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Ripensare e finanziare la supply chain in tempo di guerra
Post di Giulia De Vendictis, Trade & Export Finance Senior Officer di Maire Tecnimont –
La catena di approvvigionamento (Physical Supply Chain) indica il flusso di beni o servizi che parte dal produttore e arriva al consumatore finale. Una tipica catena di approvvigionamento passa attraverso diversi anelli di fornitura, dove il primo livello di fornitori di un’azienda si serve a sua volta presso altri livelli di fornitori.
Cosa accadrebbe, quindi, se succedesse qualcosa a un fornitore unico di secondo livello (ovvero un sub-fornitore) che rifornisce vari fornitori di primo livello? La catena si spezzerebbe.
Supply chain sotto stress
Basta un ritardo o un collo di bottiglia e intere Supply Chain si fermano. È un pericolo per le imprese: l’interruzione prolungata – o il ripetersi dei blocchi – mette a rischio gli impegni presi con i propri clienti ed è proprio quello che sta accadendo oggi. Intere filiere di produzione sono sotto stress. La pandemia da Covid-19 nel 2020, il blocco del canale di Suez nel 2021 e il conflitto Russia-Ucraina nel 2022 hanno causato difficoltà nel reperimento delle materie prime, problemi di logistica e nuove restrizioni o limitazioni alla libera circolazione dei beni. A cascata, abbiamo visto ritardi nelle consegne e un incremento dei prezzi. Non c’è pace per le aziende.
Riorganizzare la filiera
In questo contesto, l’Ufficio Acquisti (il Procurement) deve puntare sempre più spesso sulle proprie doti negoziali gestendo la relazione con i vari fornitori locali e globali. Le aziende devono lavorare in un’ottica di collaborazione e trasparenza lungo tutta la catena di fornitura, così da conoscere tutti i fornitori e sub-fornitori coinvolti ed essere quindi in grado di riorganizzare velocemente la composizione della propria filiera – sia a livello di singoli fornitori, sia a livello di localizzazione geografica degli stessi – nell’eventualità di future crisi (per esempio, per modificare la provenienza delle merci in funzione delle nuove sanzioni). I Buyer sono sempre più Risk Manager.
Una varietà di forme di finanziamento
Al flusso fisico di materie prime e prodotti finiti, che partono dal produttore e arrivano al consumatore lungo la Supply Chain, corrisponde poi il flusso inverso di denaro che ripercorre la catena di approvvigionamento a partire dal cliente finale (Financial Supply Chain).
La Supply Chain Finance è nata appunto con lo scopo di collegare le catene di approvvigionamento fisiche e finanziarie e di gestire i rischi in modo da facilitare i processi di acquisto e pagamento di beni e servizi. Combina una varietà di forme di finanziamento a supporto della filiera di fornitura e può includere prodotti o soluzioni che derivano dalla finanza commerciale tradizionale.
Pmi e accesso al credito
Ricordiamo che il panorama delle imprese italiane è costituito principalmente da piccole o medie imprese, che hanno maggiori difficoltà di accesso al credito. Gli strumenti di supporto al working capital offrono delle soluzioni alternative a queste imprese fornitrici, permettendo per esempio di ampliare le proprie fonti di finanziamento, di incassare anticipatamente le fatture e di ottenere condizioni economiche più favorevoli in quanto calcolate non più sul proprio livello di rischio per il sistema bancario, ma su quello migliore dei loro grandi clienti.
Allo stesso tempo, gli acquirenti hanno uno strumento in più per supportare i propri fornitori – mitigando il rischio di blocchi di fornitura o di fallimento degli stessi. Gli acquirenti possono eventualmente concordare con i fornitori termini di pagamento delle fatture più estesi (visto che i fornitori possono anticiparne l’incasso) oppure i clienti possono ottenere un prezzo di sconto in cambio del pagamento anticipato dei propri debiti commerciali (quando hanno liquidità).
Arrivano le fintech
Negli ultimi anni, un certo numero di fintech sta entrando in questo mercato offrendo la possibilità di aderire a piattaforme digitali di Supply Chain Finance. Queste piattaforme – indipendenti dal sistema bancario – permettono agli acquirenti di gestire in maniera centralizzata vari schemi tradizionali di finanziamento (es. Reverse Factoring, Dynamic Discount, Confirming, etc.) a supporto delle filiere di fornitori e di avere un unico canale di interfaccia con più banche o factor finanziatori – godendo anche dei benefici della blockchain.
La resistenza delle banche
Banche e factor, però, hanno piattaforme proprietarie e resistono riluttanti alla chiamata delle fintech, proponendo spesso ai clienti di sottoscrivere la propria piattaforma piuttosto che avviare partnership con provider terzi. Questa logica confligge con le necessità dei clienti che sono più evoluti o che si servono di vari istituti finanziari (e che quindi non possono sottoscrivere decine di piattaforme di altrettante banche).
In aggiunta, sembra necessario diffondere una maggiore cultura finanziaria presso tutti gli attori che operano lungo la filiera. È emblematico, per esempio, il fatto che molti professionisti utilizzino ancora una terminologia errata e si riferiscano alla Supply Chain Finance come se fosse un prodotto o un sinonimo di Reverse Factoring.
Tradizione e Supply Chain Finance
Bisogna invece distinguere tra un approccio tradizionale e uno di Supply Chain Finance. Alcuni punti li abbiamo già toccati, ma li rivediamo. Un approccio tradizionale utilizza un unico prodotto, un solo schema di finanziamento per volta. Segue un’ottica bilaterale (un fornitore e un acquirente) e il livello di intermediazione con la banca finanziatrice è massimo. Al contrario, la Supply Chain Finance permette di utilizzare varie forme tecniche, combinando e includendo più prodotti o soluzioni di Trade Finance tradizionale. Inoltre, segue un’ottica di filiera (un ecosistema di acquirenti e fornitori) coinvolgendo potenzialmente ogni livello della Supply Chain. Infine, grazie all’utilizzo di piattaforme digitali indipendenti, riduce al minimo il livello di intermediazione con le banche finanziatrici.
Fondamentale e lodevole è quindi il ruolo di divulgazione, ricerca e formazione svolto dalla Camera del Commercio Internazionale e dall’Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano.
Il primo passo verso il cambiamento consiste nell’acquisire la consapevolezza che un cambiamento è necessario.