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Guerra e mercati: come investire alla vigilia (presunta) di un conflitto
Guerra alle porte? Le forti tensioni provenienti dall’Ucraina preoccupano giustamente sotto tanti aspetti. I rischi geopolitici fanno parte del gioco (dei mercati) e rappresentano da sempre un fattore esogeno da monitorare. In attesa di vedere qualche segnale di auspicabile distensione tra i Paesi coinvolti, è importante imparare dal passato come affrontare sui mercati l’avvio di un conflitto.
Veniamo da un secolo certamente prolifico dal punto di vista della quantità di conflitti, a cominciare dalla Prima Guerra Mondiale fino alle più recenti Guerre del Golfo. Per capire gli effetti di un potenziale conflitto sulle borse occorre analizzare l’andamento degli indici azionari durante le varie guerre.
In particolare, prendiamo come riferimento il Dow Jones Industrial Average (DJIA). Sebbene sia stato recentemente superato in termini di rilevanza e completezza dallo S&P 500, è l’unico indice che vanta alle spalle una storia centenaria e che dunque ha attraversato tutti i principali eventi dell’ultimo secolo.
Il grafico mostra la performance generata dal DJIA dal momento dello scoppio effettivo del conflitto al momento in cui si è concluso.
Come si evince chiaramente, il Dow Jones è sempre uscito ampiamente in territorio positivo e rafforzato al termine dei principali scontri armati del ‘900. Anche le due Guerre del Golfo, per quanto con performance meno eclatanti, hanno consentito al DJIA di uscire dalla guerra con il segno più.
L’andamento dell’indice DJIA durante i periodi selezionati denota in modo piuttosto evidente che il successo di una strategia di investimento (ancor più se orientata al mercato azionario) è tanto maggiore, quanto maggiore è la capacità di resistere agli shock esterni.
Ecco perché giocare a fare gli aruspici rischia di rivelarsi una dispendiosa perdita di tempo. Meglio contenere i propri impulsi emotivi e prendere atto che un piano finanziario di lungo periodo, se strutturato in maniera corretta, è efficiente a prescindere dagli eventi di breve termine.
D’altronde, come affermava John Bogle, il tempo è il principale amico degli investitori.