categoria: Vicolo corto
Una nuova stagione per la Giustizia? Ecco alcuni suggerimenti
L’autore di questo post è Costantino Ferrara, vice presidente di sezione della Commissione tributaria di Frosinone, ex giudice onorario del Tribunale di Latina, presidente Associazione magistrati tributari della Provincia di Frosinone –
La prima dichiarazione pubblica del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, all’uscita dal Quirinale, è stata quella di impegnarsi per la separazione delle carriere e per la velocizzazione dei processi. Di tali argomenti, e in generale sulla riforma della giustizia, si parla da circa 30 anni, senza alcuna soluzione.
Aspetti che, a parere di chi scrive, non possono definirsi di certo gli unici (e forse nemmeno i principali) su cui intervenire con urgenza. Ad ogni modo, il problema della riduzione dei tempi dei processi, piaga della giurisdizione italiana, potrebbe essere affrontato (e magari risolto) con pochi accorgimenti.
Analizziamo l’argomento da un punto di vista numerico, cioè delle unità giudicanti a disposizione
In primis, partirei con l’aumento del numero dei Giudici. Ma non reclutando nuove unità. Bensì facendo semplicemente rientrare dal Ministero i circa 150 magistrati che svolgono un lavoro amministrativo, proprio dei funzionari in loco. D’altronde i Giudici hanno fatto un concorso e sono stati assunti per esercitare l’attività negli Uffici Giudiziari. Lo stesso discorso vale per i 150 Magistrati che esercitano la funzione di capo e vice capo gabinetto, capo ufficio legislativo di ministri e sottosegretari.
I Giudici che non fanno i Giudici
I Giudici ci sono, ma dovremmo far si che si occupino della loro funzione principale e preposta.
Ciò anche alla luce del fatto che i numerosi concorsi, passati, presenti (e futuri) sino ad oggi si sono rivelati una perdita di tempo e di denaro. Non si è mai riusciti a coprire il numero dei posti messi a concorso per incapacità, non solo in diritto, ma finanche nell’utilizzo dell’italiano. Nell’ultimo concorso per 310 posti in magistratura, solo il 5% dei candidati è risultato idoneo per errori riguardanti la grammatica, la sintesi e la terminologia della lingua italiana.
Sempre sotto il profilo dei numeri, una soluzione ci sarebbe, praticamente a costo zero: arruolare, cioè inserire nei ruoli dei magistrati ordinari, quei 6.000 Giudici onorari che da anni esercitano la giustizia con le stesse funzioni dei magistrati togati, ma non con gli stessi diritti.
Ancora una volta: i Giudici ci sono, o meglio ci sarebbero, perciò sfruttiamoli.
Le continue richieste di trasferimento
Altro tema che incide sul rallentamento dei processi sono le continue richieste di trasferimento: si potrebbe perciò non autorizzare le richieste di trasferimento dei magistrati da una sede all’altra. A meno che non abbiano esaurito il ruolo loro assegnato, al momento dell’assunzione dell’incarico. All’atto pratico, dietro un trasferimento da una sede all’altra, si cela uno strascico di procedimenti che vengono lasciati in eredità al successore. Il quale dovrà ripartire da zero, e qui i ritardi. Sempre che anche quest’ultimo non venga trasferito di lì a breve, passando ulteriormente la palla al sostituto del sostituto.
I carichi della Giustizia
Ritengo, quale ex Got presso il Tribunale di Latina, che la categoria meriti una riflessione seria e profonda anche nell’ottica dello smaltimento dei carichi della Giustizia. Nel corso degli anni al Tribunale ho emesso centinaia di sentenze civili, tante delle quali erano in vita da 15 o 17 anni. Penso che un tale incedere sia una sconfitta per la Giustizia e lo Stato stesso che, annualmente, viene anche condannato dall’Europa per questioni di ritardata e delegata Giustizia; sarebbe il caso di interrogarsi anche sul ruolo degli ispettori ministeriali che dovrebbero verificare e monitorare la situazione e poter conoscere quanti magistrati siano stati sanzionati per non aver svolto il proprio dovere;
Il ruolo della meritocrazia
Mancano, infatti, dei veri e propri controlli periodici (ispezioni ministeriali) sull’operato dei magistrati. Occorre, come per i funzionari statali un richiamo alla meritocrazia e non promuovere per anzianità la progressione in carriera o nei trasferimenti, che non può e non deve prescindere da parametri di valutazione dell’attività produttiva dei magistrati,
Mi rivolgo a questo punto al Ministro, che è un Magistrato di lungo corso. Nordio è esperto in Brigate Rosse, terrorismo, stragi, ecc., ma poco avvezzo alla forma mentis e alla malizia della politica (che è un bene). Forse avrebbe dovuto e potuto, a mio modesto parere, evitare di pubblicizzare le proprie idee. Meglio avrebbe fatto ad attivarsi direttamente per porle in essere. Parlandone, ha stimolato le barricate alzate dai suoi colleghi e dall’opposizione.
Non posso dimenticare quello che fecero le toghe rosse e la sinistra giudiziaria, ai tempi di Mani Pulite e i suicidi dei vari Moroni, Cagliari e Gardini. Fu una pagina nera per la democrazia e per la storia italiana.
Fermare le porte girevoli della Giustizia
Se veramente il Presidente del Consiglio, il Parlamento e la magistratura intendono cambiare rotta, avendo ormai toccato il fondo e raggiunto i minimi storici di credibilità tra la gente, accentuando il divario tra paese reale e paese legale, occorre una immediata non procrastinabile inversione di tendenza. Una vera riforma della Giustizia va affrontata non con il fioretto ma con la spada. Sotto questo aspetto di credibilità, sarebbe il caso di impedire o quantomeno limitare la famosa “porta girevole”. Ovvero permettere che un magistrato possa fare attività politica e terminato il percorso politico, tornare bellamente in magistratura. Per poi magari rifare il passaggio, qualche anno dopo. Sarebbe veramente a dir poco, immorale.
I tempi dei processi, le sanzioni per i magistrati
Infine non escluderei a priori di utilizzare anche nei confronti dei magistrati, adeguati mezzi di controllo e sanzionatori, anche economici, nei confronti di coloro che sbagliano per incapacità, negligenza o dolo. Basterebbe fare una legge che disponga i tempi per i processi. Esempio: un processo civile deve durare tre anni, uno penale due anni. Disponendo nel contempo che i magistrati che non ottemperino a queste norme siano passibili di provvedimenti disciplinari ed economici.
Nell’intenzione di arrestare il calo di credibilità della Giustizia nei cittadini.