categoria: Vicolo corto
Il Pil kafkiano e il mito della caduta: per ogni fonte una stima diversa
Qualcuno, in preda all’esoterismo economico, forse tramortito da infauste divinazioni numerologiche, s’è provato a fare stime sul PIL che avrebbero fatto impallidire finanche un cabalista inveterato: in sostanza, costui, leggendo d’un calo del ‘quattro virgola qualcosa’ in un trimestre, ha pensato di poter moltiplicare questa cifra per il numero dei trimestri, così da ottenere una contrazione prossima al 20%. Altri – non si sa con quale metodo – s’è pure spinto a denunciare una soglia di crollo pari al 30%, premurandosi tuttavia di offrire al lettore un’ampia oscillazione, non altrimenti che se fosse una sorta di garanzia personale. In tre mesi di convalescenza della produzione globale, l’equazione dell’identità contabile del reddito nazionale è stata scomposta, reinventata e contraffatta tante di quelle volte che perfino le capacità del baumiano mago di Oz, a confronto, ne uscirebbero mortificate.
Premettendo che nessuna fonte ufficiale ha mai fatto ipotesi così disastrose per il nostro paese, non si può certo tacere che l’informazione è diventata parossistica. In parte, lo è sempre stata, per carità! L’enfasi che si può conferire a un titolo o a un brano è connaturata nella narrazione, in specie in quella dell’economia, come se la condivisione del dolore o della sventura generasse legami d’appartenenza. Si tratta di archetipi: la storia dell’umanità, per esempio, è attraversata dal concetto di olocausto; il sacrificio del capro e il sangue versato entrano di forza nel nostro linguaggio come metafore inconsce e inevitabili. Di conseguenza, la descrizione del peggioramento della crisi è un vero e proprio rituale, sebbene questo rituale, nella pratica, ‘dis-informi il fatto’: -8%, -9%, -15% e così via, fino all’estenuazione. A un decimale ne segue un altro e i media rivaleggiano più o meno consapevolmente. Il rischio però sta nell’indistinzione e fors’anche non già nel distanziamento irreversibile – sostantivo quanto mai pertinente – tra redattore e fruitore, come comunemente si crede, bensì, piuttosto, nella creazione d’un’agenzia esterna e deviante dell’opinione socio-economica in seno alla stessa comunità dei lettori.
Il 14 aprile 2020, l’ANSA pubblica un testo dal titolo iperbolico: funzionale, sì, e pure efficace, ma smodato sotto il profilo macroeconomico. Di fatto, l’autore non ne ha colpa, sia chiaro! Raccontare l’economia è difficile e, nello stesso tempo, è quasi impossibile sottrarsi all’archetipo dell’olocausto, che sottende la nostra lingua.
Il dato sul Prodotto Interno Lordo è netto e inequivocabile: -9,1%. La fonte è universalmente nota: il World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale. D’obbligo, allora, ne riportiamo la tabella di riferimento.
Perché “smodato”? Non possiamo lasciare alcunché al caso. Un aggettivo può cambiare le sorti di un paese. Ogni documento in cui si parli del PIL, senza fare nello stesso tempo alcun riferimento a remunerazione di capitale e lavoro, fattori essenziali alla produzione aggregata, risulterà sempre incompleto. Non a caso, se consultiamo l’ultima nota sull’andamento dell’economia italiana dell’ISTAT, pubblicata il 7 maggio 2020, non facciamo alcuna fatica a rilevare che i redattori parlano di indicatori congiunturali, commercio estero, tasso di occupazione, consumi et cetera, cioè di tutti quegli elementi senza i quali ogni valutazione del PIL appare ingiustificata. Secondo il nostro habitus linguistico, è più comodo parlare di stock che di flussi ed è più rassicurante dare numeri e definizioni che osservare le variazioni. Il PIL tuttavia resta una misura di un flusso di moneta, tra reddito e spesa.
È evidente che un articolo non sempre può svilupparsi in profondità, sussistendo comprovate esigenze di spazi e rapidità; tant’è che non stiamo facendo una requisitoria contro chi si limita a fornirci un resoconto. La riflessione ci conduce altrove, ovverosia in un piano d’interpretazione entro il quale si riconoscono tre e forse più economie: quella autentica dei flussi, quella narrata e mediata e quella percepita.
Il mese di aprile non è solo il periodo di pubblicazione della notizia suesposta, ma è anche il mese in cui è stato approvato il Documento di Economia e Finanza, accompagnato sul sito del MEF dal salmo proto-responsoriale del Ministro Gualtieri.
