Sostenibilità e digitalizzazione, perché le banche hanno un ruolo centrale

scritto da il 11 Marzo 2021

Post di Massimiliano Colangelo, Financial Services Lead di Accenture –

In un contesto in cui mercato, istituzioni e regolatore stanno spingendo fortemente sul raggiungimento di obiettivi sfidanti in ambito ambientale, sociale e di governance, le banche giocano un ruolo centrale nella transizione verso un sistema economico sostenibile, orientando gli investimenti su iniziative rilevanti, verso la creazione di un contesto lavorativo attrattivo e di un governo societario responsabile.

Questo contesto offre la grande opportunità di generare nuovo valore: quello che si crea quando tecnologie digitali e sostenibilità si incontrano. I cosiddetti Twin Transformers, ovvero coloro che riescono a coltivare le potenzialità di questo fenomeno, stanno diventano veri e propri protagonisti della ripresa, vantando probabilità 2,5 volte maggiori rispetto ad altri player di recuperare più rapidamente e uscire rafforzati dall’attuale crisi.

Ridisegnare i modelli di business

La sfida della Twin Transformation diventa, anche per le banche, più attuale che mai e richiede un forte impegno nel ridisegnare i modelli di business in un’ottica ecosistemica, facendo leva su nuove tecnologie digitali e, al contempo, favorendo la transizione ESG dei propri clienti. La convergenza tra i due aspetti si articola in due modi distinti: da una parte troviamo l’elemento che si definisce come “Go Sustainable”, ossia l’esigenza di finanziare la sostenibilità delle aziende clienti facendo leva su nuovi modelli di offerta, sullo sviluppo dell’economia circolare, sull’adozione di nuove infrastrutture tecnologiche e analitiche avanzate finalizzate a implementare e a gestire modelli operativi a impatto ambientale basso, o nullo; dall’altra, invece, la necessità di implementare l’aspetto “Be Sustainable”: trasformare il modello distributivo e produttivo della banca rendendolo più sostenibile anche tramite la profonda digitalizzazione, l’adozione di soluzioni cloud, l’utilizzo diffuso ed efficace degli analytics e dell’intelligenza artificiale.

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L’applicazione dell’Internet delle cose

Volendo approfondire ulteriormente questi due concetti, possiamo dire che, dal punto di vista del “Go Sustainable”, l’attività di valutazione e il monitoraggio delle perfomance ESG dei clienti può senz’altro essere favorita, per esempio, dalla possibilità di raccogliere ed elaborare dati nuovi e sempre aggiornati sfruttando nuove tecnologie. Basti pensare, ad esempio, all’applicazione dell’IoT (l’Internet delle cose) per il tracciamento real-time delle dinamiche produttive, delle relative performance e delle emissioni; alla possibilità di raccogliere moli enormi di informazioni in diverso formato e di diversa provenienza grazie a tecnologie big data; al potenziamento delle attività di monitoraggio o di formulazione di scenari e previsioni sempre più affidabili grazie alla sofisticazione degli algoritmi di analisi. Il secondo aspetto, che concerne invece il “Be Sustainable”, riguarda il ripensamento e la digitalizzazione dei processi interni della banca, nella misura in cui tale trasformazione possa portare benefici non solo da un punto di vista dell’impatto ambientale, ma anche sociale – in termini di riqualificazione, inclusione, e controllo dell’intera catena del valore – e infine di governance – in termini di maggiore trasparenza, di adozione di politiche di rispetto delle pari opportunità e della diversità – a tutti i livelli dell’organizzazione.

Rientrano, quindi, in questo ambito tutti i progetti volti a eliminare la documentazione cartacea, ad automatizzare le attività a basso valore grazie all’adozione della robotica, a potenziare i canali di home/mobile banking e digitalizzare i processi di vendita per gestire da remoto la relazione con i clienti. Estremamente rilevanti sono anche le iniziative che mirano a incrementare le politiche di smartworking, assistite da soluzioni di workflow, che abilitino la virtualizzazione delle attività e le svincolano dall’esecuzione in presenza, pur assicurando il monitoraggio e gli aspetti di sicurezza. L’applicazione di tecniche di intelligenza artificiale, inoltre, consentono di aumentare l’efficacia degli advisor e la rilevanza delle offerte, offrendo un maggior valore alla relazione con ciascun cliente.

