categoria: Distruzione creativa
Con più donne nel tech (al Sud) l’Italia può farcela
Post di Alessandro Minetti, presidente di 2Innovation –
Aumento dell’occupazione femminile e mancanza di competenze digitali per sostenere lo sviluppo delle PMI sono due temi strategici per l’Italia e, anche se in apparenza sembrano scollegati, in realtà pensarli in un contesto sinergico potrebbe essere la chiave di volta su cui fondare il futuro del nostro Paese. Partiamo da un dato: in Italia lavora meno di una donna su due e quelle impiegate nei settori della scienza e della tecnologia restano un’eccezione, tanto che siamo agli ultimi posti nella classifica europea.
Il recente report Next Generation DigITALY elaborato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Microsoft Italia ha messo in luce un altro dato allarmante: per stare al passo con le esigenze di mercato, l’Italia ha bisogno di 2,1 milioni di lavoratori dotati di competenze digitali entro il 2026, cioè domani. Tenuto conto che siamo gli ultimi in UE per numero di iscritti a corsi di laurea in materia ICT in rapporto alla popolazione (0,7 ogni mille abitanti, contro i 5,3 della Finlandia, leader in Europa), nel giro di due anni le nostre aziende rischiano di non avere le risorse umane necessarie per restare competitive sul mercato internazionale.
Un ulteriore elemento da tenere presente è che, perché il nostro Paese resti competitivo, occorre che tutto il tessuto imprenditoriale sia coinvolto nel processo di digital transformation, a cominciare dalle PMI e dalle imprese artigiane. L’Italia è un Paese in cui a oggi il 52% delle aziende non ha digitalizzato completamente le buste paga, il 69% conserva ancora i dati dei clienti in formato cartaceo e il 78% non ha ottimizzato la propria azienda per il lavoro ibrido. Nonostante si parli da anni della digitalizzazione come chiave di volta per vincere le sfide economiche, ambientali e politiche, la verità è che permangono ancora enormi difficoltà nell’adozione delle tecnologie digitali, tra le quali in particolare la mancanza di una cultura adeguata e la carenza di competenze.
Con Call2Net abbiamo vissuto sulla nostra pelle questo passaggio. Il settore dei call center, infatti, ha subito una forte evoluzione nel giro di poco tempo, in gran parte dovuta all’avvento di intelligenze artificiali sempre più performanti. Questo ci ha spinto a ripensare il nostro business, in modo da seguire l’evolversi delle esigenze dei nostri clienti e, inutile dirlo, per restare competitivi sul mercato. Abbiamo dovuto dotarci delle competenze necessarie per trasformarci e non è stato semplice trovarle. Da questa esperienza è nata a Palermo, nel Sud Italia dove la disoccupazione femminile è particolarmente forte, 2Innovation, startup dedicata esclusivamente a ridisegnare i processi strategici in ottica di trasformazione digitale, con un particolare focus sull’interazione fra azienda e utente che, come ha bene rappresentato anche una recente analisi della CCGIA Mestre, è uno dei fattori determinanti per la sopravvivenza di PMI e startup a 5 anni.
Una delle sfide maggiori, lo vediamo tutti i giorni, risiede nel far comprendere che il tech non significa solo programmazione e data analisi, ma anche product management, project management, user experience design. Per far carriera in questo ambito matematica, computer e logica non sono le uniche competenze necessarie, occorrono altre abilità altrettanto fondamentali – le cosiddette soft skills – come collaborazione, comunicazione e capacità di trattare con il cliente. E nel Sud Italia è nata Edgemony, un’iniziativa che intende promuovere questo approccio e che sta coinvolgendo un numero crescente di imprese per offrire borse di studio riservate alle ragazze e alle donne che, anche senza alcuna formazione specifica, vogliano formarsi nell’ambito digitale e trovare un’occupazione in questo settore.
Con 2Innovation ci inseriamo dunque in questo percorso, promuovendo l’occupazione femminile nel settore tech, convinti che questo sarà sempre di più un elemento determinante per la crescita e lo sviluppo delle imprese italiane.