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Il futuro della manifattura industriale italiana è online e Made in Ue
Post di Matteo Rigamonti, Fondatore e Presidente Weerg –
L’industria manifatturiera, stando agli ultimi dati cumulativi dell’Area studi Mediobanca, è uno dei pochi settori in crescita in Italia. Nel 2021 ha registrato un aumento del +9,3%, dato che sembra destinato a crescere ulteriormente nel 2022.
Secondo questo studio, il giro d’affari sarebbe tornato a livelli pre-pandemici grazie innanzitutto alla domanda domestica: le vendite all’interno dei confini nazionali, infatti, risultano in crescita del +12,2%, contro il +6,4% delle vendite all’estero.
Occorre considerare, purtroppo, che questa crescita di fatturato non corrisponde esattamente ad un aumento di marginalità. Il settore, infatti, si ritrova stretto in una morsa tra caro energia, inflazione e difficoltà nell’approvvigionamento delle materie prime. Motivo per cui molte aziende, di ogni dimensione, si trovano costrette a rivedere i cicli produttivi, rallentando l’output quando i costi diventano improponibili.
Per correre ai ripari intraprendono vie alternative alla delocalizzazione, riscoprendo i benefici di affidare alcune fasi della produzione a paesi vicini o “amici”. È la logica che la segretaria del Tesoro americano Janet Yellen ha recentemente battezzato friend-shoring, neologismo destinato a rendere obsoleti i più noti re-shoring e on-shoring: la tendenza è di avvalersi del supporto di realtà locali o appartenenti a Paesi che condividono regole, valori e visione geopolitica.
A causa delle incertezze dell’ultimo biennio, sempre secondo Mediobanca, il 76,2% delle società manifatturiere ha in agenda l’aumento del numero dei fornitori, dando priorità nel 57,4% dei casi a quelli di prossimità. In questo contesto, molte aziende manifatturiere iniziano a scoprire anche i vantaggi dei service online, affidandosi sempre più spesso a piattaforme europee che, seguendo le orme dei più noti marketplace, permettono di accedere direttamente a un sistema di preventivazione per le proprie produzioni senza intermediari, più rapido ed economico.
Tra i vantaggi dell’operare online c’è sicuramente la mancanza di barriere geografiche che favorisce la richiesta di ordini da tutta Europa: ammortizzando i costi fissi e strutturali della filiera, l’azienda è in grado di non riversare l’aumento dei prezzi sul consumatore finale. Questi diventano spesso fattori decisivi per contenere l’inflazione e continuare ad essere competitivi, pur mantenendo alto il livello qualitativo.
La manifattura additiva, in particolare, sembra destinata a diventare un importante volano per lo sviluppo di questa industria nei prossimi 5 anni. Questa soluzione consente di contenere gli sprechi di materiale e gli scarti di produzione, poiché utilizza esclusivamente il materiale necessario a realizzare il prodotto finale. Inoltre permette di limitare i vincoli di avviamento delle produzioni, come ad esempio i costi di avvio degli stampi nel caso dello stampaggio a iniezione.
A trarre maggiormente vantaggio da queste innovazioni saranno soprattutto le aziende che saranno capaci di investire sulla formazione di progettisti, ancora spesso ancorati ai limiti della manifattura tradizionale, e specialmente in merito al design per l’additive manufacturing. Chi ha già intrapreso questa strada sta traendo vari benefici da queste tecnologie, abbattendo i costi di produzione e il time-to-market dei progetti. Per chi invece fosse ancora in ritardo, il mio invito è di ricorrere presto ai ripari e aggiornarsi. Obiettivo: colmare quel gap competitivo che alla lunga potrebbe risultare cruciale.
Abbandonare progressivamente i mercati asiatici per portare la produzione in paese amici è la tendenza. Le proposte online rappresentano spesso il primo punto di accesso per valutare la qualità della manifattura italiana. Motivo per cui questo mercato è destinato a crescere. Secondo Il Sole 24 Ore, il valore sul mercato globale è già stimato in 12 miliardi di dollari nel mondo. E potrebbe addirittura triplicarsi al 2026.