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La guerra in Ucraina è una mazzata sul turismo ma facciamo chiarezza
Quanto vale(va) davvero il turismo russo in Italia? Non lo sappiamo. Di certo molto più dello scarso miliardo di euro di spesa citato dai media in questi giorni, ma non esageriamo. La guerra in Ucraina è l’ennesima mazzata, è indubbio che per alcune località italiane le perdite saranno gravi, ma è bene fare chiarezza sul caos dei numeri che impazzano.
Nei momenti di crisi tutti i limiti delle statistiche del turismo italiano vengono a galla. Completano il quadro la mancanza di rilevazioni alternative e la propensione, anche da parte di istituzioni competenti e addetti ai lavori, ad accettare questi dati senza farsi qualche domanda.
Così l’infodemia di dati e previsioni, come nel caso dei turisti cinesi due anni fa, dilaga in rete, alimentando le immancabili strumentalizzazioni politiche. I filo Russia enfatizzano le perdite e sbraitano contro il Governo o la NATO, mentre dall’altra parte, chi sostiene la bontà delle sanzioni minimizza, così come ha fatto anche il ministro Garavaglia, che piuttosto sembra essere preoccupato del ritorno dell’overtourism, quello di massa che stravolge i nostri centri storici.
Vale la pena menzionare alcuni casi eclatanti. Non importa se la fonte è un “cuggino” dell’assessore o se si tratta solo di un refuso di battitura. Più il numero è sballato e più eccita commentatori seriali ed “esperti” di turno che leggono che “solo l’assenza dei turisti russi costerà al Lazio quest’anno 20 milioni di pernottamenti in meno” o che ben 300 mila oligarchi (addirittura) prendevano d’assalto Ischia.
Quando invece sono citate le due statistiche ufficiali (2019) alcuni scambiano presenze per arrivi. Tutti, ma proprio tutti, insistono nel citare la spesa secondo Banca d’Italia pari a 984 milioni di euro (in quanto unico dato disponibile), insieme al numero degli arrivi secondo ISTAT pari a 1,7 milioni (tra le due rilevazioni è sempre il più alto). Pere con mele. Con i loro “bachi”. Entrambe le versioni ufficiali evidenziano il peso relativo del mercato russo per spesa e per quantità.
Se a prima vista il miliardo di euro sembra a tanti un “numerone”, come sempre ”il diavolo sta nei dettagli”, che minano dal basso la credibilità di questi dati.
L’incesto statistico, la spesa pro capite ed il mito del turista russo “big spender”
Innanzitutto la spesa va letta in relazione agli arrivi della stessa indagine di Banca d’Italia. In caso contrario, se si considerano gli arrivi di ISTAT, l’”incesto statistico” partorisce un “mostro” con una spesa pro capite pari a 553 euro. Anche nelle previsioni s’incorre nello stesso errore, quando si stima la perdita di oltre 300 mila turisti ucraini e russi ed una contrazione della spesa turistica di quasi 180 milioni di euro.(come dire, 600 euro a testa).
Una spesa che non coincide con l’archetipo del turista russo “big spender”, mito che, in base ai dati della UNWTO, l’Organizzazione mondiale del turismo, è forse da ridimensionare. La Russia nel 2019 era il 6º mercato mondiale per spesa all’estero ( 5º nel 2013 ) per poi scendere al 13º posto nel 2020, dietro anche a India ( 9º) e Italia (11º). Il dato della spesa media per viaggio dei russi è calato da 1099 dollari nel 2014 a 798 nel 2019, passando dalla 15ª alla 20ª posizione della classifica europea.
Il quasi miliardo di Banca d’Italia è sempre “ingigantito” dalle contestuali dichiarazioni degli operatori del Tax Free Shopping, che ci ricordano quanto i Russi siano amanti del lusso, con lo scontrino medio tra i più alti, etc etc . Ma sono due cose diverse. Palazzo Koch non considera acquisti di beni di lusso come risulta evidente nella descrizione della spesa per motivazione di viaggio. Secondo una stima competente e più che attendibile la spesa dei turisti russi per acquisti Tax Free Shopping tre anni fa da sola valeva più di un miliardo di euro, a cui va aggiunto l’ importo speso nei negozi, artigiani, shopping mall e altro, ma senza questa agevolazione. Difficile pensare che gli intervistatori alle frontiere dell’Istituto Doxa per conto di Bankitalia possano davvero “intercettare” l’effettiva spesa dei famosi oligarchi che arrivano con aerei privati e yacht.
