categoria: The Economiste
Giovani “rimandati” in alfabetizzazione finanziaria, ecco come rimediare
Tra le vittime per Covid-19 andrebbe annoverata anche la resilienza finanziaria delle famiglie, posto che secondo l’Indagine straordinaria di Banca d’Italia l’80 per cento dei lavoratori indipendenti ha subito un calo del reddito (che per il 36 per cento esorbita la metà della disponibilità familiare), il 40 per cento ha difficoltà nei pagamenti delle rate del mutuo e il 34 per cento nel credito al consumo, solo per citare alcuni ambiti di spesa.
Le rilevazioni del Comitato EduFin confermano infatti che, a causa della pandemia, il numero di famiglie in condizioni di fragilità finanziaria è aumentato di 12 punti percentuali (passando dal 46 per cento al 58 per cento). I dati a riguardo allarmano: 3 famiglie su 10 non sarebbero neppure in grado di far fronte ad una spesa imprevista di medio importo. Le difficoltà economiche maggiori si registrano al Sud (65per cento dei casi), tra le donne (61 per cento) e in caso di un basso grado d’istruzione (65 per cento).
Appunto l’istruzione (finanziaria) sembra però la leva adatta per attivare una maggior resistenza alle crisi e alle emergenze, perché chi è alfabetizzato in proposito dichiara di essere in grado di far fronte agli eventi inaspettati (il 49,5 per cento contro il 27,7 per cento non alfabetizzato) e ha meno difficoltà ad arrivare a fine mese (43,8 per cento contro 63 per cento non alfabetizzato). L’alfabetizzazione finanziaria o financial literacy, infatti, fornisce conoscenze e competenze necessarie per gestire il denaro in modo efficace ed adeguato alle proprie risorse personali e prendere, così, decisioni appropriate in base ad una corretta comprensione dei rischi e delle opportunità finanziarie.
Se, ad oggi, meno di un terzo degli italiani adulti (29 per cento) conosce il significato di concetti finanziari base (come tasso di interesse e relazione rischio-investimento), non va meglio tra i più giovani. Il Rapporto OCSE-PISA che misura l’alfabetizzazione finanziaria degli studenti, colloca l’Italia al 12° posto su un campione di 20 Paesi, con il 20,9 per cento dei giovani italiani che si trova al livello1-conoscenza finanziaria insufficiente (contro una media OCSE di 14,7 per cento) e solamente il 4,5 per cento che si posiziona al livello 5, il più alto (contro una media OCSE del 10,5 per cento).
Altro aspetto critico in Italia sono le differenza di genere e geografiche -penalizzanti il Sud e le Isole (dove gli studenti low performer superano il 30 per cento del totale) e le ragazze (che registrano un gap di 15 punti)- e le differenze relative al tipo di scuola frequentata (nei licei si registra la percentuale più alta di top performer e negli istituti professionali solo l’1 per cento raggiunge livelli massimi di competenze finanziarie).
In generale, alle radici dell’analfabetismo finanziario si trovano le scarse propensioni all’utilizzo di servizi finanziari di base (come la titolarità di un conto o una carta di pagamento) e ad intrattenere conversazioni su temi economici in famiglia (solo il 36,1 per cento contro il 51,1 per cento registrato negli altri paesi) ma anche a lezione (appena il 40 per cento dei giovani si informa attraverso gli insegnanti e, su 18 termini finanziari, solo un terzo risultano appresi a scuola). Per questo sono auspicabili investimenti in ambito scolastico -con programmi mirati proposti sia individualmente da parte dei docenti e dei dirigenti scolastici sia con una decisa integrazione nei curricula scolastici- che si affianchino alle campagne nazionali di sensibilizzazione e informazione (come il portale Quello che conta e il Mese dell’educazione finanziaria) sancite in Italia dalla Legge n.15 del 2017.
Informare sulla finanza è possibile anche ai tempi dei Covid-19 e in modalità di didattica a distanza, come dimostra il progetto Educazione finanziaria e si rende soprattutto necessario se si pensa ai rischi di dispersione scolastica come registra ad esempio il bilancio di Save the Children e al disallineamento negativo tra competenze e obiettivi professionali giovanili rilevato dall’Ocse. Oltre agli Istituti scolastici e alle Istituzioni anche atri soggetti riescono con successo a corroborare le conoscenze finanziarie giovanili, come Startup Your Life, il programma di Unicredit a supporto di percorsi per le competenze trasversali oppure Starting Finance, la start up che promuove l’informazione finanziaria tra i millennials, anche grazie a network universitari.