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Perché il Mondiale in Qatar è la prova del ruolo geopolitico del calcio
Post di Valerio Mancini, Direttore del Centro di Ricerca della Rome Business School; Alessio Postiglione, Giornalista professionista e Program Director del Master in Corporate Communication Management della Rome Business School; Tommaso Marazzi, Esperto in business dello sport e Assistant Master in Sport & Lifestyle Management alla Rome Business School –
Il mondiale in Qatar è a tutti gli effetti un caso paradigmatico del ruolo del calcio come strumento di soft power e delle competizioni calcistiche globali come strumento per acquisire visibilità.
Il piccolo stato del Golfo, infatti, pur essendo ignoto agli osservatori più distratti, è un Paese molto importante dal punto di vista geopolitico ed economico, che ha utilizzato vari strumenti di soft power, fra i quali il calcio, per scalare le classifiche dello standing internazionale. Oggi, da nuova potenza geopolitica, utilizza il calcio per affermare questo suo nuovo status, in modo non dissimile da come fecero altri Paesi prima; come ad esempio l’Uruguay.
Il Qatar è la prova del ruolo geopolitico del calcio. Grazie ai prossimi Mondiali, ora tutti conoscono un piccolo ma influente Paese, al quale gli USA hanno lasciato l’incombenza di gestire l’Afghanistan, a seguito del loro ritiro. Doha è destinata a diventare sempre più strategica. L’Europa, inoltre, si rivolgerà sempre di più al gas naturale liquefatto qatariota per sostituire le fonti fossili di origine russa, ora bloccate dalle sanzioni per la guerra in Ucraina.
Altro strumento di soft power
Non è un caso che il Qatar sia la patria di un altro grande strumento di soft power, come Al Jazeera, tv satellitare in inglese, proprio perché l’obiettivo era parlare al mondo, non solo ai Paesi del Golfo.
Difatti, a FIFA World Cup 2022, rientra all’interno di una più ampia pianificazione d’investimento governativa – la cosiddetta “Qatar National Vision 2030” – tesa a promuovere lo sviluppo sia delle strutture e dell’industria locale sia dell’apparato scolastico-educativo e del sistema sanitario, come dichiarato dal direttore delle comunicazioni del comitato organizzativo del Mondiale Fatma Al Nuaimi.
L’assegnazione del Mondiale al Qatar risale al dicembre 2010, nonostante le perplessità subito manifestate in merito alle avverse condizioni climatiche – tanto che per la prima volta nella storia si giocherà nel periodo invernale – e all’inadeguatezza del Paese ad ospitare un evento come del genere, in primis per l’assenza di stadi ed altre infrastrutture.
Il grosso problema della forza lavoro
Pertanto, serve una forza lavoro di proporzioni inimmaginabili per la costruzione di infrastrutture necessarie ad ospitare un evento come i Mondiali di calcio, in un Paese non attrezzato storicamente per farlo. La naturale conseguenza è il sorgere di questioni che esulano dal piano sportivo e che riguardano il basso salario, le pessime condizioni di lavoro e soprattutto il numero significativo di infortuni e morti sul lavoro. Un dato quest’ultimo, aggiornato a febbraio del 2021 dal Guardian, che ha raggiunto e superato i 6.500 (nel periodo tra il 2010 e il 2020) e che non può neanche essere paragonabile a quelli registrati per l’organizzazione di altri mega-eventi sportivi a partire dalle Olimpiadi di Sydney nel 2000.
Tornando ai freddi numeri, come rivelato dal Ministro delle Finanze del governo qatariota nel 2018, le spese sostenute per arrivare preparati all’appuntamento con i Mondiali del novembre 2022 è stimata in 500 milioni di euro (467 milioni di euro al cambio di oggi) spesi a settimana e sostenibili – in termini di crescente pressione fiscale – per mezzo della decisione da parte del Governo qatariota di revocare parzialmente il sussidio sulla benzina, rinviare la realizzazione di alcuni progetti e introdurre una tassa sul valore aggiunto.
Mondiale in Qatar, 15 volte più costoso di quello in Brasile
Si tratta del Mondiale più costoso di sempre – e nemmeno di poco – che dovrebbe toccare la cifra record di 220 miliardi spesi, superiore alla somma di tutte le rassegne iridate realizzate fino a quella del 2018 (e forse di tutti i Giochi Olimpici). Il confronto con il Mondiale brasiliano del 2014, secondo in classifica, è quasi impietoso: la spesa in Qatar è quasi 15 volte superiore. La cifra, esagerata, riguarda anche tutte le infrastrutture necessarie a garantire lo svolgimento dell’evento sportivo nella massima efficienza possibile. L’idea è che il Qatar non getterà al vento l’opportunità di ospitare la rassegna iridata, anche se il rischio che al termine dei Mondiali alcuni stadi rimarranno delle cattedrali nel deserto è una possibilità da non scartare.
Questo mondiale ha già fatto discutere per quasi tutti gli aspetti che lo riguardano, quasi mai finora per questioni meramente sportive. Ha destato notevole scalpore, ad esempio, anche lo “Stadio Ras Abu Aboud”, rinominato “974” (prefisso telefonico del Paese), composto esclusivamente da container, in omaggio alla tradizione navigatrice e commerciale del Paese asiatico. 974 appunto sono anche il numero dei container utilizzati per la sua costruzione. Lo stadio, progettato dallo studio Fenwick Iribarren Architects, si trova nella zona portuale di Doha e verrà completamente smantellato alla fine della competizione.
