categoria: Euro digitale
Così un euro digitale può mettere in crisi stabilità finanziaria e banche
Autrice di questo post è Lea Zicchino, Senior Partner e Responsabile della divisione di Analisi dei Mercati e degli Intermediari finanziari di Prometeia –
Al momento la moneta emessa della Banca centrale europea, e da tutte le banche centrali del mondo, è di due tipi: banconote e riserve. Una delle due, le riserve, è già una moneta digitale ma è disponibile solo a banche o altre istituzioni finanziarie che hanno un conto presso la banca centrale. Anche i normali cittadini e le imprese utilizzano una moneta digitale, oltre a quella fisica (le banconote), per le loro transazioni, ma si tratta di moneta emessa dalle banche commerciali: i depositi. Ogni volta che una banca eroga un prestito, emette anche moneta iscrivendo nel proprio passivo un ammontare equivalente alla somma data a credito. Quindi i depositi sono moneta (digitale) creata dalle banche commerciali e attraverso la quale è oggi regolata la gran parte degli scambi. Quando si utilizza un bancomat per pagare un bene o un servizio, lo si fa attraverso il proprio deposito bancario in forma elettronica.
La moneta digitale di banca centrale (che chiameremo da ora in poi CBDC, acronimo che sta per Central Bank Digital Currency) è invece una moneta che può essere utilizzata da tutti, “al dettaglio” invece che “all’ingrosso”, come succede con le riserve. Si tratta pertanto di una nuova forma di moneta da usare negli scambi quotidiani che coesisterebbe con le banconote e i depositi bancari.
Quale potrebbe essere l’impatto sul settore bancario, sul suo business e sulla sua stabilità finanziaria, dell’emissione di una CBDC? Per rispondere a questa domanda, partiamo dal capire cosa rende questa moneta diversa da quelle già utilizzate dalle famiglie. Rispetto alla moneta fisica, avrebbe tutti i vantaggi di quella digitale che le famiglie già usano. Ma, mentre i depositi sono assicurati da una garanzia fino a a una certa soglia (100mila euro in Europa), una CBDC, poiché emessa dalla banca centrale, sarebbe completamente priva di rischio di credito. Sembra pertanto possibile che, una volta emessa una CBDC, questa possa sostituire almeno una parte dei depositi bancari, della parte che eccede la soglia garantita. Si creerebbe quindi una parziale disintermediazione del settore bancario, poiché insieme al totale passivo si ridurrebbe anche il totale attivo, e quindi i prestiti a famiglie e imprese, se i depositi non fossero sostituiti da altre forme di finanziamento.
È quindi verosimile che per non perdere depositi le banche debbano offrire una remunerazione maggiore di quella offerta sulla CBDC. Dunque una prima immediata conseguenza dell’emissione della CBDC per il settore bancario sarebbe un aumento del costo della raccolta, un costo tanto maggiore quanto più elevato è il rischio di credito di una banca. Per difendere i margini, le banche cercherebbero di trasferire il maggior costo dei depositi su famiglie e imprese aumentando i tassi sui prestiti e questo, mantenendo costante tutto il resto, implicherebbe una riduzione del credito totale.
C’è un’altra questione che riguarda i depositi. A regolamentazione costante, è necessario per le banche avere raccolta stabile per soddisfare i requisiti di liquidità imposti da Basilea 3 (il Liquidity Coverage Ratio e il Net Stable Funding Ratio). Al momento, la raccolta considerata più stabile sono proprio i depositi. Ma continuerebbero a esserlo in un mondo in cui la liquidità detenuta presso una banca commerciale può essere trasferita in un conto presso una banca centrale? Se è vero che in una situazione di stress per un solo istituto bancario, i depositi sotto i 100mila euro potrebbero non essere trasferiti perché coperti da garanzia, cosa succederebbe in una situazione di crisi sistemica come fu quella subprime o del debito sovrano? Continuerebbero le famiglie a credere che i loro depositi sono al sicuro o non preferiranno invece spostarli tutti presso la banca centrale, anche a costo di perdere una remunerazione superiore?
Ecco qui la seconda conseguenza per il settore bancario: una maggiore instabilità della raccolta, anche di quella parte di depositi sotto i 100mila euro, che renderebbe il sistema soggetto a una frequenza maggiore di fenomeni di corsa agli sportelli. Infatti, se è sempre possibile una corsa agli sportelli per ottenere la conversione in cash dei propri depositi, i problemi pratici del dover conservare larghe quantità di banconote in sicurezza limitano l’occorrenza di questi episodi a situazioni percepite come altamente rischiose per la solvibilità delle banche, e non alla prima notizia negativa sullo stato di salute del proprio istituto.
Per ridurre i rischi alla stabilità finanziaria dell’introduzione di una CBDC, le banche centrali hanno due strumenti: la remunerazione della CBDC e l’imposizione di limiti all’ammontare di CBDC che si può detenere. Se ad esempio la CBDC non fosse remunerata, si ridurrebbe il grado di disintermediazione del settore bancario poiché sui depositi presso le banche commerciali è tipicamente pagato un interesse positivo. È chiaro che in un contesto come quello presente di tassi a zero, affinché le famiglie detengano una parte della loro liquidità in depositi bancari si dovrebbe pagare un tasso negativo sulla CBDC. Questo è possibile, almeno fino a quando detenere i propri risparmi in contante invece che in CBDC ha un costo più elevato del tasso di interesse negativo pagato dalla banca centrale. Una seconda possibilità per limitare la fuoriuscita di depositi dal settore bancario sarebbe quella di fissare un limite all’ammontare di CBDC che può essere detenuta da un individuo o un’impresa. In questo modo si garantirebbe che CBDC sia utilizzata per fare pagamenti e non come un’alternativa per detenere i propri risparmi, limitando quindi la disintermediazione del settore bancario.
La parziale disintermediazione del settore bancario potrebbe avere un impatto negativo anche sui ricavi da servizi. Si ridurrebbero le commissioni su incassi e pagamenti e sulle carte di credito. Inoltre, e ancora più rilevante, la relazione che le banche instaurano attraverso l’apertura di un deposito con un cliente è essenziale per la proposizione di una serie di servizi, tra cui quelli legati alla gestione del risparmio. Le commissioni sul collocamento di prodotti di investimento e di protezione assicurativa alle famiglie hanno generato negli anni un contributo rilevante ai ricavi complessivi del settore. Se questa componente venisse a mancare o si ridimensionasse per effetto della riduzione della base di clientela, la redditività del settore, già fortemente fiaccata, ne soffrirebbe ulteriormente, con effetti sulla sostenibilità del business.
In conclusione, gli effetti sul settore bancario dell’emissione di una CBDC sono estremamente rilevanti ed è per questo che le banche centrali stanno valutando attentamente le strategie appropriate di progettazione perché sia qualcosa che aumenti il benessere collettivo di cui la stabilità finanziaria è sicuramente una componente importante.
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