Infine, è fondamentale intraprendere un percorso di revisione completa delle componenti applicative e infrastrutturali in ottica cloud, al fine di sfruttarne appieno le potenzialità in termini di agilità e di innovazione aperta alla collaborazione con l’ecosistema e, allo stesso tempo, ottimizzando l’assorbimento di risorse e riducendo drasticamente l’impatto ambientali legato ai data center.

Rivedere organizzazione e competenze

Naturalmente, l’esigenza di integrare le logiche di sostenibilità all’interno dei processi bancari porta con sé la necessità di rivedere anche modelli organizzativi, ruoli e competenze del personale. Le banche devono rinnovare e diffondere all’interno della propria organizzazione una nuova consapevolezza su temi ambientali e la cultura della sostenibilità, dell’inclusione e delle pari opportunità. È necessario intraprendere specifici programmi di formazione e riqualificazione o il recruiting di nuove figure professionali specialistiche. La peculiarità delle attività correlate ai temi ESG – e in particolar modo di quelle legate alla misurazione dei fattori ambientali – potrebbe rendere necessaria la creazione di technical knowledge center, cioè di strutture organizzative dedicate, popolate da figure professionali non tradizionalmente bancarie, con competenze scientifiche e ingegneristiche.

Un ambito in cui le banche hanno già fatto significative esperienze in termini di sinergia tra ESG e business è quello del credito. Fare credito sostenibile significa privilegiare nuove metriche di performance, indirizzando gli investimenti verso i settori, i clienti e le iniziative più meritevoli, che presentano KPI (Key Performance Indicator) e KRI (Key Risk Indicator) positivi da un punto di vista ESG, non necessariamente coincidenti con gli attuali credit scoring. Ad esempio, la fase di valutazione della sostenibilità del cliente o del progetto da finanziare richiede di considerare integralmente la destinazione “green” dei proventi del finanziamento, evitando fenomeni di greenwashing. Le banche devono comunque fare ulteriori progressi in questo campo e approcciare il credito in ottica ESG lavorando su due principali ambiti.

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I due ambiti del credito in ottica ESG

Il primo è quello dei finanziamenti a soggetti con performance ESG positive, per la cui identificazione servirà definire modelli di rischio nuovi, che includano in modo tangibile la componente ESG. A tal fine, è necessario identificare i dati chiave, capire come raccoglierli, lavorarli, storicizzarli e aggiornarli, spesso gestendo la complicazione derivante dal fatto che le informazioni potrebbero non essere del tutto strutturate e affidabili perché, in molti casi, non ancora originate da un reale processo di “conversione” in ottica ESG. Le banche tenderanno a premiare chi ha già iniziato a mostrare attenzione investendo su questi aspetti, dal momento che numerose evidenze dimostrano un minor rischio dei portafogli con investimenti guidati da tematiche ESG e una redditività in linea, se non superiore, rispetto agli investimenti tradizionali.

Un secondo ambito è costituito da finanziamenti in grado di accompagnare la transizione ESG dei clienti. A tal fine è necessario adottare modelli di valutazione in ottica forward-looking per poter definire se, e come, sia possibile prevedere che questo tipo di attività produca realmente un impatto ESG positivo e, allo stesso tempo, una maggiore competitività, garantendo un’elevata qualità del credito sotto il profilo rischio-rendimento nel medio-lungo periodo. Anche in questo caso, la stima prospettica dei rischi in ottica ESG rappresenta una sfida complessa per le banche, considerata la mancanza di un’adeguata profondità di dati storici affidabili e la scarsa diffusione delle competenze necessarie per la valutazione di tali variabili.

Chi parte in vantaggio?

Di certo le banche first mover saranno avvantaggiate nella fase di selezione dei clienti e dei progetti più meritevoli, lasciando ai competitor le aziende che, rimaste indietro, dovranno adattarsi alla transizione in minor tempo e con difficoltà maggiori. Le banche leader del nostro Paese dovranno muoversi con coraggio e velocità per affrontare questo momento di transizione, sfruttando l’opportunità di modellare i contorni del mondo post-pandemia. È necessario allontanarsi da percorsi strategici e operativi già battuti, privilegiando l’utilizzo di tecnologie avanzate e focalizzandosi sull’innovazione applicata in modo mirato, con l’obiettivo di implementare soluzioni di sostenibilità, che orientino e supportino le aziende in percorsi trasformativi di crescita. Il tutto, adottando un approccio di condivisione del successo tra banca, aziende e Sistema Paese.