categoria: Distruzione creativa
Green e sostenibile, ecco l’economia perfetta per il post-Covid
Il 2020 verrà ricordato come l’anno della pandemia di covid-19, l’anno della profonda crisi sanitaria, economica e sociale che ha coinvolto ogni angolo del pianeta. Mentre i vari governi provano ad arginare, con risultati alterni, l’incombere impietoso della seconda ondata epidemiologica, è lecito iniziare a chiedersi, alla luce dello scenario attuale, quali prospettive caratterizzeranno il periodo post pandemia e quali scelte saranno fatte nei vari ambiti per provare a mettersi alle spalle i cupi mesi di crisi.
Quando ormai anche la questione vaccini sarà stata archiviata, sarà ragionevole aspettarsi una diffusa ripresa sotto il profilo sociale grazie all’abrogazione delle varie normative legate al distanziamento che sono entrate a far parte della quotidianità di miliardi di persone per preservare la salute dei singoli e della collettività. Il ritorno alla “normale” socialità sarà, tuttavia, possibile solo quando si arriverà al totale abbandono delle varie remore personali caratterizzanti le sfere relazionali in tempi di pandemia. Tale processo non si prospetta repentino ma graduale e condizionato dagli strascichi di natura psicologica che mesi di isolamento e paura dell’altro hanno lasciato in eredità a molti. Preoccupazioni, incertezze e sconvolgimenti del ritmo quotidiano hanno, infatti, portato all’insorgere di problematiche psicopatologiche nelle fasce più deboli della popolazione e non solo.
È proprio lo scomodo lascito di questa crisi a far paura se si analizzano le prospettive di ripresa economica: molti piccoli esercenti ma anche numerose imprese di dimensioni rilevanti, travolti dall’emergenza sanitaria, sono stati obbligati a cessare le loro attività produttive andando ad indebolire tessuti economici spesso già in precedenza fragili. In Italia e non solo la pandemia e le conseguenti misure d’emergenza hanno causato un crollo del PIL, sebbene le previsioni della Banca Centrale Europea sull’area euro segnino un recupero nel 2021 e nel 2022, ci si domanda come agire per ottemperare alle esigenze di ripartenza dell’economia e se sia ancora possibile e conveniente perseguire obiettivi di sostenibilità nel breve così come nel medio-lungo termine. Nonostante la (fortunatamente poco diffusa) tendenza a considerare questi mesi troppo bui per lasciarsi prendere da “frenesie ambientaliste”, la sostenibilità può e deve essere una delle chiavi per superare la recessione globale aumentando la produttività e garantendo la crescita nel lungo termine. Le aziende più resilienti stanno investendo per innovare in tal senso la loro attività promuovendo la concezione dell’impact investment come strumento per combattere la disoccupazione, la crisi sociale e difendere l’ambiente.
Anche l’Italia può vantare modelli di impresa molto virtuosi in quest’ambito come Poste Italiane che si conferma all’interno del Dow Jones Sustainability World Index e del Dow Jones Sustainability Europe Index e Enel, il cui amministratore delegato Francesco Starace, è arrivato a dichiarare: “La sostenibilità è intrinsecamente resilienza, competitività e riduzione del rischio: proprio quello di cui abbiamo bisogno per uscire dalla crisi economica scatenata dalla pandemia”. Non basta però avere poche, per quanto convinte, politiche aziendali così apertamente imperniate attorno alla consapevolezza sociale e ambientale e dunque risulta necessario un processo di innovazione legislativa, ancor più deciso che nel passato, tale da incentivare le imprese tradizionali a fare della sostenibilità una colonna portante della loro strategia competitiva. Al tempo stesso, i governi dovranno portare avanti straordinari programmi di welfare per assistere gli indigenti e i disoccupati con sussidi eccezionali ma soprattutto cercando di sfruttare i finanziamenti che arriveranno a titolo di debito (prevalentemente verso le banche centrali) per creare opportunità e posti di lavoro. Ed in questo senso sono proprio i settori “green”, a rappresentare una grande occasione di investimento, crescita e occupazione per l’intero sistema produttivo nazionale. Le scelte del Paese vanno inoltre considerate in un contesto internazionale in cui negli ultimi anni sono stati sottoscritti molti accordi di matrice europea e globale verso il raggiungimento di finalità disparate connesse allo sviluppo ecosostenibile.
Non ci sarà una decisa ripartenza senza un’economia green, senza una mobilità sostenibile, senza una profonda integrazione dei cicli industriali con tecnologie a basse emissioni e neanche la drammatica situazione economico-sanitaria attuale può far sì che queste convinzioni vengano meno. Lungimiranza e impegno devono essere i valori di cui farsi portatori nel presente perché le azioni di questo periodo storico avranno notevoli riverberi anche sulle generazioni future come anche ricordato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, nel corso della Giornata Mondiale del Risparmio, ha affermato:
“La gestione dell’emergenza deve, sapientemente, saper aprire la strada a un progetto condiviso di crescita sostenibile e inclusiva, utilizzando le risorse rese disponibili anche in ambito europeo per gli indispensabili investimenti in infrastrutture, materiali e immateriali, riducendo i divari, per un Paese che torni a offrire opportunità, per un futuro dignitoso, specie alle giovani generazioni”.
Romolo Sapio