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Nuovi rischi e investimenti ESG: la sostenibilità può battere il mercato?
Come di consueto, la settimana centrale di giugno è dedicata al Global Risk Forum[1], iniziativa promossa da Business International – Fiera Milano che riunisce allo stesso tavolo le C-Lines e top management per discutere ed analizzare i trend economici a livello globale, le opportunità e i nuovi rischi emergenti che impattano le imprese industriali e il settore finanziario.
Sia le imprese sia gli intermediari finanziari si trovano ad affrontare una serie innumerevole ed inaspettate tipologie di rischio di difficile identificazione e quantificazione. Il mondo come lo conoscevamo sta cambiando notevolmente e in maniera repentina. Le aziende, oggigiorno, non possono prescindere dall’analisi dei mega trend ma soprattutto dal riconoscere un sempre maggiore livello di interconnessione ed interdipendenza tra i vari rischi.
La sesta edizione del Global Risks Briefing Paper[2], pubblicato ad inizio febbraio proprio su queste colonne (prima che scoppiasse la guerra in Ucraina), tracciava un panorama caratterizzato dal permanere di un livello di incertezza sostenuto. Rischi cyber, scarsità di materie prime, aumento dei prezzi dell’energia, transizione climatica, pressioni migratorie e conflitti geo-economici sono tra i principali evidenziati nel report.
Con queste tematiche in mente, il Summit dei Chief Risk Officer è stata l’occasione per riflettere sugli ulteriori rischi che si sono aggiunti, amplificati dal perdurare della pandemia da Covid-19, da una parte, e dall’evoluzione del conflitto in Ucraina ancora in corso, dall’altra.
Le aziende si domandano oggi come poter ripensare a nuovi modelli di business e come orientare i propri investimenti.
L’attuale dibattito, affrontato nel Global Risk Forum, risulta fortemente caratterizzato da un quesito di fondo: come gestire i nuovi rischi ESG (Environmental, Social and Governance) ed introdurre la Sostenibilità integrandola nelle strategie di investimento?
Comprendere a pieno il fenomeno ESG non è banale. In questo, l’industria dell’Asset Management ha una grande responsabilità in quanto riveste un ruolo cruciale proprio perché la finanza è trasformativa. Sono infatti i flussi di equity e di capitale di debito che plasmano l’economia reale.
La nascita e l’evoluzione del mondo ESG ricorda molto quello che è successo in passato per il Risk Management. Le grandi crisi del passato (a partire dalla grande crisi del ‘29) hanno generato una pressione da parte dell’opinione pubblica e dei risparmiatori che ha portato ad un crescente intervento dei Regulator. Tuttavia, la conseguente nascita del Risk Management e la sua evoluzione hanno seguito un percorso graduale nel tempo, si pensi ad esempio che il primo Accordo di Basilea è risalente al 1988 (35 anni fa). La regolamentazione ESG, invece, risale a meno di 5 anni fa. Questa forte accelerazione è sostenuta dalla domanda di mercato, come si accennava prima.
Certamente le nuove generazioni considerate più “aware” sulle tematiche ambientali, hanno elevato il tema a priorità per l’opinione pubblica. Tuttavia, tale crescente attenzione ha portato anche ad un maggiore focus sulle tematiche dell’ambiente da parte degli investitori che a loro volta hanno portato ad una forte pressione sul Regulator – importante driver di sviluppo come è stato per il risk management.
La vera sfida oggi è quella da una parte di convergere verso una condivisa definizione di rischi fisici e rischi di transizione (tema della tassonomia) e dall’altra quella di far emergere quanto una buona performance ESG sia proprio quello di cui ha bisogno il business. Purtroppo, come succede spesso per il risk management, le difficoltà sono riconducibili ad un problema di gap nella “cultura del rischio” e nella conseguente mancanza di consapevolezza che il risk management crea valore al business.
Risulta evidente che l’avvento del fenomeno ESG ha esposto il mondo ad un cambio di priorità. Se è vero che si aprono tante opportunità è anche vero che nascono nuovi rischi, si pensi ad esempio ai rischi di greenwashing, in cui recentemente è stato coinvolto l’asset manager DWS – costato la testa del proprio CEO – che ha portato conseguenti rischi reputazionali sul gestore.
Per impostare correttamente un sano percorso di crescita è necessario pensare all’impatto ESG. Infatti, un approccio solido all’ESG consiste nel mettere l’analisi dell’impatto al centro delle strategie ESG e questo non solo per evitare problemi e anticipare i rischi ma per sviluppare strategie omnicomprensive di “impact” come fattore distintivo della strategia di una impresa.
La chiave di successo, come evidenziato nei lavori del Global Risk Forum, sta nell’investire negli strumenti di misurazione dell’impatto con tools professionali e acquisendo nuove expertise, spesso oggi non presenti nel settore privato.
Twitter: @pasqualemerella
Note
[1] il Business Leaders Summit è organizzato da Business International – Fiera Milano
[2] Del think tank The Smart Institute