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Quanto conta valorizzare i talenti nella strategia delle aziende?
Post di Azzurra Rinaldi, responsabile della School of Gender Economics e del corso di laurea in Economia del turismo all’università di Roma Unitelma Sapienza –
Negli ultimi anni, si inizia a parlare di Talentonomics, ovvero dell’impatto in termini di profitti per l’impresa quando riesce ad utilizzare i talenti efficacemente, valorizzandoli. Nelle aziende, uno dei principali nodi problematici in questo ambito risiede proprio nella quantificazione del ritorno che possa essere univocamente attribuito a quella risorsa, a quella persona in quello specifico ruolo. Del resto, come ormai sappiamo, quello di posizionare la figura giusta al posto giusto è anch’esso un talento e, nelle aziende, non accade per caso. Al contrario, richiede uno sguardo costante ed attento alle aree nelle quali realmente si crea valore. E, ovviamente, alla misura in cui i migliori talenti contribuiscono al risultato complessivo.
Sfortunatamente, non tutte le aziende lo comprendono e, nel taglio forsennato dei costi, alcune fanno cadere la mannaia anche sui migliori talenti. Peccato: le aziende, così come i sistemi economici, crescono e si sviluppano quando massimizzano il proprio potenziale valorizzando le proprie persone. Un esempio? Il valore della conoscenza collettiva della popolazione statunitense ammonta a circa 240.000 miliardi di dollari (di gran lunga superiore rispetto al valore degli altri input per la crescita economica).
Vi sono, poi, alcuni settori nei quali il talento individuale sembra contare ancora di più che in altri. Prendiamo il settore della musica. Stando al Music Revenues Report 2020 pubblicato dal RIAA (Recording Industry Association of America), il fatturato della musica registrata negli Stati Uniti è cresciuto del 13% nel 2019, mostrando una crescita a due cifre per il quarto anno di fila. Annualmente, il settore contribuisce alle esportazioni USA con oltre 9 miliardi di dollari. Inoltre, per ogni dollaro generato dalle attività musicali, si creano ulteriori 50 centesimi nelle varie filiere.
Cosa accade in Europea? La ricerca “The Economic Impact of Music in Europe”, pubblicata da Oxford Economics a fine 2020 evidenzia come, nei 27 Paesi Membri (più il Regno Unito), il settore musicale supporti 2 milioni di posti di lavoro, contribuisca con quasi 82 miliardi di Euro al valore aggiunto lordo del PIL della UE a 28 e si traduca in esportazioni per un valore pari a 9,7 miliardi di Euro.
Un settore in crescita, che produce importanti flussi di ricchezza nell’economia mondiale. Ma anche un settore nel quale l’individuazione e la fioritura dei talenti è fondamentale.
Un esempio di attività costante di ricerca mondiale di talenti, in particolare per il settore dell’opera, è quello condotto da Opera for Peace.
Come ricorda la direttrice e cofondatrice Julia Lagahuzère, “l’opera è per sua natura un settore artistico internazionale, con repertorio in più lingue, musicisti provenienti da tutto il mondo e operanti in diversi paesi. Per avere successo quindi bisogna conoscere le persone giuste, o almeno avere la possibilità di farsi notare, e di essere scoperti. Inoltre, non bisogna dimenticare che per avere una carriera sostenibile è necessario possedere una solida tecnica vocale oltre a partecipare a lezioni di interpretazione musicale e artistica, e quindi l’accesso a un’istruzione a prezzi accessibili risulta essere uno dei chiave per il percorso di sviluppo di ciascun giovane talento. Il ruolo più importante di Opera for Peace è proprio quello di offrire pari opportunità ad artisti di tutti i continenti e differenti background”.
