Il Piano industriale delle Ferrovie va integrato nel sistema Paese

scritto da il 23 Maggio 2022

Post di Miro Scariot, consulente politico presso la Camera dei deputati – 

Ci sono realtà industriali le cui scelte strategiche possono cambiare profondamente il destino dei territori e del Paese. Ferrovie dello Stato è tra queste. Il Piano pluriennale presentato dalla Presidente di FS Italiane, Nicoletta Giadrossi e dall’Amministratore Delegato, Luigi Ferraris, lascia volutamente trapelare questa consapevolezza. Il payoff scelto “Un tempo nuovo” è una premessa ampiamente rispettata nella narrazione delle scelte strategiche che hanno, nella traduzione in opere concrete del Pnrr, il loro cardine. Per fare questo, nei prossimi 10 anni, verranno mobilitati investimenti pari a 190 miliardi di euro, assunte circa 40 mila persone, e rivista la governance la quale verterà su quattro poli: infrastrutture, passeggeri, logistica e urbano. Tutti e quattro i pilastri dovranno seguire il “filo d’Arianna” le cui fibre rispondono al nome di sostenibilità, connettività, integrazione e intermodalità. Questo si tradurrà in numerosi interventi che si muoveranno all’interno di un campo vastissimo coinvolgendo più di una Missione del Pnrr tenendo fede alla necessità di rilanciare il Paese dopo la crisi pandemica, stimolando una transizione ecologica e digitale. Il volume degli investimenti e la trasversalità operativa del Gruppo FS implicano non poche responsabilità in merito alle scelte da compiere per far sì che al successo del Piano industriale corrispondano benefici per l’intero territorio nazionale.

La sostenibilità è il grande tema che, in tutte le sue declinazioni, rappresenta un importante banco di prova per qualsiasi azienda. L’obiettivo di accentuare lo shift modale nel modo con cui si spostano le merci si traduce nella volontà di aumentare la quota dell’attuale 11% di merci che viaggia su ferro, a fronte della maggioranza che ancora viaggia su gomma, e arrivare al 30% così come chiede l’Europa. Una quota che deve aumentare rapidamente e che oggi è al di sotto della media europea (19-20%), ben inferiore al dato della Svizzera e dell’Austria (intorno al 35%) e ancor più rispetto agli Stati Uniti (46%). Per raggiungere questo fine strategico per lo spostamento delle merci – sia all’interno dei nostri confini che verso l’esterno – è necessario intervenire sulle infrastrutture incrementando la capacità di traffico e i poli intermodali. L’obiettivo è quello di decarbonizzare il trasporto merci facendole viaggiare su rotaia per percorrere le medie/lunghe distanze attraverso un migliore raccordo tra interporti e infrastruttura.

Per questa finalità, all’interno del Piano FS, sono previste una serie di misure in un’ottica di sistema per un totale di quasi 2,5 miliardi. La realizzazione di nuovi terminal ferroviari, tecnologicamente avanzati e a basso impatto sull’ambiente, potrà incrementare i volumi di merce, anche nel trasporto intermodale. A questo si aggiunge, in modo non marginale, il ruolo delle nuove linee a cui il Gruppo FS sta lavorando, come ad esempio il Terzo Valico dei Giovi: la parte terminale a sud del corridoio Reno-Alpi che potrà trasformare il nodo di Genova nel principale hub lungo la rotta commerciale dall’Estremo Oriente all’Europa, accorciando i tempi di trasporto via mare di circa 5 giorni di navigazione rispetto ai porti nordeuropei come Rotterdam e Anversa. Interventi fondamentali per il Gruppo, ma anche per l’intero Paese, motivo per cui si percepisce a chiare lettere la strategicità e la necessità – da parte dell’attore pubblico – di rendere concretizzabile quanto messo nero su bianco da Ferrovie attraverso procedure più snelle scongiurando anche eventuali opposizioni da parte dei territori dove i cantieri dovranno sorgere.

Un Piano certamente ambizioso è vero, ma che rischia di essere profondamente intaccato a causa delle incertezze che derivano dalla revisione degli equilibri geopolitici e dagli inevitabili impatti che questi hanno sulla catena di approvvigionamento. L’aumento del costo delle materie prime, infatti, incide pesantemente sulla realizzazione delle opere incluse nel Pnrr e, di riflesso, anche su quelle proposte all’interno del Piano Industriale. Un tema che non dipende dalla volontà delle imprese del Gruppo, ma su cui lo Stato e l’Europa devono riflettere concretamente al fine di portare a compimento le linee guida di quello che è un imponente piano di rilancio continentale: il NextGeneration EU.