I sacrifici che gli italiani stanno sostenendo sono elevatissimi, le perdite umane assai dolorose, l’impegno di finanza pubblica senza precedenti. Verranno sicuramente tempi migliori e l’Italia dovrà allora cogliere appieno le opportunità della ripresa mondiale con tutta la maturità, coesione, generosità e inventiva che ha mostrato in queste difficili settimane
Di là dalla postilla liturgico-omiletica, cui purtroppo ha fatto e continuerà a fare seguito il ritornello dell’assemblea, la tabella esemplificativa del DEF c’impone un’altra sentenza sulla contrazione del PIL: -8%. Dunque, tra il World Economic Outlook e il nostro Documento di Economia e Finanza, la differenza è pari all’1,1%; non è mica poco. A seconda della fonte e del metodo utilizzato, il risultato può variare in modo significativo: è vero. Ma è lecito chiedersi: come dovrebbe comportarsi il lettore medio e che sfoglia i giornali al solo scopo di saperne di più? Non si può certo pretendere che diventino tutti economisti, come, allo stesso modo, non si può abbandonare il cittadino alla kafkiana ricerca di un funzionario arcano lungo la strada per il castello.
(…) Tutti han sentito parlare di lui, e dalle testimonianze, dalle dicerie e anche da certe intenzioni falsificatrici è venuta formandosi un’immagine di Klamm che nell’insieme dev’essere esatta, ma soltanto nell’insieme.
Il 21 aprile 2020, esattamente sette giorni dopo l’articolo dell’ANSA, il Sole 24 Ore, che citiamo per onestà intellettuale, vista l’appartenenza di questo blog, pubblica un pezzo in cui il crollo del PIL è espresso dalla locuzione preposizionale “intorno a”; il che ci rende per lo meno cauti.
Il motivo della cautela è presto detto: l’autore fa sicuramente riferimento alle ipotesi di stima del DEF, approvato, come si è detto, il 24 aprile, e lo fa correttamente, ma il contesto macroeconomico si fa sempre più criptico per l’osservatore, che comincia a navigare a vista e verso un naufragio. Ribadiamo altresì che è ineccepibile l’uso di “intorno a”, per quanto possa farsi fatale il dubbio. L’economia si avvicina al confine della metafisica, per la quale Aristotele, già parecchi secoli fa, aveva scritto che “l’essere può dirsi in molti modi”.
Sempre il 21 aprile 2020, la nostra attenzione si ferma su un articolo di Repubblica in cui si annuncia un ribasso del PIL del 15% in sei mesi.
La fonte adottata e citata nell’articolo, ancora una volta, è autorevole: l’Ufficio Parlamentare di Bilancio. Il disagio per chi tenta di capirne qualcosa, però, è più che kafkiano, va molto oltre e non si sa neppure quale forma possa assumere.
Provando a riformulare: il medium in questione usa come fonte l’UPB per focalizzare l’attenzione sul 15%, ma scrive “occhi puntati sul Documento di Economia e Finanza”, che naturalmente produce una stima sull’intera annualità e non sul semestre, come invece fa l’UPB. Se ora volessimo fare un ragionamento grossolano e volutamente inadeguato, potremmo dire: con un ribasso semestrale di quindici punti percentuali e uno annuale di 8 punti, il secondo semestre del 2020 dovrebbe essere quasi da boom economico. Sbagliamo? Certamente! Ma non stiamo facendo altro che esplorare il rapporto tra informazione e fruitore nell’ambito dell’economia percepita.
Da ultimo, il 6 maggio 2020, giungiamo a un’altra differente stima del PIL, la quarta, per l’esattezza, in questo campionamento random: -9,5%. Ce la offre Il Fatto Quotidiano.
La fonte cui si fa ricorso, questa volta, è la Commissione UE, che viene citata fin dalla prima riga dell’articolo, a scanso di equivoci. Come metterne in dubbio la competenza? E come non immedesimarsi nello stesso tempo col lettore poco avvezzo a calcoli econometrici? Fondo Monetario Internazionale, Governo, Ufficio Parlamentare di Bilancio e Commissione UE forniscono quattro stime diverse del PIL e le differenze, tra le altre cose, non sono affatto irrilevanti. Pur essendo disposti a immaginare che un Governo possa essere generoso con sé stesso, tanto da proporre una visione edulcorata della realtà, in questo mito della caduta, talora si ha l’impressione di leggere La lezione di Ionesco:
PROFESSORE: Facciamo un passo avanti: quanto fa due più uno?
ALLIEVA: Tre
PROFESSORE: Tre più uno?
ALLIEVA: Quattro.
(…)
PROFESSORE: Stupendamente. Brava. Sette più uno?
ALLIEVA: Otto quater. E talvolta nove.
PROFESSORE: Magnifico, signorina, lei è magnifica. Lei è deliziosa. Felicitazioni calorose. Non è il caso di continuare (…)