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Donne, imprese e reti: ecco i pro e i contro. Il caso Forza ragazze!
Post di Azzurra Rinaldi, responsabile della School of Gender Economics e del corso di laurea in Economia del turismo all’università di Roma Unitelma Sapienza –
Nuovo anno, vecchi problemi. Il Report Unioncamere sulle Imprese Femminili 2021 fornisce dati che non possiamo definire incoraggianti: sebbene sia aumentato nel biennio 2020-2021, il peso percentuale delle nuove imprese femminili sul totale si è ridotto del 2% circa, dal 27,1% di due anni fa al 25,4% al mese di settembre 2021. Ma fortunatamente il quadro non è totalmente negativo, se circa il 24% di queste nuove imprese femminili assume la configurazione di una società di capitali, nascendo quindi con delle caratteristiche più solide e strutturate rispetto a quanto non avvenisse prima. Un ulteriore dato positivo: da gennaio a settembre del 2021, il numero delle imprese femminili che sono state registrate è superiore (7.000 unità in più) rispetto allo stesso periodo del 2020 (anche se, a dire il vero, sono ancora 9.200 in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, ovvero al periodo precedente alla crisi legata al Coronavirus).
Sono dati che non possiamo ignorare: basti pensare che il 21% del PIL italiano viene prodotto dalle imprese femminili, secondo un Report pubblicato dalla Fondazione Leone Moressa e Federcasalinghe. E la creazione di impresa si configura come una risposta della forza lavoro femminile ad un mercato del lavoro che non la richiede (e che anzi, a tratti pare perfino che la osteggi). Non sarà un caso, quindi, che, nei primi nove mesi del 2021, a registrare il maggior numero di nuove imprese femminili sia stata proprio l’Italia meridionale, area nella quale peraltro il peso percentuale delle imprese femminili sul totale è pari a circa il 26%, con un valore superiore rispetto alle altre aree del Paese.
Ma se c’è qualcosa che possiamo aver imparato perfino noi economisti in questi ultimi due anni è che non possiamo fermarci ad una mera analisi quantitativa, perché (sebbene sia la nostra comfort zone ed in alcuni casi una coccola all’ego) il rischio, che è quasi una certezza, è quello di non cogliere il senso complessivo dei fenomeni. Ed anche nell’analisi delle imprese fondate e guidate da donne non dobbiamo limitarci ad osservarne la crescita quantitativa.
Perché le donne non creano solo occupazione e ricchezza, ma sono anche portatrici di un modello diverso. Questo, quantomeno è quello che emerge da numerose ricerche, tra cui il recentissimo Report Women in the Workplace 2021 di McKinsey & Company. Il Report evidenzia ad esempio che, rispetto agli uomini che ricoprono i medesimi ruoli, le donne manager sono molto più impegnate nella promozione del benessere dei e delle dipendenti e questo produce effetti molto positivi per l’azienda nel suo complesso. Ed in primis per i e le dipendenti, che secondo la ricerca sono più felici del proprio lavoro, meno soggetti a burn out, più leali all’azienda e più propensi a consigliare la propria azienda come un ottimo luogo di lavoro. Ciononostante, la ricerca (condotta su 423 organizzazioni, intervistando oltre 65.000 dipendenti), evidenzia due dati su cui riflettere ulteriormente: nel corso dell’ultimo anno, 4 donne su 10 tra le intervistate hanno valutato l’idea di ridimensionare la propria carriera o di lasciare il proprio lavoro. E, anche se dal 2016 il volume complessivo è in aumento, le donne nelle posizioni apicali sono ancora ferme al 24% del totale.
Molto lavoro da fare, quindi. Ma vi sono alcuni settori nei quali le donne rivestono un ruolo centrale. Tra gli altri, il settore moda. I dati del Centro Studi CNA lo confermano: il 45% delle aziende sono a conduzione femminile. E proprio cinque di loro sono state promotrici di una bella iniziativa che ha portato il made in Italy in Giappone (dove, ricordiamolo, la moda italiana è molto richiesta: nel periodo compreso tra gennaio e maggio 2021, le esportazioni italiane del comparto abbigliamento sono aumentate del 20,3%, con un aumento del 17,1% per l’abbigliamento maschile e del 14,2% per quello femminile).
“Forza Ragazze”, come è stata denominata l’iniziativa, nasce appunto dalla volontà di cinque imprenditrici, artigiane e designer di raccontare il Made in Italy in maniera finalmente differente rispetto a quella tradizionale e stereotipata che spesso viene ritenuta vincente sui mercati internazionali. E nasce dalla capacità di creare una rete di relazioni prima di tutto umane, fra persone che si sono riconosciute nell’estraneità rispetto al lusso gridato ed al debordare dei brand più noti. Sfruttando alcune delle potenzialità ancora inespresse dell’artigianato digitale, le cinque imprenditrici hanno potuto costruire una squadra in grado di lavorare a distanze geografiche e commerciali quantomeno complesse. “Forza Ragazze” è, prima di tutto, un incitamento al fare bene ed al farlo anche lontane da casa.