Per sostenere dei costi così imponenti come quelli precedentemente indicati, non c’è da stupirsi se rispetto all’ultima edizione della Coppa del Mondo, nella campagna di Russia del 2018, il prezzo dei biglietti è sensibilmente superiore. D’altronde, scongiurato – almeno sembra e si spera – il pericolo del Covid-19, gran parte del successo economico dell’evento passerà dal ticketing.
I biglietti venduti e i prezzi
La domanda, nel solo 2022, è cresciuta in maniera significativa, come rivelato da Qatar Airways – la compagnia aerea ufficiale della Fifa World Cup Qatar 2022 – che ha dovuto lanciare una nuova campagna di pacchetti all-inclusive (volo, alloggio e biglietto per assistere all’incontro) dopo quella iniziale del settembre 2021. Secondo quanto rivelato dalla FIFA in una nota ufficiale, a meno di 100 giorni il numero di biglietti venduti era di 2,45 milioni con la bellezza di 520.532 ticket staccati solamente durante la fase di vendita organizzata dal 5 luglio al 16 agosto sulla base del principio “first come, first serve”. Per quanto concerne la classifica delle vendite di biglietti per paese di residenza, sono nelle prime posizioni i tifosi residenti in Stati Uniti, Inghilterra, Arabia Saudita, Messico, Emirati Arabi Uniti, Francia, Argentina, Brasile, Germania e soprattutto Qatar; con questi ultimi che possono beneficiare di un prezzo agevolato.
Difatti, per le partite della fase a girone i residenti del Qatar possono acquistare i biglietti per la modica cifra di 40 riyal qatarioti (10 euro), ovvero il prezzo più basso per i residenti locali dalla Coppa del Mondo del 1986 in Messico.
In Qatar aumenti fino al 46%
Per assistere agli incontri della FIFA World Cup 2022, sono sensibili le differenze rispetto al Mondiale di Russia del 2018. Per assistere alla finale in programma il 18 dicembre al Lusail Stadium, l’aumento va dal +46% per la prima categoria al +30% per la seconda, mentre i biglietti più economici disponibili per i fan internazionali arrivano a 2.200 riyal del Qatar, cioè 516 euro e quindi circa 100 euro in più rispetto ai 400 euro dell’ultima volta, e infine i biglietti per i residenti locali si attestano a 750 riyal del Qatar, pari a 175 euro e decisamente superiori rispetto ai 95 visti in Russia.
In generale, la FIFA mira a generare un valore pari a 500 milioni di dollari dai diritti di ospitalità e dalla vendita dei biglietti da tutti gli otto stadi del Qatar. Un traguardo che consentirebbe alla FIFA di raggiungere l’obiettivo – stabilito dal presidente Gianni Infantino nel corso del suo intervento durante il Congresso annuale dell’organo di governo tenutosi a Doha nel marzo del 2022 – di 7 miliardi di dollari di ricavi (6,4 miliardi di euro) nel quadriennio che si concluderà con i Mondiali 2022 in Qatar.
I traguardi della FIFA
In altre parole, secondo le stime e le previsioni la FIFA potrebbe raggiungere e superare di quasi il 10% il traguardo di 6,4 miliardi di dollari fissato nel 2018 per il quadriennio successivo. Il motivo è che, sempre secondo quanto reso noto dalla FIFA, per mezzo del Mondiale in Qatar – la cui finale andrà in scena il 18 dicembre – verrà stabilito il nuovo record in termini di ricavi provenienti dai diritti di trasmissione audiovisiva. A tal proposito, non va sottovalutato neanche l’impatto dei ricavi da sponsor e marketing.
Considerati i dati ufficiali della FIFA sul montepremi del Mondiale in Qatar, si può calcolare che vincere la rassegna iridata può portare nelle casse della Federazione un ricavo complessivo di almeno 45 milioni di dollari: una cifra straordinaria di cui generalmente beneficia l’intero movimento calcistico di un Paese, specialmente in Italia.
Già la sola qualificazione alla fase a gironi regala 10 milioni di euro. A ciascuna squadra partecipante, poi, viene corrisposta una “fee” (un gettone) di presenza e ricavi in relazione al percorso compiuto. Pur venendo eliminati nella fase a gironi, gli introiti garantiti ammonterebbero a 2,5 milioni di dollari come bonus di partecipazione (2,3 milioni di euro) e 8 milioni di dollari per la fase a gironi (7,3 milioni di euro).
A questi, come per le competizioni UEFA, andrebbero poi aggiunti ulteriori ricavi in relazione al risultato con cui sono state concluse le singole partite dei gironi: con le vittorie che, naturalmente, vengono premiate maggiormente.
L’impatto sul sistema calcio Italia
A tal proposito, risulta difficile avere un’idea chiara dell’impatto che la mancata qualificazione ai Mondiali del Qatar possa avere nel prossimo quadriennio, dato che ci sono diverse variabili da considerare; ma quello che è certo riguarda l’assenza di una fetta importante di risorse tra premi e bonus non ottenuti, ricavi commerciali ridotti e risvolti sull’economia italiana.
Indubbiamente si tratterà di un conto salato da pagare per l’intero sistema calcio italiano che, sotto la gestione Gravina, aveva visto aumentare il proprio fatturato – nonostante l’impatto del Covid – dai 160 milioni del 2018 ai 230 del 2021.
Ad oggi, la nostra Nazionale ha un valore stimato di circa 93 milioni all’anno, dal 2023 salirà a 102, ma sarebbe potuto essere ancora più alto in caso di qualificazione alla rassegna in Qatar. Pesa certamente il fatto che quella del 2022 sarà l’edizione più ricca di tutte.