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Crisi e supply chain: la digitalizzazione e il territorio inesplorato
Da settembre 2019 (data in cui si ritengono vi siano stati i primi casi di Covid) il mondo ha subito una continua rivoluzione di scenari. Il 2022 e il 2023 non saranno da meno. Quello che è cominciato come una presa di posizione politica, per rinforzare il supporto al presidente ucraino (mi riferisco al decreto 117 sulla riannessione militare della Crimea da parte dell’esercito ucraino), si è trasformata in una guerra territoriale che, in congiuntura con le sanzioni alla Russia, rischia di spingere intere catene di fornitori nel baratro dell’insolvenza. Lo scenario si palesa ancora più grave se consideriamo che la maggioranza delle aziende italiane sono Pmi, spesso di filiera, la cui sopravvivenza deriva dal delicato equilibrio tra entrate e uscite (di merce e denaro); un equilibrio ormai frammentato. Da un lato c’è l’incertezza delle fonti di approvvigionamento materiali e risorse naturali, dall’altro la necessità dei clienti finali (medie e grandi aziende) di far quadrare i conti, tenendo i margini ma, al contempo, non perdendo i fornitori. Esiste tuttavia un’opportunità insperata. L’attuale Pnrr dovrebbe portare flussi di denari freschi all’Italia, in particolar modo su due grandi tematiche: digitalizzazione e sostenibilità. Due temi in apparenza lontani dal mondo della supply chain, in vero estremamente interconnessi tra loro e vitali per le Pmi.
Supply chain e crisi
La criticità della supply chain è un evento che ci accompagnerà per almeno qualche anno. La digitalizzazione delle Pmi di filiera, specialmente supportate dai denari del Pnrr, può essere una opportunità, una tantum, che potrebbe contrastare questa crisi. Resta da capire come muoversi.
“Nel periodo post Covid tutte le imprese si sono trovate a gestire flussi logistici molto congestionati, causati da un repentino incremento della domanda che ha generato diversi colli di bottiglia produttivi e quindi shortages di parti e di componenti elettronici, con conseguente aumento dei prezzi, in particolare delle materie prime. Il tutto aggravato dalla crisi energetica che si è accentuata in seguito al conflitto Russia-Ucraina”, mi spiega Giacinto Carullo, Chief Procurement & Supply Chain Officer di Leonardo. “Per decongestionare il sistema servirebbe ridurre i colli di bottiglia, andando a raddoppiare i nodi critici, e questo richiede tempi lunghi ed investimenti ingenti. Inoltre i volumi risentono sicuramente di un fenomeno di anticipo dei fabbisogni. Quindi avere chiarezza della domanda risulta un elemento essenziale per districarsi in uno scenario così complesso. Muoversi con rapidità ed efficacia in questo contesto è difficile sia per le grandi multinazionali sia per le Piccole e Medie Imprese. La digitalizzazione dell’ecosistema di fornitura potrebbe aiutare a mitigare gli impatti della crisi”.
Se il concetto in teoria è comprensibile è bene andare ad approfondire.
“Uno dei vantaggi principali della digitalizzazione, visto con l’occhio dei gestori delle supply chain, è la riduzione del tempo (lead time) di fornitura delle parti: avere un sistema digitale che connette tutti gli anelli della catena di fornitura, permette di vedere con importante anticipo le evoluzioni della domanda, quindi di essere più flessibili ed agili nel prevedere colli di bottiglia e adottare soluzioni efficaci. Inoltre il vantaggio di avere una supply chain ‘sincrona’ permetterà di ridurre il livello medio dei magazzini intermedi e di limitare i fenomeni di accaparramento. Questa integrazione digitale sarà uno degli elementi che aiuteranno grandi e piccole aziende a prevenire e mitigare le prossimi situazioni di shortage. In Leonardo stiamo spingendo molto il programma di digitalizzazione della filiera, e abbiamo implementato una piattaforma cloud che permette a tutti i nostri fornitori, principalmente PMI, di collaborare digitalmente in fase di pianificazione della domanda. Tra loro, i nostri preferred partners, sono totalmente digitalmente integrati con i nostri sistemi. In aggiunta stiamo chiedendo a chi lavora con noi di replicare il nostro modello di integrazione digitale con la propria catena di fornitura in maniera da avere una connessione digitale fino ai fornitori di secondo livello”.
Se il tema digitalizzazione è vitale, non meno rilevanti sono gli attori del cambiamento. Mi riferisco a coloro che, in seno ad una PMI dovrebbero valutare, gestire e implementare le soluzioni digitali.
