Perché le aperture domenicali non hanno ucciso il lavoro nel commercio

scritto da il 02 Dicembre 2021

Post di Vilma Djala per Neos, think magazine di studenti universitari – 

Politica valutata: la regolamentazione delle aperture domenicali.

Obiettivo: deregolamentazione delle aperture dei negozi durante i giorni festivi

Impatto: La deregolamentazione degli orari di apertura, in particolare, l’apertura domenicale dei negozi in Italia ha portato a ricadute positive sul livello di occupazione e del numero di negozi, oltre ad un aumento salariale per i dipendenti a tempo indeterminato.

In Italia, ad aver avviato il processo di deregolamentazione delle aperture domenicali è stata la cosiddetta “Legge Bersani” che ha riformato il settore del commercio al dettaglio nel 1998 ed è stata attuata con il decreto legislativo n. 114. Essa ha costituito un primo passo verso la liberalizzazione di un settore che, nel nostro paese, era stato considerevolmente regolamentato. Questa legge stabiliva che i negozi potevano rimanere aperti tutti i giorni di dicembre in tutti i comuni e rimuoveva tutte le restrizioni orarie nei comuni più fortemente turistici. A decidere quali fossero i comuni “turistici” erano le autorità regionali che compilavano una lista, stabilendo i criteri che i comuni dovevano soddisfare per ottenere tale status e quindi essere esentati da qualsiasi restrizione sugli orari di apertura dei negozi. A loro volta, i comuni potevano chiedere di essere inclusi in questa lista e ai governi regionali spettava la decisione di idoneità. Nel 2011, con il decreto legge 201/2011, anche detto “Legge Salva Italia”, che venne promossa dal governo Monti, si superò anche questa distinzione tra comuni turistici e non, liberalizzando di fatto del tutto giorni ed orari di acquisto.

Notoriamente un argomento divisivo per l’opinione pubblica. Ad essere contrari, per differenti motivi, sono gli enti religiosi, che vedono nella domenica un giorno di riposo e di preghiera, i sindacati che sottolineano il diritto dei lavoratori a passare del tempo libero con i propri cari e le piccole e medie imprese che invece cercano di farsi scudo contro la concorrenza della grande distribuzione moderna. L’argomento non cessa di essere spinoso: “Libera la Domenica”, una proposta di legge di iniziativa popolare, è stata depositata in Parlamento con il sostegno di 150.000 firme in cui sostanzialmente si richiede di riportare la competenza in materia di orari e giorni di apertura delle attività in mano alle regioni. La corrispettiva campagna, promossa da Confesercenti, è attiva dal 2012. Inoltre, soltanto nel 2018, da aprile a maggio, si sono succedute 4 proposte di legge per la modifica delle regole vigenti attualmente sulle aperture e chiusure. Chiaro segnale che le ostilità sono lontane dall’essere concluse.

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Alla luce di questo, vale la pena valutare quale è stato l’impatto effettivo di questa riforma di liberalizzazione sull’economia italiana. Questa è una impresa che è stata intrapresa da tre autori, Lucia Rizzica, Giacomo Roma e Gabriele Rovigatti, i quali hanno pubblicato un working paper per la Banca d’Italia nel giugno 2020 sul tema. Il periodo di analisi preso in considerazione è stato il periodo dal 2007 al 2016, il quale consente di analizzare gli effetti della liberalizzazione introdotta con la legge Salva Italia, ponendo a confronto il prima ed il dopo attraverso un event study. Questo consente di quantificare gli effetti dell’estensione dell’orario di apertura e dell’apertura domenicale sulle misure relative all’occupazione da un lato (ad esempio, il numero di lavoratori nel settore del commercio al dettaglio), e sulla struttura del mercato dall’altro (cioè, il numero totale di stabilimenti e la distribuzione delle dimensioni) nell’analisi principale.

I comuni, sono stati suddivisi in base al periodo di inizio analisi di questo studio (2017), in:

gruppo di controllo: include tutti i comuni che, all’inizio del 2007, erano già completamente deregolamentati;

gruppo di trattamento: comprende tutti i comuni in cui le restrizioni sono state totalmente abrogate ad un certo punto nel tempo tra 2007 e il 2016;

gruppo di controllo parziale: composto da tutti i comuni turistici che sono stati deregolamentati solo parzialmente, e il cui status normativo è stato solo parzialmente influenzato dalla riforma del 2011.

I dati suggeriscono che questi tre tipi di comuni sono abbastanza diversi: mentre nel gruppo di controllo i comuni sono piccoli ma relativamente ricchi, i comuni del gruppo di controllo parziale, invece, comprendono tutte le città più grandi d’Italia, (ad esempio, Roma, Milano e Napoli), dove la deregolamentazione si è applicata ai soli negozi situati nel centro della città.

Questo studio, unito ad altri studi fatti in contesto europeo, sulla Germania – dove si è avviato attraverso un processo di liberalizzazione simile tra il 2006 ed il 2007 – da Bossler e Oberfichtner (2017) e Senftleben-Konig (2014) e Paul (2015), ha rilevato diversi aspetti interessanti:

• C’è un effetto positivo della riforma sull’occupazione, con un aumento di circa il 3% del numero di lavoratori e del 2% del numero di strutture commerciali.

• La riforma ha beneficiato più significativamente le strutture più grandi rispetto a quelle più piccole, favorendo le grandi catene rispetto alle piccole imprese a conduzione familiare. Le grandi catene di negozi hanno infatti approfittato della riforma aumentando la forza lavoro impiegata, il numero di aperture domenicali e le ore lavorate da ogni dipendente più dei piccoli negozi.

• La crescita delle grandi catene di negozi rispetto ai piccoli dettaglianti ha portato ad un aumento medio significativo dei guadagni totali dei lavoratori dipendenti con un contratto a tempo indeterminato (l’aumento dei guadagni è più che proporzionale a quello del numero di ore lavorate).

• La riforma ha anche avuto un effetto positivo sull’attività dei servizi complementari, come i ristoranti e i servizi finanziari e, complessivamente, sull’occupazione totale nelle aree interessate.

Si può concludere che, in generale, la riforma ha portato ad una crescita economica e che non c’è nessuna evidenza sul fatto che abbia peggiorato le condizioni di lavoro dei lavoratori.

Comuni deregolamentati per anno

Comuni deregolamentati per anno (fonte: Bankitalia)

Variazione dell'impiego nel commercio al dettaglio e dei siti. Clicca sulla figura per ingrandire

Variazione dell’impiego nel commercio al dettaglio e dei siti. (fonte: Bankitalia) Clicca sulla figura per ingrandire

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