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Ripresa post-Covid e crisi d’impresa: evitare i rischi, cogliere le opportunità
Di Fedele Gubitosi, Managing Partner di Studio Rock STP srl, svolge attività di advisory per diverse società, gruppi industriali e finanziari con particolare riferimento alle operazioni di M&A –
La pandemia COVID-19 ha modificato il ciclo di vita delle imprese di ogni dimensione facendo emergere situazioni di difficoltà ma anche opportunità potenziali. Due sono le variabili di analisi del fenomeno: la crisi che ha colpito le imprese post pandemia e le opportunità di ripresa. In merito al primo punto è opportuno sottolineare che secondo dati recenti, ripresi da Assonime, sulla base di elaborazioni Cerved e Banca D’Italia, l’emergenza sanitaria ha avuto un significativo impatto sul sistema economico del Paese. Post pandemia circa 182.000 imprese sono classificabili come vulnerabili, mentre 284.000 società sono rimaste in un’area di debolezza e da ultimo circa 181.000 società sono passate da vulnerabili a rischiose, all’interno di questo gruppo sarebbero circa 81.000 le imprese con alta probabilità di fallire.
Allo stesso modo stime della Banca d’Italia indicano per il biennio 2021-2022, un incremento dei fallimenti per circa 6.500 imprese rispetto al 2019. Quale contraltare di queste difficoltà, secondo un recente studio elaborato da Confindustria, vi è una previsione dell’incremento del PIL per il 2021 di circa il 6% rispetto al periodo precedente, con una previsione di crescita del 4,1% per il 2022.
In sostanza abbiamo assistito a un passaggio epocale in cui la pandemia ha cambiato in modo repentino molti paradigmi economico – industriali spesso considerati principi assoluti e non modificabili. Allo stesso modo ci stiamo confrontando con una ripartenza molto significativa che è fondata su elementi di novità quali: digitalizzazione, re-industrializzazione e re-shoring, utilizzo di nuove tecnologie e “vera” globalizzazione. In questo contesto, è fondamentale ipotizzare e realizzare soluzioni per risolvere i problemi legati alle difficoltà delle imprese, soprattutto pmi, facendo leva sugli elementi che caratterizzano i principi del Codice della crisi di impresa e di insolvenza regolati con il recepimento della Direttiva 20 giugno 2019, n. 2019/1023/UE (cosiddetta Direttiva Insolvency).
Tre le aree tematiche di intervento:
i) misure preventive di allerta e composizione assistite della crisi;
ii) misure di accesso e semplificazione delle procedure di ristrutturazione;
iii) misure di accelerazione e completamento delle procedure. Queste devono essere sviluppate con una maggiore integrazione degli strumenti utilizzati nelle attività di M&A.
Ci sono opportunità correnti che consentono di valorizzare situazioni di debolezza sorte post pandemia o legate a difficoltà delle imprese nate nei periodi precedenti. Una operazione di M&A consente in tempi più rapidi rispetto a qualsiasi altro intervento di realizzare l’unione di intenti fondamentale per lo sviluppo e la crescita delle imprese. Dobbiamo ipotizzare la miglior ricetta per scorporare una divisione produttiva, inglobare realtà nazionali a gruppi internazionali, valorizzare gli IP e il loro sviluppo, favorendo l’afflusso dei capitali verso le società. A tal proposito è fondamentale richiamare l’attenzione al mondo del private equity. In questo momento, data la dinamica di altri strumenti di investimento, dispone di enormi risorse da convogliare nell’economia reale.
E quindi il codice della crisi rappresenta una opportunità per avvicinare il sistema delle procedure di risanamento e ristrutturazione, che deve essere veloce e meno impattato dalla burocrazia, al mondo delle iniziative solide, industriali o finanziarie che siano. Gli imprenditori “illuminati”, dotati degli opportuni strumenti dal codice della crisi, possono e devono attrarre capitali dal mondo del private equity o dal sistema bancario per metterli al servizio di operazioni di salvataggio, che, se tempestive, costituiscono grandi opportunità, anche con riferimento a un mercato in piena ripresa nel secondo semestre 2021 e per l’anno 2022. In questo schema i professionisti hanno un ruolo rilevante, in quanto elemento in grado di veicolare velocemente le opportunità e far dialogare le imprese, i soggetti coinvolti nelle procedure e gli investitori.
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