“La CPO Lounge di Adaci è strutturata per costruire profili di direttori acquisti e di supply chain (CPO) in grado di integrare competenze di leader inclusivi, etici, sostenibili a competenze digitali elevate, capaci di metabolizzare soluzioni e decisioni ad alto impatto nei processi di pianificazione di acquisto con il doppio scopo di contenere i prezzi e semplificare il processo con uso di AI”, mi spiega Federica Dallanoce, Vice Presidente di Adaci e coordinatrice della Chief Procurement Officer Lounge. “Gli uffici Procurement sono in forte trasformazione e sempre più influenzati da piattaforme o tool digitali che permettono di usufruire di strumenti e funzionalità sempre più avanzate. I CPO segnalano che il vero problema, in particolare per le PMI, è la carenza di profili meccatronici, programmatori, matematici (discipline STEM) che siano in grado di gestire ed interagire con le nuove tecnologie (cloud, gemelli digitali, blockchain, integrazione dati). Anche la Pmi, per crescere, deve abbracciare una visione programmatica di un decennio, per sostituire le generazioni che hanno contribuito al successo dell’azienda e trasferire le competenza a profili junior, la PMI ha sempre acquisito risorse umane flessibili, capaci di interagire, apprendere ed evolvere migliorando”. Nel pieno della crisi di materiali, di shortage dei componenti, di crescita di inflazione e volatilità, di bassa reperibilità di competenze pronte da inserire nei processi aziendali, i responsabili del procurement devono agire da Leader di trasformazione , inclusivi e etici e sostenibili, comunicatori efficaci, integratori tra le funzioni aziendali, superando i silos funzionali per migliorare il proprio posizionamento nei board. Tutto questo può solo essere ottenuto con un forte processo di trasformazione delle persone degli acquisti, non solo dirigenti e quadri ma tutti gli impiegati, consentendo agli acquisti di assumere maggiori responsabilità strategiche a supporto dello sviluppo del business e di ottimizzazione costi.”
Digitalizzazione e Pmi
Stante la sfida della digitalizzazione cerchiamo di comprendere quali sono i vantaggi per le Pmi di digitalizzarsi, specialmente dal punto di vista degli acquisti.
“Sono differenti i vantaggi pratici”, mi spiega Giacinto Carullo. ”Il primo tra tutti, già menzionato prima, è la riduzione dei tempi di attraversamento, la pianificazione collaborativa e l’ottimizzazione dei magazzini. Il secondo vantaggio va cercato nel cuore delle fabbriche e nel come si producono le parti. Se consideriamo le evoluzioni digitali legate alla produttività ed ai programmi di industry 4.0 e le integriamo con le tecnologie blockchain, si riuscirà ad avere consapevolezza, istante per istante, del progresso di una singola commessa all’interno della filiera. Il terzo vantaggio è nella collaborazione stretta, cliente-fornitore, nello sviluppo dei nuovi prodotti, dove con l’utilizzo dei gemelli digitali si potrà di ridurre di due o tre volte i tempi di entrata sul mercato dei nuovi prodotti”, conclude Carullo.
Sulla stessa linea anche Dallanoce che aggiunge: “Il procurement ha un ruolo fondamentale in quanto facilitatore e decisore interno alle organizzazioni, coglie i benefici e li traduce in valore economico per l’impresa. Facilita introduzione d’innovazione, anche con Meeting virtuali, chatbox, servizi di manutenzione da remoto, visite e audit virtuali, formazione in realtà aumentata, sport, viaggi, entertainment, shop experience sono mondi che hanno affiancato lo spazio fisico al virtuale del lavoro. L’intelligenza artificiale è parte di questa evoluzione e ci consentirà di aumentare la produttività del lavoro e di distribuire meglio il nostro tempo lavorativo. Il procurement ha bisogno di dati quantitativi, di aumentare la velocità decisionale. Sul piano attuale si abbinano ai laboratori interni di ibridazione della cultura, nuove sperimentazioni. Facciamo un esempio sul rischio fornitore, lo lasciamo alla bontà/discrezionalità del buyer o automatizziamo il processo con piattaforme dedicate che, guidano le esigenze dell’intera azienda, fornendo valore sostenibile e rispettando la conformità normativa. Consideriamo anche il rischio di inserire tecnologia, con una roadmap implementativa veloce che non tiene conto degli adattamenti, del tempo di digerire la tecnologia e i suoi risultati. Dobbiamo pensare a lungo quale siano gli effetti della tecnologia interconnessa con prodotti. L’approvvigionamento ha bisogno di una nuova prospettiva che sia lungimirante, focalizzata sull’obiettivo di massimizzare le relazioni di terze parti, l’innovazione, l’integrazione, la collaborazione e le prestazioni basate sui dati. Questo l’obiettivo del prossimo appuntamento della CPO Lounge del 7 di ottobre a Stresa ”, conclude Dallanoce.
Lo scenario di crisi che si pone di fronte a noi, alcuni parlano di bolla di molteplici bolle, ci pone di fronte alla considerazione che il digitale, come soluzione, può essere vitale per snellire una serie di processi all’interno di una filiera. Con l’arrivo delle risorse del Pnrr questi processi potranno essere implementati e aggiornati grazie a risorse aggiuntive. Un’opportunità per tutte le Pmi di poter entrare nella quarta rivoluzione industriale da leader e non subirla come, purtroppo, si rischia oggi.
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