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Buone intenzioni, effetti negativi: migranti e soccorso nel Mediterraneo
Post a cura di Neos Magazine scritto da Emil Bandoni, studente della laurea magistrale in finanza quantitativa all’Università di Torino e Senior Allievo in economia al Collegio Carlo Alberto; ha studiato alla ISEG di Lisbona ed è attualmente alla KU Leuven –
Politica valutata: Operazioni SAR di iniziativa italiana ed europea nel Mar Mediterraneo
Obiettivo: Salvataggio dei migranti in difficoltà nel tentativo di raggiungere l’Europa
Impatto (inatteso): aumento delle traversate in condizioni marittime avverse e transizione verso barche più instabili. L’impatto sulla riduzione delle morti in mare non viene valutato in questo articolo.
A volte gli effetti secondari di una politica possono scatenare dinamiche più grandi e imprevedibili rispetto agli obiettivi primari della politica stessa. In particolare, è stato trovato che le operazioni SAR degli anni 2010 (“Search And Rescue”, ricerca e soccorso) nel Mar Mediterraneo hanno avuto l’effetto collaterale di aumentare la crudeltà dei trafficanti di esseri umani sulle coste libiche. I trafficanti hanno iniziato a far partire le barche anche in condizioni meteorologiche proibitive, utilizzando allo stesso tempo imbarcazioni di minore qualità. Questi side effects delle operazioni SAR sono oggetto degli studi di Claudio Deiana (Università di Cagliari), Vikram Maheshri (University of Houston) e Giovanni Mastrobuoni (Collegio Carlo Alberto, Università di Torino e University of Essex) nel working paper “Migrants at Sea: Unintended Consequences of Search and Rescue Operations”, attualmente in fase di sviluppo.
Da anni le coste italiane sono raggiunte da migranti in arrivo dal Maghreb, i quali in particolare approdano a Lampedusa e Pantelleria. In base ai dati del Ministero dell’Interno, i flussi migratori verso l’Italia sono esplosi in concomitanza con la caduta del regime dittatoriale di Gheddafi, in seguito ad anni di stabilità (circa ventimila migranti all’anno sono arrivati in Italia tra il 1997 e il 2008) e ad una flessione negli anni 2009-2010. Nel 2011 sono arrivati in Italia il triplo dei migranti che di solito arrivavano ogni anno; nel 2016, incredibilmente, gli arrivi hanno toccato quota centocinquantamila. Tristemente, oltre agli sbarchi è cresciuto anche il numero assoluto di individui morti in mare.
La risposta dell’Europa
L’Unione europea ha risposto all’escalation di tragedie nel Mediterraneo attraverso le operazioni militari dell’agenzia Frontex, promuovendo prima Hermes (2011-2013) e poi Triton (2014-2018). Tuttavia, la prima iniziativa strutturata ad includere specificatamente operazioni SAR fu l’italiana Mare Nostrum a partire dal 2013. Spesso le attività di Mare Nostrum, come spiegano gli autori, si spingevano ben oltre i previsti 144 km dalla costa, arrivando a lambire le spiagge della Libia. Successivamente, Triton ha spostato il peso dell’iniziativa sulle spalle europee, subito riducendo bruscamente le attività a 56 km dalle coste dell’Italia e di Malta, poi salendo a 256 km a sud di Lampedusa. Purtroppo, anche le migliori intenzioni possono tradursi, attraverso dinamiche complesse, in conseguenze negative: ad intuire un effetto “attrattivo” delle operazioni SAR fu una delle allora Ministre di Stato del Foreign Office britannico, Lady Anelay, la quale esternò il disinteresse del Regno Unito nei confronti dell’operazione europea Triton.
I fattori navi e meteo
L’analisi di Deiana, Maheshri e Mastrobuoni fa uso di un gran numero di dati provenienti dal Ministero dell’Interno, dall’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati, dall’agenzia europea Frontex, da UNITED for Intercultural Action e infine dall’European Centre for Medium-Range Weather Forecasts. Dietro ai risultati della ricerca, come accade spesso in econometria, esiste un complicato modello teorico creato con lo scopo di stilizzare il comportamento del singolo migrante e del singolo trafficante all’interno di un sistema economico. Dal modello, nel quale i migranti reagiscono a variabili come il prezzo della traversata e l’altezza delle onde del mare, si possono già ricavare alcuni risultati teorici basati su poche assunzioni fondamentali: ad esempio, si assume (abbastanza pacificamente) che la probabilità di successo della traversata dipenda positivamente dalla presenza di navi SAR e negativamente dalla presenza di condizioni meteo sfavorevoli.
Effetto indesiderato
Il modello empirico stimato prevede che i tentativi di traversata del Mediterraneo siano una funzione dell’altezza delle onde del mare, dalla presenza di operazioni SAR particolarmente intense e dalla frazione di barche poco sicure (in particolare, gommoni) sul totale. Considerando diversi tipi di barche poco sicure, gli autori trovano che condizioni meteo avverse sono legate ad un passaggio da barche sicure a poco sicure quando le operazioni SAR sono intense. Riducendo il rischio di passaggio, le operazioni SAR hanno verosimilmente aumentato la volontà dei migranti di provare a traversare il mare nostrum, esponendo queste persone al rischio di morire nella traversata; inoltre, hanno contribuito al passaggio ad imbarcazioni meno sicure, spesso di importazione cinese. L’effetto delle operazioni SAR è confermato anche in una seconda analisi in cui si tiene conto individualmente delle singole operazioni italiane ed europee, non si considera la possibilità di cambiare il tipo di barca e rilassano gradualmente diverse assunzioni empiriche. Si tratta di risultati preliminari, parte di un working paper in attesa di pubblicazione, che tuttavia mostrano fatti robusti e dimostrati.
I gommoni cinesi su internet
Deiana, Maheshri e Mastrobuoni, come specificato nell’articolo stesso, non mettono in dubbio i benefici diretti in termini di vite umane messe in salvo. Tuttavia, è innegabile che gli effetti oggetto di studio abbiano mitigato i benefici diretti delle operazioni SAR. Ciò pone un difficilmente risolvibile dilemma etico: dove si trova il confine oltre il quale le operazioni SAR smettono di portare benefici ed iniziano ad essere dannose? La soluzione proposta va in una direzione già parzialmente intrapresa dall’Unione europea, ossia cercare di ostacolare il passaggio da barche sicure a barche meno sicure attraverso la messa al bando dei gommoni d’importazione in Libia. Tuttavia, sembra che i trafficanti siano riusciti ad aggirare queste restrizioni, importando i gommoni dalla Cina passando per Turchia ed Egitto. Sembra incredibile, ma sul sito di e-commerce cinese Alibaba è stato possibile trovare gommoni venduti proprio come refugee boat. Ulteriori elementi di complessità si aggiungono, in base questa analisi, ad un già complesso quadro di gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo.
Twitter @emilbandoni1