Non solo vacanze
Il miliardo in questione è generalmente attribuito tout court ai turisti russi per vacanza, motivo che in realtà peserebbe circa il 65%. Nelle analisi del turismo italiano viene spesso trascurato il peso degli altri motivi personali, tra i quali la visita a parenti ed amici (se non per considerarli tutti turisti delle radici!) e dei viaggi per lavoro o partecipazione a fiere e congressi, la cui consistenza è ben più consistente di quanto appaia in queste rilevazioni.
ISTAT non pubblica dati specifici sulle presenze dei turisti dall’Ucraina. Sarebbe interessante analizzare questo dato , anche in considerazione del fatto che l’ Italia ospita la maggior comunità di ucraini in Europa, fatta eccezione per i paesi limitrofi. Per Banca d’Italia gli ucraini hanno speso 113 milioni di euro nel 2019, mentre nelle statistiche UNWTO l’Ucraina nel 2020 avrebbe generato una spesa all’estero di 4,7 miliardi di dollari ( 13ª nel ranking Europa ).
Un mercato statico già da tempo
Come più volte detto il dato degli arrivi di ISTAT non è attendibile: se il signor Boris visita Roma, Firenze e Venezia, spendendo due notti in ciascuna città, risulterà come tre arrivi e 6 presenze in Italia. Sempre meglio considerare le presenze, che, al pari della spesa, hanno visto anche in Italia il picco negli anni 2013/2014, per poi rimanere abbastanza statiche .
Dove sono le ville degli oligarchi?
Il dettaglio dei pernottamenti in base alla scelta dell’ alloggio evidenzia un maggior peso delle case in affitto (23 %) in relazione a quello a totale mercati (16 %). Al contrario nella categoria case di proprietà il peso (1,5 %) è inferiore a quello a totale flussi internazionali (3,4 %) collocando la Russia al 13º posto del ranking paesi esteri.
Insomma per tornare a certi numeri “strani” che circolano, anche queste rilevazioni non sembrano contemplare non solo le ville degli oligarchi che spendevano anche 250 milioni di euro in un mese in Sardegna, ma neanche i 300 appartamenti a Scalea (nel vídeo la senatrice parla di 500) dei tanti professionisti e possidenti russi che amano la Calabria.
Dove andavano e dove spendevano i turisti russi in Italia
Per definizione i pernottamenti di Bankitalia dovrebbero essere sempre superiori alle presenze di ISTAT. Se questo è vero a totale Italia, anche qui, se si scende nel dettaglio di regioni e località più visitate le sorprese non mancano. Difficile considerare attendibili gli importi di spesa calcolati per buona parte delle regioni, inclusa la Lombardia, visto che si riferiscono a volumi di presenze ben inferiori a quelli registrati da ISTAT per i soli esercizi ricettivi. Per Sicilia, Sardegna ed Emilia Romagna invece sarebbero il doppio!
Per esempio la spesa di un misero milione di euro in Puglia è riferita alla stima di 7mila pernottamenti, ma quelli contati da ISTAT, documenti alla mano, solo in hotel e strutture extra alberghiere sono stati 106 mila, ai quali andrebbero aggiunte poi le tante presenze ad oggi ancora non rilevate (Airbnb e similari).
Anche il ranking dei comuni con maggior numero di arrivi di turisti russi e relativa spesa per arrivo restituisce una fotografia distonica rispetto all’usuale descrizione dei turisti russi che prediligono Milano e Roma per gli acquisti, senza considerare che tra le località più visitate non ci sono Versilia, Costa Smeralda né la Riviera dei Cedri.
La scarsa attendibilità di questi dati è più stridente per il mercato russo o quello cinese , ma riguarda tutta la spesa dei turisti esteri in italia. Nel ranking UNWTO 2019 la spesa pro capite del turista Internazionale in Italia si posizionava al 22° posto in Europa! Non può essere.
