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Le imprese e la tortuosa strada della sostenibilità, secondo il B20
“Mettere a disposizione ingenti risorse è inefficace e quindi inutile se le imprese incontrano difficoltà nell’accedere a tali fondi a causa degli elevati costi normativi e transattivi, rischi intrinsechi e ecosistemi frammentati. Tali difficoltà sono più palpabili per le PMI che sembrano essere state lasciate indietro nell’Agenda 2030, nonostante siano il più grande datore di lavoro a livello mondiale”.
Faccio mie le parole del Presidente del Business at OECD, Rick Johnston, in occasione della presentazione del documento congiunto “Per realizzare l’agenda per la sostenibilità, è necessario superare gli ostacoli di liquidità e produttività” del B20, il business forum del G20 in corso quest’anno in Indonesia, del BIAC, Business forum del’OCSE e dell’International Organisation of Employers (IOE), l’organizzazione mondiale che rappresenta le associazioni datoriali e imprenditoriali.
Un documento, sull’Agenda 2030 per la Sostenibilità del G20 affrontata dalla prospettiva delle aziende, è uscito da pochi giorni e prosegue il lavoro del B20 Italiano, guidato da Confindustria e presieduto da Emma Marcegaglia, proponendo un modello di sviluppo innovativo ed inclusivo, un “propulsore per una crescita economica sostenibile”, che consenta di realizzare gli ambiziosi obiettivi ambientali, massimizzandone allo stesso tempo la sostenibilità sociale.
Il paper, curato dal Vice Presidente del Finance Committee del Business at OECD Gianluca Riccio, CFA, ha visto la collaborazione di esperti come Salvatore Zecchini Professor, University of Rome Tor Vergata, Chair of OECD Informal Steering Group on SMEE Finance, Chair of Team of Specialists on Innovation, UN-ECE, Fabio Pompei Chief Executive Officer, Deloitte Central Mediterranean, Raffaele Jerusalmi Senior Advisor Pictet, Switzerland e Former Board Member London Stock Exchange Group and Chief Executive Officer, Borsa Italiana, Matthew Gamser Chief Executive Officer dello SME Finance Forum.
Un ambiente normativo efficace è fondamentale per assicurare una possibilità di crescita importante da parte delle imprese. Spesso, a livello macroeconomico, è trascurata l’incoerenza normativa che crea costi aggiuntivi e inutili sia per la Pubblica Amministrazione che per le imprese oltre ad ostacolare le buone prassi sui finanziamenti pubblici. A tal riguardo, quindi, una delle prime sfide da affrontare è quella legata alla burocrazia, evitando duplicazioni di passaggi amministrativi che sono da ostacolo al libero flusso di persone, capitali, beni e servizi oltre che all’economia globale.
È chiaramente fondamentale guardare alla gestione degli investimenti a 360 gradi, ossia conciliando aspetti inerenti la fase normativa, produttività e crescita. Solo attraverso soluzioni integrate delle tre fasi, e non con una analisi singola delle stesse, si riesce ad avere un buon risultato nelle politiche economiche e finanziarie e aiutare concretamente i potenziali beneficiari.
Aspetto da non sottovalutare, quindi, è sicuramente quello di porre le basi affinché le imprese abbiano le condizioni sufficienti e convenienti per accedere ai fondi altrimenti anche le potenziali opportunità di incentivi a disposizione non avrebbero gli effetti di crescita auspicati.
La pubblicazione si focalizza sul necessario equilibrio tra crescita economica, stabilità finanziaria e produttività delle imprese nell’ambito di una prospettiva globale e sociale. Il documento congiunto invita i governi a sostenere il capitale circolante delle aziende rimuovendo gli ostacoli e gli oneri cumulativi che impediscono loro di accedere ai fondi, che altrimenti ostacolerebbero le prospettive auspicate di crescita.
“Per aiutare le imprese- spiega Gianluca Riccio – un primo importante passo è quello di una regolamentazione finanziaria più snella, che finalmente superi il grande ostacolo della burocrazia, e sia di effettivo supporto alla crescita delle imprese.
Ed è fondamentale avere uno stabile e coerente contesto normativo al fine di supportare in maniera concreta una crescita globale della produttività delle imprese, un maggiore investimento nella verifica elettronica dei dati e la digitalizzazione dei documenti al fine di agevolare, sia in termini di tempistica che di costi, la crescita delle imprese anche attraverso l’uso di finanziamenti; forti investimenti nell’utilizzo di piattaforme digitali e il sostegno alla produttività attingendo a capitali bloccati da norme burocratiche.”
E’ chiaro quindi che sia inutile per i governi impegnare o promettere tanti fondi se poi le aziende (ad in particolare le PMI) hanno difficoltà ad accedervi o comunque ad esserne parte ad utilizzarli.
Il rischio è di creare solo “fuochi di paglia”, mentre quel che si vuol ottenere dalla Sostenibilita’ è un’evoluzione duratura ed inclusiva che abbia anche effetto su una crescita sostenibile nel tempo.
Il grande merito del paper è proporre un “framework”, che ha come concetto fondamentale la necessità di guardare gli investimenti a 360 gradi, ossia normativo, produttività e crescita.
Le soluzioni che portano risultati sono quelle che guardano all’insieme dei fattori in maniera integrata, non quelle che guardano a ciascun fattore indipendentemnte dagli altri (come in pratica avviene oggi) perché poi alla fine le aziende dovranno affrontarli in forma integrata.
Il documento completo è scaricabile da questo link