Entriamo più nel dettaglio: di cosa si tratta? “Dal momento in cui è nata Opera for Peace nel 2019, siamo stati presenti in sei continenti con i nostri programmi, conferenze e concerti. Il nostro obiettivo è identificare individui di talento che inizialmente sosteniamo per diventare professionisti autosufficienti che poi diventano ambasciatori dei nostri valori positivi che sono riassumibili nella stessa nozione di pace. Questi ambasciatori avranno un impatto in tutto il mondo, specialmente nei loro paesi, dove altri giovani vedranno che essere un artista è un’opzione possibile e un percorso di carriera praticabile. Per avere un impatto ancora maggiore, abbiamo istituito una serie di Accademie, la prima nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa, e la successiva in Africa, che sarà lanciata quest’anno. Siamo anche molto attivi in Europa e stiamo lavorando ora per organizzare tra la fine di maggio e inizio giugno la nostra Accademia a Roma 2022. Sarà un evento sostenuto dalla Banca Europea per gli Investimenti con la collaborazione delle migliori istituzioni artistiche e di istruzione superiore, al fine di offrire un’opportunità ai massimi livelli per venti artisti principalmente dei paesi emergenti di formarsi con i membri del nostro team, i nostri ambasciatori e consiglieri”.
Ma parliamo di talento: “La differenza tra la vita prima e dopo la scoperta del proprio talento, è la capacità di sostenersi economicamente, gestire una carriera con impegni professionali ma anche la gioia di essere tra i lavoratori una delle minoranze privilegiate che vengono pagate per il proprio talento. Poi più tardi arriva la responsabilità di diventare un personaggio pubblico, esibirsi su un palcoscenico, essere presente su piattaforme multimediali dove le persone ti ascoltano attraverso la tua musica e le tue opinioni, oltre a diventare un esempio e un portavoce per gli altri che non hanno questa opportunità”.
Una delle storie di successo, tra i talenti individuati e sostenuti da Opera for Peace, è quella di Betty Garcés, nata a Buenaventura, in Colombia. Una storia iniziata tra stenti e difficoltà economiche e famigliari, una ragazza che a 14 anni si trova a vivere da sola a Cali, l’amore per la musiva che la porta a conseguire la laurea al conservatorio di Cali nel 2007. Oggi Betty è la prima donna Afro-Colombiana a costruire una carriera come cantante lirica a livello internazionale. Grazie all’intervento di opera for Peace.
E, accanto all’emersione dei talenti, uno dei principi ispiratori di Opera for Peace risiede nella trasformazione dei talenti scovati in Ambassador per altri talenti. La direttrice di Opera, Julia Lagahuzère, lo conferma: “Il riconoscimento più alto è l’impatto che un artista può avere nel mondo, come garantire che ogni singolo artista attraverso l’unicità della propria identità artistica si trasformi in un imprenditore sociale con autonomia finanziaria, un’acuta consapevolezza del mondo attuale e a cosa possa contribuire l’aver fatto parte dei nostri progetti innovativi. Questa influenza porta a percepire in ciascun artista un sentimento di appartenenza e responsabilità nel trasmettere a sua volta questi valori ai suoi coetanei, alle comunità e, nel tempo, alle generazioni future attraverso la comunicazione creativa e le emozioni condivise. Questo è l’effetto moltiplicatore speciale per cui tutti ci sforziamo: un cambiamento positivo che non si ferma solo a un artista ma che ispira un villaggio, un paese, un’intera generazione di giovani che credono fortemente che attraverso il duro lavoro e il successo, l’opera lirica è anche per loro, e quella cultura è davvero una scelta di carriera praticabile per poter sostenere se stessi e “sfamare” le proprie famiglie”.
Una trasformazione sociale che prende le mosse dall’assunzione di una responsabilità personale. Possiamo quindi affermare che il valore del talento sia amplificato quando i suoi effetti si moltiplicano a livello collettivo?
Secondo Julia Lagahuzère è così: “I giovani artisti di oggi che diventeranno gli artisti affermati del futuro devono essere capaci di pensare alla propria carriera individuale senza smettere mai di chiedersi come possano sfruttare al meglio il loro talento per usarlo anche per aiutare gli altri e cambiare così la società contribuendo a trasformarla in qualcosa di migliore”.
Twitter @laprofrinaldi