persone fragili, anticipando movimenti e richieste;
– efficienza e velocità nell’ interiorizzare modalità di lavoro in continuo divenire e al passo con le tecnologie digitali;
– onestà e trasparenza nella relazione con utente, familiari e team interno di lavoro.
IL CAREGIVER SU RICHIESTA SVILUPPA PERSONALITÀ
Chi si affaccia a questo mondo ha già avuto esperienza nell’affiancare, per professione o situazioni personali, utenti fragili e questo li ha resi maggiormente sensibili e pronti ad accogliere momenti di difficoltà o malattia. È importante dotarsi di una cassetta degli attrezzi ben fornita fatti di:
– consapevolezza nel trattare ogni servizio o utente all’interno della sfera professionale;
– autonomia emotiva rispetto a dolore e fragilità;
– autostima e controllo adeguato per poter essere un valido supporto;
– positività nel vedere la realtà con speranza e voglia di vivere;
– capacità di defaticamento, prendersi momenti per rielaborare e riprendersi dalla vicinanza con utenti che richiedono un alto carico di energie.
Innovazione sociale significa anche introdurre il concetto del “self-engagement like a glad taking of responsibility” (impegno personale come serena assunzione di responsabilità). In questo modo ogni caregiver di professione è padrone della propria formazione, del tempo che responsabilmente destina a questo nuovo mestiere, fatto in maniera dinamica e smart. Oltre al “learning by doing” c’è anche uno sviluppo teorico.
Un percorso del genere può essere reso efficace con supporti simili a una Academy, spazi virtuali con finalità di formazione, sviluppo e comunicazione e anche con incontri e condivisione di gruppi, per valorizzare le esperienze e rafforzare il ruolo. Ciascun professionista sceglie quando essere caregiver di lavoro e in che modo esserlo basandosi su aggiornamenti costanti, mettendo la relazione al primo posto in una dimensione che tocca soft skill, propensione all’aiuto e all’ascolto, capacità organizzativa, senso critico e sensibilità.
Con queste nuove professioni si tratta di considerare il mondo un nuovo modo di vivere la socialità, che rende più distante il luogo di lavoro, ma più vicini intenti e pensieri rivolti alla comunità fragile. È tempo di accogliere una nuova visione dei servizi alla persona. Di ampliare quel concetto di globalità che ci pone tutti sullo stesso piano, fidarci e affidarci alle ottimizzazioni della società. O, ancor meglio, dare la mano a chi la rende migliore e abbatte i muri dell’isolamento. Per valorizzare il lavoro che genera benessere alle persone fragili e alle loro famiglie.