Ma chi sono le cinque imprenditrici sbarcate a Tokyo? Gaia Segattini, fondatrice di Gaia Segattini Knowtear, azienda che produce maglieria da tramandare alle nuove generazioni; Silvia Bartolini e Costanza Turchi, titolari del brand sartoriale Clotilde, con i loro abiti trasformabili; Paola Brunello, che con Rosso Cuore realizza i suoi monili narrativi ispirati alla viaggiatrice femminista Nellie Bly; Daniela Diletti, titolare di La Marchigiana, azienda specializzata nella pelletteria, nelle cui borse raccogliere esperienze quotidiane e vita vissuta.
Forza ragazze è stato un evento pop up di 4 giorni che si è svolto nel quartiere della moda di Tokyo. Il team organizzativo, quasi del tutto al femminile, è stato composto da buyer, grafici, stylists, influencer e agenti, contattati in maniera spontanea tramite Instagram, dove le cinque artigiane sono molto attive. Alla presentazione dei prodotti si è affiancato uno storytelling nuovo, un concetto di Made in Italy contemporaneo, grazie anche al fatto che partner dell’evento è stato il progetto “Fatto bene”, un archivio di oggetti italiani che esistono da generazioni. L’evento ha centrato l’obiettivo, individuando da subito un tipo di pubblico targettizzato e molto simile a quello dei consumatori italiani dei brand coinvolti ed ottenendo risonanza su riviste e blog giapponesi, oltre che italiani.
Un progetto virtuoso, nelle parole di Gaia Segattini: “Forza ragazze è stato un primo esperimento di come le connessioni digitali, efficaci se targettizzate e senza intermediari, possano portare alla costruzione di progetti in presenza anche internazionali, che il fare rete con brand simili possa amplificare il valore percepito e dividere i costi, che l’efficacia di un format oggi non va misurata nei grandi numeri, ma nelle potenzialità concrete e nel coinvolgimento ed affiatamento degli attori”. Un progetto che è stato in grado di canalizzare energie ed entusiasmo. Anche secondo Paola Brunello: “Le mie Nellie (spille e collane) in Giappone sono volate più di una volta e da qualche anno vanno girovagando nel Sol Levante. Forza ragazze per me è stato amore a prima vista, un’avventura nuova e potente: cinque donne, cinque imprenditrici, cinque artigiane e designer che raccontano il Made in Italy di nuova generazione e l’artigianato contemporaneo italiano al femminile, attraverso un concept di eccellenze, in uno spazio polifunzionale del quartiere di Daikanyama a Tokyo. Grazie ad una rete di contatti umani tessuti nel tempo e favoriti poi dal digitale, siamo riuscite a costruire una squadra tutta al femminile animata dallo stesso spirito e da un medesimo obiettivo: raccontare l’artigianato del Made in Italy dove protagonista è il femminile e l’uso quotidiano di oggetti è animato da memoria, tradizione e innovazione”.
Fattore fondamentale è stata la creazione di reti, anche nell’opinione di Silvia Bartolini e Costanza Turchi: “In questo periodo complicato, ancora di più si è rafforzata l’idea che l’unione di imprenditrici, artigiane e designer con la voglia di raccontare un artigianato diverso sia una strada buona e nuova da percorrere. Lontane dal lusso e dal sistema veloce del Fashion System, pensiamo che il fare rete porti dei valori aggiunti ai prodotti che creiamo. Quando le donne fanno gruppo, sono in grado di vedere oltre una semplice opportunità: fanno sì che un’occasione diventi realtà grazie alla ricerca di bellezza, di idee nuove, di voglia di fare, di attenzione e concretezza”.
Ma non è finita qui, perché le cinque imprenditrici stanno già pensando alla prossima edizione. Lo conferma Daniela Diletti: “Forza ragazze vuole farsi evento pilota per un progetto di più ampio respiro che metta sul tavolo artigianato, cultura e turismo insieme, per raccontare un’Italia bella e nuova. Come nuova è la narrazione del femminile, non più e non solo come target di mercato, ma come vero e proprio protagonista della scena imprenditoriale nazionale”.
Un modello da cui trarre ispirazione, un’iniziativa che punta su fattori come la condivisione, la creazione di reti e la comunanza di visione che sono in grado di creare valore non solo sotto il profilo aziendale, ma anche sotto quello della collettività.
Twitter @laprofrinaldi