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Imprenditori e manager, la solitudine davanti alla crisi infinita
Post di Stefano Nuzzo, Equity Partner di Global Strategy, società internazionale di management consulting e financial advisory –
Dopo un lungo periodo di crisi economica causato dall’emergenza sanitaria, le aziende italiane si trovano nuovamente in difficoltà a causa di uno scenario internazionale in profondo cambiamento e in fibrillazione per una guerra in corso, ma non solo. Le sanzioni imposte a Mosca dai paesi occidentali hanno avuto e stanno avendo gravi ripercussioni sulle nostre imprese, spesso costrette ad interrompere l’attività a causa dei blocchi negli approvvigionamenti e dei ritardi nell’export. A questo si devono aggiungere altri fattori di incertezza, come l’aumento dei prezzi dell’energia, la mancanza delle materie prime che influenzano a cascata il prezzo di semilavorati e prodotti finiti, la mancanza dei lavoratori, la crescita dell’inflazione e dei tassi di interesse e, da ultimo, la crisi di Governo con le elezioni. Insomma, uno scenario a dir poco incerto.
Per questo motivo, è facile comprendere lo stato d’animo degli imprenditori e dei manager delle aziende italiane, composte per oltre il 90% da PMI con pochi dipendenti, che si sentono soli e per certi versi spaventati di fronte a uno scenario ambiguo e imprevedibile. Era così sicuramente anche durante il periodo più acuto della pandemia dovuta al Covid -19, dove in poco tempo si sono dovute organizzare nuove forme di lavoro e di incontro – si pensi allo smart working – che comunque era considerato una fase limitata nel tempo. E per questo molti imprenditori hanno tenuto duro, sfruttando gli aiuti messi in campo dal Governo e ricapitalizzando le aziende con soldi propri come è emerso dall’analisi dei bilanci 2020, che hanno mostrato importanti segnali di resilienza in termini di patrimonializzazione. Oggi, il contesto è molto più complesso ed essere soli a prendere le decisioni non aiuta. Tale situazione può essere ancor più preoccupante se consideriamo la disabitudine dei manager attuali a gestire contesti ad alta inflazione e con tassi di interesse in crescita. La congiuntura economica particolarmente positiva degli ultimi anni, favorita anche dai consistenti acquisti di titoli di Stato da parte della BCE e dalla politica del “whatever it takes”, ha evitato alle aziende di dover considerare nella gestione corrente e nella pianificazione prospettica tematiche che si pensavano ormai superate ed appartenenti al secolo scorso. Le dinamiche inflattive e di tensione finanziaria, con rischio di una minor accessibilità del credito (come già successo nella crisi finanziaria del 2008), ribadiscono invece e ancora una volta la necessità di una efficace gestione della tesoreria e, più in generale, di dotarsi di adeguati assetti in grado di prevenire e mitigare gli scenari di rischio avversi.
Da questo possono nascere aspetti positivi: la maggiore complessità di contesto sta richiedendo a manager e imprenditori di farsi aiutare da team di esperti, anche esterni, su singole materie, da quella finanziaria, al controllo di gestione, dalle Operations, alle Risorse Umane. Il supporto degli advisor, particolarmente delicato in contesti in cui i pilastri che la comunità economica ha condiviso negli ultimi anni sembrano sgretolarsi, non può limitarsi a suggerimenti di breve periodo, ma deve portare alla strutturazione di una pianificazione continua, ancora più complessa data la maggiore volatilità e interconnessione tra mercati- aiutando le imprese a comprendere i driver di cambiamento, i rischi per la strategia deliberata e gli impatti potenziali sulle performance alla luce di differenti scenari di discontinuità
L’obiettivo è cercare di avere, in ottica di breve termine, una visione ampia del mercato e del sistema competitivo, nazionale ed internazionale, controllare i singoli processi e contemporaneamente, nel medio-lungo periodo, mantenere uno sguardo sul futuro cercando di elaborare un Business Plan quanto più flessibile. Parallelamente, e sempre in ottica di creazione di un valore sostenibile, ciò permetterebbe di dedicare tempo e risorse a curare le relazioni con i propri collaboratori, occuparsi della loro crescita professionale, motivarli e valorizzarne le specificità.
Le crisi possono essere, oltre che una minaccia, anche un’opportunità, uno spunto di crescita e cambiamento: come si suol dire “la necessità aguzza l’ingegno”. È quindi necessario cogliere la crisi delle aziende e dei loro leader, sostenerle ed aiutare nella ricerca di innovazione e trasformazione.