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Investire in tempi di guerra: su cosa scommettono gli italiani?
Il conflitto in Ucraina, con tutte le conseguenze ad esso collegate, sta fortemente condizionando i principali listini internazionali. L’elevata correlazione tra tutte le asset class, condizione peraltro inconsueta, rischia di minare alcune certezze acquisite negli anni dagli investitori. E gli italiani? Come stanno orientando i propri investimenti?
Le preferenze degli investitori: azioni e materie prime su tutti
Un’analisi condotta da Investing.com, una delle principali piattaforme sui mercati finanziari, ha evidenziato come gli investitori italiani durante il conflitto russo-ucraino hanno scelto principalmente le azioni (44%), gli indici (17%) e le commodities (8%).
La presenza delle azioni (intese in questo studio come singoli titoli azionari) appare sorprendente. Gli investitori italiani sono infatti noti per avere una storica inclinazione al reddito fisso (obbligazioni e titoli di stato). Una prima motivazione è riconducibile al lungo periodo a tassi di interesse bassi che, acuito dal prepotente ritorno in scena dell’inflazione, pare aver risvegliato le ambizioni di rendimento dei risparmiatori italiani. Un altro motivo può essere riscontrato, come già anticipato, nell’elevata correlazione presente oggi tra tutte le asset class. Se durante le precedenti crisi (come per esempio durante la crisi finanziaria del 2008) le obbligazioni permettevano di contenere le performance negative dell’azionario, oggi non garantiscono più un porto sicuro. Decisamente meno sorprendente è invece la preferenza per le materie prime. Oro e argento rappresentano storicamente i principali beni rifugio per proteggersi dall’inflazione. L’oro rientra tra le principali voci di attivo delle banche centrali mondiali, mentre l’argento vanta l’applicazione in diversi settori strategici, come quello tecnologico e medico.
Home Bias: la sovraesposizione in titoli domestici non paga
C’è poi un’ulteriore variabile che influenza negativamente i risultati degli investitori italiani: l’home bias. Si tratta in realtà di un fenomeno che può essere ampliato anche alle abitudini di consumo quotidiane degli italiani. Si pensi per esempio ad un turista italiano all’estero che entra in un supermercato: sarà facilmente più portato ad acquistare prodotti Made in Italy.
Sovraesporsi in titoli nazionali può limitare in modo significativo l’efficacia del portafoglio. Il peso della Borsa Italiana, d’altronde, incide in maniera modesta sulla capitalizzazione globale (meno dell’1%).
Dai dati registrati da Tableau ed elaborati da Investing.com emerge una fotografia chiara di questo fenomeno: 4 italiani su 5 investono in prodotti Made in Italy (azioni di aziende italiane o titoli di stato emessi dal governo).
Inoltre può essere utile non limitarsi alle sole società del FTSE Mib. Come sottolinea Francesco Casarella, Italian Site Manager di Investing.Com, «l’ideale sarebbe che gli investitori, se volessero davvero optare per il mercato locale, rivolgessero la loro attenzione anche alle società di medio-piccola capitalizzazione (penso al segmento STAR o all’Euronext Growth) dove ci sono delle vere e proprie eccellenze».
Evitare consigli standardizzati: ogni portafoglio ha specifiche esigenze
L’Italia non è certamente un Paese che brilla per educazione finanziaria. Confrontando il livello di cultura finanziaria del nostro paese con i dati OCSE si scopre mestamente che l’Italia si trova agli ultimi posti. La preparazione finanziaria è ancora più bassa nella fascia dei giovani con meno di 35 anni. Questo gap rappresenta una vera e propria emergenza, poiché stiamo parlando degli adulti di domani, destinati a ereditare il patrimonio delle generazioni precedenti.
Con la nascita dei canali social l’accesso all’informazione è diventato più agevole, ma ha complicato l’orientamento finanziario degli investitori. Secondo una recente indagine Consob, gli investitori appaiono oggi più propensi a seguire i consigli di guru “vicini” ma non qualificati, come amici o parenti. Tali suggerimenti sono di solito standardizzati e generici, poiché sottostimano l’importanza di delineare alcuni criteri fondamentali: l’orizzonte temporale dell’investimento, l’età dell’investitore, le esigenze di breve termine, gli obiettivi di lungo termine, ecc.
Occorre sempre ricordare che i mercati finanziari non possono essere considerati in alcun modo una scienza esatta e, pertanto, non esistono soluzioni standardizzate e applicabili a qualsiasi portafoglio.