Sebbene anche queste classifiche siano sempre da prendere con le pinze, a causa delle diverse composizioni dei flussi e metodologie applicate da ogni paese , la conseguenza è che se il Bel Paese è ancora tra le prime destinazioni mondiali per entrate turistiche, lo deve solo alle quantità, quelle espresse dal turismo di massa, così esacrato.
L’ Italia era già fuori dal “radar” dei turisti russi. Turchia Superstar
Fino agli anni 2018/2019 l’Italia si batteva per il primo posto nelle preferenze dei turisti russi nella vecchia Europa con Spagna e Germania (che conta su 236 mila residenti russi contro i 40 mila in Italia e gli 80 mila in Spagna) ed una forte componente dei viaggi per fiere ed affari.
La meta di vacanze preferita dai russi è la Turchia, che nel 2021 per la prima volta ha superato l’Italia nel ranking mondiale delle destinazioni con più numero di turisti, collocandosi al quarto posto. Nel 2019 la Turchia ha registrato 7 milioni di turisti russi, scesi a 2 nel 2020 e risaliti a 4,7 nel 2021 (Banca d’ Italia ne ha contati 239 mila). In questo interessante studio di Oxford Economics, sono citati 31 milioni di viaggi dalla Russia e 19 dall’Ucraina nel 2019 e si analizzano anche gli effetti della svalutazione del rublo e della crisi energetica Anche la UNWTO ha preparato un report dedicato agli effetti della guerra che evidenzia tra le destinazioni che più dipendono dal mercato russo anche San Marino!
Se l’elevata dipendenza dal turismo russo è fonte di preoccupazione in Turchia, è interessante notare che qualcuno parli di “un mercato che in condizioni normali vale più di 30 miliardi di euro”! Una stima sensata, che va al di là dell’output delle rilevazioni di frontiera e che considera giustamente tutto l’indotto.
D’altra parte se gli oligarchi hanno spostato i loro yacht in Turchia, Erdogan pensa di accettare i rubli ed i due paesi stanno incrementato i collegamenti aerei, è probabile che i Russi che non soffriranno troppo la svalutazione del rublo e continueranno a privilegiare questa destinazione. Nella lista redatta dall’associazione di tour operator russi sulle principali mete nel 2021 emerge chiaramente che i “paesi aperti “ come Egitto, Emirati, Cipro e Grecia sono stati al top delle preferenze e continueranno così anche quest’ anno. C’è anche la Croazia, ma non l’ Italia, e non poteva andare diversamente, a causa della prolungata chiusura ai turisti vaccinati con Sputnik.
La prima conclusione è che se il turismo ricettivo italiano è sopravvissuto alla mancanza dei famosi “quasi 4 milioni” di cinesi, può farcela anche senza i russi. In base ai dati 2021 la perdita totale delle presenze russe (2 milioni) equivarrebbe ad un calo del 6% di quelle espresse dalla Germania (34 milioni), mercato che presenta ampi margini di recupero non solo verso il 2019 (82 milioni), ma addirittura in relazione al 1997 (110 milioni), primo anno dell’indagine di Banca d’italia.
La seconda è che quest’indagine compie un quarto di secolo senza novità e senza quel sostanziale upgrading che meriterebbe, al pari delle statistiche di ISTAT, e del quale abbiamo parlato altre volte su questo blog.
Finché c’è il PNRR c’è speranza!
Ministero del Turismo ed ENIT promettono che l’hub digitale del turismo che verrà grazie al PNRR, oltre a tante altre “meraviglie” avrà una sua dashboard con nuovi dati . Ci auguriamo che non siano solo quelli relativi al travel sentiment, o al fatto che Roma e Milano siano le più cercate e che i tedeschi siano i più interessati al Bel Paese, come apprendiamo settimanalmente. Che poi, certi dati andrebbero pubblicati sul sito corporate come fan tutti e non su quello B2C.
Senza una seria riforma delle attuali statistiche non c’è dashboard che tenga. Servono dati tempestivi, attendibili, e che rendano giustizia all’effettivo valore economico del turismo internazionale nel Bel Paese. Nel frattempo nella sezione con le principali fonti informative nazionali e sovranazionali in materia di dati turistici del sito del ministero del Turismo, Banca d’Italia non è nemmeno citata.
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