Fatturato Italia a picco nel 2020/21. Chi guiderà la ripresa post Covid?

scritto da il 11 Dicembre 2020

Post di Eleonora Maglia, giornalista. Eleonora svolge attività di ricerca e pubblicazione per il Centro di documentazione Luigi Einaudi di Torino –

Quest’anno l’emergenza sanitaria per Covid-19 ha avuto un impatto negativo sia a livello economico che sociale, per meccanismi di trasmissione diretti ed indiretti. A misure di contenimento del contagio, quali il confinamento e il lockdown, sono seguiti infatti flessioni dell’offerta e della domanda di beni e servizi e anche degli investimenti delle imprese, con conseguenze aggiuntive su altre aree geografiche e altri comparti interessati per le interdipendenze lungo la catena produttiva e la globalizzazione delle attività. L’incertezza, tuttora perdurante, rischia inoltre di amplificare significativamente gli shock generati dalla pandemia per l’accentuarsi di limiti strutturali. In un panorama di questo tipo, poiché dal lato dell’offerta la sostituzione con forme di lavoro remoto è solo in parte possibile e vede esclusi i settori dei servizi e dell’industria, il rischio di una chiusura definitiva di parte delle attività è alto e si riverbera in effetti permanenti sull’occupazione (in proposito l’ILO stima un aumento della disoccupazione globale da 5,3 a 24,7 milioni) e, quindi, sui consumi, fattori che congiuntamente innescano ulteriori aspettative al ribasso sulle prospettive future. Così una crisi sanitaria diventa economica, ma non colpisce in modo orizzontale, come risulta dai seguenti grafici.

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L’impatto economico che sta producendo e produrrà la pandemia infatti dipende da alcuni fattori individuali pre-esistenti (come le condizioni e le vulnerabilità economico-finanziarie o la struttura dei modelli organizzativi e produttivi) e dalle risposte messe in campo (che possono essere più o meno tempestive e più o meno consistenti) e l’Italia, con la Spagna, risulta tra le peggiori nell’Area Euro.

Se il contesto si caratterizza da una complessiva contrazione , vi sono poi delle differenziazioni dal punto di vista settoriale. In proposito le rilevazioni Cerved stimano che nel biennio 2020/21 le imprese italiane potrebbero perdere tra i 509 e i 671 miliardi di fatturato, con impatti molto violenti nell’ambito dei trasporti e delle strutture ricettive. In una prospettiva di persistenza dell’emergenza e di un susseguirsi di lockdown, la caduta dei ricavi nel 2020 potrebbe attestarsi a -18 per cento, con una perdita di 475 miliardi nel 2020 e 196 nel 2021 rispetto ad una situazione ante Covid-19. Gli effetti della crisi sarebbero particolarmente gravi per i settori della logistica (-12,7 per cento), dei servizi non finanziari (-8,4 per cento) e dei mezzi di trasporto (-8,2 per cento) e le conseguenze sarebbero anche peggiori per i segmenti ricreativi e ricettivi, come dettagliato dal grafico seguente.

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A fronte delle prestazioni negative illustrate, i cambiamenti negli stili di lavoro e di vita e le nuove priorità che ha innescato il virus possono però apportare dei benefici per alcuni settori, come mostra il grafico seguente.

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Tra le imprese industriali infatti i segmenti Websoft (grazie alle capacità di adattamento e di flessibilità per digital skills e potenzialità dei big data), GDO, Elettronico (beneficiato dall’accelerazione digitale e dalla crescita di domanda di data center e device elettronici) e Alimentare (soprattutto per gli atteggiamenti di accumulazione dei clienti e assorbimento della domanda usualmente soddisfatta dal canale out of home) hanno incrementato il fatturato in tutti e tre i primi trimestri 2020, che invece si sono dimostrati generalmente negativi per Petrolifero (per la riduzione della domanda mondiale di idrocarburi dovuta al lockdown), Mezzi di trasporto (soprattutto per il blocco dei flussi aerei), Moda (per la chiusura dei canali commerciali e per il blocco dei flussi turistici), Telco (per il calo del roaming nazionale e delle vendite di SIM prepagate a turisti e stagionali stranieri) e Bevande (per il ridimensionamento delle vendite nel canale out of home).

L’andamento globale per settori descritto si ritrova anche in Italia, dove i settori che in questo anno pandemico hanno ottenuto performance migliori (dettaglio nel grafico conclusivo) potrebbero allora concorrere a sostenere la ripresa dell’economia e dell’occupazione nazionale.

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