categoria: Vicolo corto
Paura e pessimismo: gli effetti del coronavirus sull’economia
Autori del post sono Diego Polo-Friz, socio di Open Evidence e professore di gestione aziendale presso l’Università degli Studi di Milano, e Cristiano Codagnone, socio di Open Evidence, ricercatore di sociologia presso l’Università degli Studi di Milano e professore alla Universitat Oberta de Catalunya (UOC) –
La paura e il timore che sono stati generati dalla pandemia Covid-19 hanno lasciato una eredità pesante. La paura. Per la propria salute, ma soprattutto per il proprio futuro. Un’emozione primaria che porta all’inazione. Non si acquista, non si investe. Le conseguenze sulla nostra economia possono essere pesanti. Occorre agire su diversi piani per potenziare la crescita.
L’impatto sulle emozioni
La pandemia del coronavirus ha avuto, e continua ad avere, profondi impatti sul profilo emotivo della popolazione. Le nostre economie funzionano come perfette macchine che coordinano le scelte e gli interessi di miriadi di attori differenti, anche grazie alle loro aspettative e alle loro sensazioni. E le nostre società sono cablate, purtroppo anche per diffondere rapidamente visioni negative e paure ingiustificate. Questo è quanto dimostra la ricerca condotta da Open Evidence, assieme a diverse università europee, sugli effetti sociali e psicologici del Covid-19 e del lockdown. Italiani, spagnoli e inglesi sono attanagliati da pessimismo e timore di scenari futuri tetri. Addirittura, oltre il 40% di loro è a rischio di depressione, ansietà e stress psicologico.
Gli intervistati sono tutti, o quasi, degli attori economici. Nelle loro varie manifestazioni. Da privati, consumano per le loro necessità correnti, acquistano beni durevoli e investono i loro risparmi. Ma non solo. Spesso sono anche dipendenti di un’azienda, sono lavoratori autonomi oppure imprenditori. E anche in questi ruoli, è possibile che consumino per le necessità dell’impresa ed effettuino degli investimenti.
Quindi, abbiamo degli attori economici che hanno sofferto psicologicamente. Il cui sistema nervoso è stato stimolato soprattutto da pessimismo ed emozioni negative. In particolare, dalla paura, che è una cattiva consigliera per le scelte che tutti dovranno fare ora che ci incamminiamo verso la ripartenza.
I comportamenti irrazionali
Le questioni economiche, per decenni, sono state affrontate ipotizzando il comportamento razionale degli individui. Fortunatamente, anche se da non molto, questo approccio molto semplicistico è stato integrato dagli studi di natura comportamentale. Questi hanno indagato atteggiamenti, giudizi, decisioni e azioni (anche con risvolti economici), che di matematico hanno ben poco. Ne è emerso che tutti noi, già normalmente, ci comportiamo di sovente in modo prevedibilmente irrazionale. Inseriamo il pilota automatico e prendiamo decisioni o compiamo azioni che osservate dall’esterno non hanno senso, ma che facciamo comunque. Esempi tipici sono: la procrastinazione (lo faccio domani, anche se sarebbe meglio farlo oggi), l’avversione al rischio (ho paura e non lo faccio del tutto, anche se mi converrebbe), la preferenza per l’oggi (mi tengo quello che ho già, anche se cambiare genererebbe un beneficio), l’effetto gregge (faccio quello che fanno gli altri, anche se è sbagliato).
Queste irrazionalità prevedibili sono tanto più rilevanti quando più il nostro sistema emotivo è stimolato, la nostra banda cognitiva è limitata e il nostro intelletto è pigro. Quindi adesso. Che vuol dire che gli attori economici di cui abbiamo parlato, già normalmente non seguirebbero un percorso lineare. Con la pandemia e i timori a essa associati, la direzione verso scelte razionali è costellata da ostacoli, è diventata impervia.
Perché non cambio la macchina
Nella vita pratica cosa vuol dire? Nel caso dei privati un ritardo dei consumi, soprattutto di beni durevoli, non guidato da motivi di natura economica. Aspetto a cambiare la macchina (anche se sarebbe ora e ho i soldi per farlo). Mi tengo la mia vecchia lavastoviglie (che fra poco si rompe e la riparazione costerà quasi come la sostituzione). E via dicendo.
Nel caso delle stesse persone, col cappello aziendale, aspetto a fare l’ordine delle materie prime, di investimenti ne parliamo dopo l’estate, i miei fornitori li pago settimana prossima. Di nuovo, non per motivi oggettivi. Ma per il pezzo guidato dalle irrazionalità prevedibili, in questo momento sovraeccitate.
Il tutto ulteriormente complicato, soprattutto nel caso degli attori economici che lavorano all’interno delle grandi organizzazioni, dai normali problemi di alcune di queste. Complessità, responsabilità non chiare, orientamenti del vertice non espliciti e altro ancora.
Una miscela esplosiva. Abbiamo già dei problemi, veri, seri. Adesso a questo si aggiunge l’effetto del nostro sistema emotivo, che ha appena ricevuto un’iniezione di adrenalina e porta a fare ancora di più, cose che comunque non avrebbero senso. In questi casi, le medicine da libro di testo, quelle razionali, funzionano, ma non del tutto. O magari lo fanno, ma con tempi lunghi.
La strada delle spinte gentili
C’è una soluzione? La teoria parla di “spinte”. “Gentili” quando la situazione è normale. “Decise” quando il momento lo richiede. Ossia un mix di comunicazioni, incentivi e a volte obblighi, che portino gli attori economici a comportarsi in modo razionale, senza farsi sopraffare dall’emotività. Strumenti già presenti nella forma, ma in questo caso molto innovativi nella sostanza e nel fenomeno che vanno a influenzare o modificare. Se il comportamento da curare è facile da influenzare, basta un’azione soft. Se il comportamento soffre di più vischiosità o i tempi di reazione sono troppo lunghi, allora perché non prevedere delle norme specifiche, con standard da rispettare e sanzioni? Il tutto per un periodo limitato (6 mesi, 12 mesi). Quello che serve per fare passare l’effetto doping al sistema nervoso.
Parlare pubblicamente del tema serve molto (aumenta il livello di consapevolezza; anche a favore dei vertici aziendali, che non sempre ricevono dalle loro strutture tutte le informazioni necessarie). Come serve moltissimo dare l’esempio (sono un politico che va spesso in tv? Annuncio che domani mi compro l’auto nuova. E poi lo faccio). Per finire con l’introduzione di incentivi che premino i comportamenti virtuosi (se paghi puntualmente i tuoi fornitori ti riconosco un bonus fiscale) e sanzioni che disincentivino i comportamenti dannosi (il contrario; soprattutto se i soldi ce li hai).
Troppo invasivo? Le evidenze sono sul tavolo (soffriamo emotivamente) e gli effetti provocati sono altrettanto chiari (facciamo ancora più di prima cose economicamente non sensate). Con pesanti effetti sul benessere economico della Nazione. Forse qualche tentativo vale la pena farlo. Certo, ci vuole un po’ di fantasia. Ma di sicuro non serve molto fare finta di niente.