categoria: Draghi e gnomi
Anche i ricchi piangono: Archegos e la finanza sintetica
Un funzionario della Hertz, il gigante del noleggio auto messo inginocchio dalla pandemia, ha detto una volta a un giudice: “Ci sono delle forze in gioco che noi, gente che non appartiene alla finanza, possiamo solo osservare”. Il funzionario era cosciente che la finanza, grande da 5 a 10 volte il PIL mondiale, è una entità misteriosa, potente e pericolosa, e lo dimostra continuamente quando esce dall’anonimato per i danni che può provocare, purtroppo oltre che se stessa anche agli altri, come quelli provocati da Archegos in questi giorni.
Archegos è un family office finanziario, gestisce il patrimonio di Bill Hwang, un magnate coreano già condannato per insider trading nel 2012: la sua strategia di investimento è il long/short, comprare e vendere a termine sperando che il saldo porti a plusvalenze, una scommessa che con alta volatilità può risultare molto pericolosa. Archegos usa i contracts for difference (CFD), in base ai quali a scadenza si pagano le differenze e non l’intero ammontare: se ad esempio con una posizione long ho comprato a 100 ma a scadenza il prezzo è 80 verserò a chi vende 20, la differenza fra l mio long e il prezzo di mercato, il contrario per le posizioni short. Anche se la regolazione USA normalmente è più permissiva di quella europea in questo caso è il contrario: i CFD sono vietati in USA e legali in Europa. Inoltre, grazie a un tipo particolare di derivati, i total return swaps (TRS), Archegos ha potuto esporsi sul mercato senza possedere i titoli che trattava (syntetic equity fInancing) e senza apparire in pubblico. Le banche d’affari fanno volentieri i TRS, fonte di guadagni per le commissioni applicate.
Cosa è accaduto per portare Archegos alla bancarotta? È accaduto che posizioni per miliardi di dollari short/long su azioni cinesi e americane si sono deteriorate e Archegos ha ricevuto una margin call: per capire il margin call bisogna considerare che all’inizio di un investimento il broker richiede il deposito di una somma come collateral. Se il mercato va contro la scommessa dell’investitore a questi è richiesto di integrare il collateral, cioè aggiungere capitale a garanzia delle perdite che si stanno prospettando. Archegos non ha risposto alla margin call perché non aveva più soldi e ha perso il collateral che aveva versato, qualche miliardo; ha quindi chiesto a Goldman Sachs e Morgan Stanley di vendere 20 miliardi di azioni, fra cui Baidu e ViaCom, prima che le perdite aumentassero. Questa corsa alla vendita ha ovviamente fatto crollare il valore di borsa delle azioni, comprimendo i patrimoni di chi le detiene, come Nomura e Credit Suisse.
Ci consola che le perdite di questo crack sono quasi tutte nelle tasche del proprietario di Archegos e delle banche che gli hanno prestato i soldi: quasi tutte, perché qualche risparmiatore inconsapevole che aveva in portafoglio le stesse azioni ha preso il colpo di frusta.
Twitter @fbecchis