Mattarella, Draghi e i dati a sostegno (anche) delle opinioni altrui

scritto da il 02 Gennaio 2022

L’autore di questo post è l’avvocato Matteo Bonelli. Si occupa di societario e contrattualistica commerciale 

Dal messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica non ci si deve attendere molto. La sua liturgia prevede affermazioni come “la mamma è buona”, da declamare con toni profondi e commoventi, a cui seguono usualmente giaculatorie di “fedeli” sparsi qua e là.

Così è stato anche quest’anno, in cui il messaggio del Presidente è stato dominato, come era prevedibile, dalla pandemia. Solo verso la fine si è rivolto ai giovani, da cui sembra dipendere il futuro del nostro paese: un’ipotesi più plausibile, direi, che il futuro dipenda dai vecchi. D’altra parte non ricordo nemmeno il discorso di un Presidente della Repubblica che non abbia speso qualche buona parola sui giovani e che non ci abbia rivelato che il futuro dipende da loro.

Nella nostra epoca digitale dominata dall’istantaneità, le giaculatorie dei fedeli non hanno tardato a farsi udire, soprattutto fra i politici “commossi” perché il Presidente ha elogiato la “maturità” degli italiani – almeno non più la “resilienza” – nell’affrontare la pandemia, come se gli altri popoli avessero reagito diversamente.

Non ho nulla contro questo rituale, sia ben chiaro. È uno dei tanti che ci toccano. Sono forse più attratto dalle sue forme più dadaiste, come il messaggio di fine anno di Martina dell’Ombra, che ci ha ricordato gli eventi che hanno dominato i mesi scorsi – Gennaio: Biden e Covid; febbraio: Draghi e Covid; Marzo: quarantena e Covid; Aprile: Primavera e Covid; Maggio: fine del lockdown e Covid; Giugno: Covid; Luglio: l’Italia vince gli europei di calcio e Covid; Agosto: Covid; Settembre: Green Pass e Covid; Ottobre: Covid; Novembre: Halloween e Covid; Dicembre: arrivo della variante Omicron… Quindi Covid – più o meno gli stessi che hanno occupato due terzi del messaggio del Presidente, ma in un decimo del suo tempo.

In ogni caso, come si fa a non essere d’accordo con lui? Ma pure con chi si spella le mani per applaudirlo, o con chi si inginocchia come se avesse ascoltato un oracolo? Però è giusto ricordare che nessuno di questi messaggi ha mai cambiato le cose. Sono solo parole, che potranno forse alzare i toni del dibattito, senza però cambiare la realtà di tutti i giorni, che dipende da altro.

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(Da Facebook)

Nel dibattito politico, per esempio, è inevitabile che gli argomenti assumano posizioni più massimaliste. Così, per rimanere sulla pandemia, c’è chi vede nell’onere (o addirittura obbligo) di vaccinazione la panacea e chi, invece, vi vede un’inaccettabile soppressione di libertà fondamentali. La polarizzazione del dibattito politico non è certo una novità, ma oggi non sembra più riconoscere pari dignità agli argomenti. Da un lato abbiamo “illuminati” che invocano verità scientifiche, dall’altro “fanatici” che si ostinano a negarle. Sicché il dibattito scivola verso siparietti di maschere di “illuminati” saccenti che sbeffeggiano con sufficienza maschere di “fanatici” pittoreschi.

Non è certo il modo migliore per arrivare a una sintesi. Gli “illuminati” sostengono che gli argomenti dei “fanatici” non debbano avere pari dignità di quelli scientifici. Il che potrebbe anche essere vero, se non fosse anche vero che ogni verità scientifica si basa sul “principio di falsificabilità”, che presuppone la confutabilità di ogni teoria scientifica. Per dirla con le parole di Caparezza, ogni verità scientifica è, dunque, una verità “supposta”.

Viene però spontaneo notare che i dati della pandemia depongono inequivocabilmente a favore dei vaccini. Vero, ma il problema dei vaccini non è solo scientifico, ma di scelta, per dirla ancora con le parole di Caparezza. Le decisioni non possono essere guidate dai semplici dati, diversamente da ciò che ha sostenuto un po’ forzatamente il presidente Draghi nella sua conferenza stampa di fine anno: i dati sono ovviamente di supporto alle decisioni, ma alla fine occorre comunque scegliere quali degli interessi in gioco salvare e quali sacrificare, come peraltro è accaduto pochi giorni dopo, quando i dati dei nuovi contagi sono schizzati su livelli che non si erano mai visti prima.

Questa polarizzazione del dibattito fra “illuminati” e “fanatici” è ormai da qualche anno uno dei principali problemi dell’occidente, come testimonia l’ultimo film di Adam McKay Don’t Look Up, in cui il “negazionismo” dei “fanatici” arriva a negare la realtà di una cometa che sta per abbattersi sulla Terra. Mi chiedo però se una rappresentazione così caricaturale dei “fanatici” – dipinti come imbecilli che urlano “non guardate in alto, non credete ai vostri occhi” – non contribuisca ad aggravarlo, più che ad attenuarlo.

D’altra parte anche gli “illuminati” sembrano avere le loro forme di “negazionismo”; perfino sulla pandemia, di cui trascurano la scomparsa in un quinto della popolazione mondiale grazie a restrizioni diverse dalle nostre, ma che, a loro dire, sopprimerebbero libertà ben più “importanti”.

Non spetta a me stabilire se la libertà di non essere tracciati, o di non essere sottoposti a obblighi di quarantena in ingresso sia più “importante” della libertà di non farsi iniettare un vaccino contro la propria volontà: è un dilemma molto soggettivo. Personalmente trovo accettabili entrambi: mi sono vaccinato con la terza dose e non avrei problemi ad accettare misure di tracciamento, quarantena e confinamento come quelle cinesi, se servissero – come sembrano servire – a sconfiggere la più grave crisi dell’umanità dopo la seconda guerra mondiale.

Tuttavia, se ognuno può avere le sue opinioni ma non i suoi dati, bisognerebbe forse considerare anche i dati che depongono a favore delle opinioni degli altri.
E poi fare una scelta.

 

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