La recessione tecnica negli Stati Uniti è già una realtà

scritto da il 15 Luglio 2022

Post di Luca Battaglia, studente magistrale di Finanza Aziendale, interessato al mondo delle politiche giovanili ed appassionato di tematiche economiche e politiche. Co-fondatore di Pillole di Politica –

Il modello del Prodotto Interno Lordo della Federal Reserve Bank of Atlanta mostra che l’economia statunitense è in recessione. Il 1° luglio 2022 il GDPNow, una stima continua della crescita del PIL reale statunitense, mostra, sulla base dei dati economici relativi al secondo trimestre 2022, un valore pari a -2,1%, in forte calo se confrontato con le stime delle precedenti settimane che attribuivano una crescita tra lo 0% ed il +2,5%. Il seguente grafico mostra, con la linea in verde, l’andamento decrescente di tali stime nei mesi di maggio e giugno 2022, fino al crollo di inizio luglio.

Figura 1

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Fonte: GdpNow

Alla luce di ciò, ed in considerazione della lettura negativa della crescita del PIL reale anche con riferimento al primo trimestre 2022, è possibile affermare che gli Stati Uniti vivano tecnicamente una fase di recessione. Di fatto, dopo un aumento del +6,9% nel quarto trimestre 2021, nel primo trimestre dell’anno in corso il Department of Commerce’s U.S. Bureau of Economic Analysis (BEA) ha stimato una diminuzione del PIL reale ad un tasso annuo dell’1.6%, per la prima volta in negativo dal secondo trimestre 2020, come si evince dal prossimo grafico.

Figura 2

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Fonte: BEA Data

Anche il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha deciso di rivedere le proprie stime di crescita USA per il 2022, passando da un +3,7% ad un +2,9%, mantenendo tuttavia un complessivo ottimismo. Per il FMI, di fatto, la recessione potrebbe ancora essere evitata, «a meno che gli attuali venti contrari si rivelino più persistenti del previsto, o che l’economia venga colpita da un altro shock negativo, che trasformerebbe l’attuale rallentamento in una recessione, seppur di breve durata». In questo scenario si uniscono anche le recenti analisi degli economisti di Goldman Sachs, che con le stime sulla crescita del PIL reale in costante riduzione vedono ora una probabilità del 30% di recessione, nonostante sottolineino anche loro il fatto che qualsiasi eventuale recessione risulterà probabilmente abbastanza ‘superficiale’, impattando non in maniera rilevante su disoccupazione e crescita.

Oggi i rendimenti dei titoli di stato americani sono in netto calo. Si tratta di una riduzione molto indicativa, poiché più tali rendimenti sono bassi e più i mercati risultano essere nervosi, con crescenti dubbi circa le possibilità di una crescita economica nel breve e medio periodo. Il prossimo grafico, rielaborato su Yahoo Finance, mette a confronto, nell’intervallo di tempo 1° novembre 2021 – 1° luglio 2022, i tre principali indici di mercato statunitensi: S&P 500 (in rosso), NASDAQ (in viola) e Dow Jones (in azzurro).

Figura 3

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Dalla figura 3 è possibile osservare un trend in costante decrescita per ognuno dei tre indici, con una variazione percentuale (misurata sull’asse verticale) intorno al -15% per il Dow Jones e l’S&P 500 e del -30% circa per il NASDAQ, mentre se consideriamo le variazioni percentuali nel semestre Gennaio 2022 – Giugno 2022 possiamo affermare, dati alla mano, che si tratta del peggior calo percentuale registrato negli ultimi 50 anni.

Un periodo caratterizzato da shock energetici, da traumi nelle catene di approvvigionamento, dall’aumento dei prezzi energetici e dalla decisione della Federal Reserve di incrementare nel mese di giugno i tassi di interesse del +0,75% (l’incremento più alto dal 1994) per contrastare l’inflazione è certamente una buona base di partenza per l’avvio di un periodo di recessione. Da considerare, inoltre, l’opinione secondo cui l’inflazione dei prossimi mesi potrebbe risultare più persistente di quanto la stessa Federal Reserve prevede attualmente, costringendo la Banca Centrale americana ad accelerare il ritmo di aumento dei tassi di interesse, con significative ripercussioni sulla crescita economica della nazione.

La Federal Reserve incrocia le dita, affermando di poter raggiungere l’obiettivo del 2% di inflazione senza provocare una recessione, nonostante la storia ci suggerisca che, agendo per domare l’incremento dei prezzi al consumo (nell’aprile 2022 del +8,3%, rispetto al 2021), una contrazione dell’economia risulti inevitabile. Ad incrociare le dita sono, dunque, anche le famiglie statunitensi, colpite fortemente dall’aumento dei prezzi dei generi alimentari e della benzina.