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La mobilità è un fattore strategico per lo sviluppo del Paese, per le imprese, così come per i singoli cittadini delle aree urbane tanto quanto di quelle più periferiche. Riuscire a incidere, in meglio, anche sulla qualità della vita degli utenti è certamente un obiettivo rispettoso dei principi della CSR. Ferrovie è determinata a diventare protagonista della transizione ecologica, energetica e digitale, tenendo anche conto della sostenibilità economica e sociale. Il tutto attraverso un dialogo costruttivo con gli enti territoriali al fine di giungere a un’unità d’intenti tale da allontanare la fenomenologia NIMBY (Not In My Back Yard), tra i cittadini, e NIMTO (not in my terms of office) nei decisori pubblici.

Il Gruppo Ferrovie dello Stato dimostra di aver compreso quelle che sono le giuste pretese da parte della società e intende presentarsi attrezzato per affrontare le sfide. Ferrovie è un’azienda trasversale che “incontriamo” più volte nel nostro vivere quotidiano, ma anche un asset strategico per moltiplicare la capacità competitiva del nostro Sistema Paese. Persone, merci e ambiente, tre parole interconnesse tra loro, che si sovrappongono su più piani al fine di giungere a un benessere materiale e umano quanto più diffuso. Una rete infrastrutturale efficiente è un fattore abilitante per la mobilità, per l’integrazione delle aree interne e la riduzione dei divari, così come per la capacità attrattiva della Penisola, la quale deve credere nel proprio sistema portuale sfruttando la possibilità di essere un approdo affidabile ed efficiente per i volumi di merci provenienti da Suez.

Un elemento, quest’ultimo, d’interesse nazionale, ma anche europeo in quanto rappresenterebbe la concretizzazione della politica europea dei trasporti la quale, mediante i corridoi TEN-T, si pone l’obiettivo di generare un’unica rete transeuropea multimodale per integrare trasporto terrestre, marittimo e aereo.

Senza cedere il passo alla retorica il Piano 2022-2031 del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane coglie a pieno lo spirito del tempo. Il momento storico che stiamo vivendo rappresenta – sotto molti punti di vista – un bivio per tutto il nostro modello di sviluppo e per la nostra società.  L’Italia e l’Europa sentono l’urgenza di reagire coniugando esigenze diverse, per guardare con fiducia agli anni a venire. L’emergenza pandemica prima e la guerra in Ucraina ora, stanno incidendo pesantemente sulle dinamiche della nostra società, hanno mutato i modelli di consumo, messo in discussione diversi paradigmi per questo – visto l’emergere di grandi incertezze – vedere un progetto di così ampio respiro rappresenta un atto coraggioso che incide anche sulla reputazione aziendale. Ferrovie si rinnova e innova l’ambiente in cui si muove, espandendosi fuori confine e puntando sulla connettività la quale – per rispondere alle esigenze degli utenti – dovrà essere offerta anche sui treni regionali.  La messa a terra del Piano sarà complessa soprattutto considerando le disomogeneità territoriali. Il Sud del Paese paga a caro prezzo l’assenza di progettazione; Calabria e Sicilia vivono una condizione deficitaria la cui causa non può essere attribuita solo alle peculiarità orografiche.

L’Italia – soprattutto vista la strategicità delle due regioni – deve trascinare le aree più a Sud nel XXI° secolo e lasciarsi alle spalle quella “politica degli annunci” che ha fatto più bene alla carriera politica di qualche amministratore locale piuttosto che al territorio da lui amministrato. L’obiettivo della coesione territoriale è una componente del Pnrr e per questo la rete infrastrutturale e i servizi ad essa connessi saranno centrali. Dal concetto di metropolitana d’Italia varato con l’Alta Velocità ferroviaria si sta sempre più giungendo alla piena integrazione di tutti i sistemi al fine di giungere a un modello di sviluppo teso alla crescita, ma senza rinunciare alla sostenibilità. L’Italia deve correre e necessita del contributo di idee e progetti ambiziosi. È fondamentale, per questo Paese, superare le secche frutto di un lungo periodo di stagnazione e sfiducia diffusa attraverso un grande senso di concretezza in cui non può esserci spazio per indecisioni frutto di demagogici calcoli politici.