categoria: Vicolo corto
Le persone scelgono per affinità. In tempo di crisi ancora di più
L’autore del post è Francesco Cavalli, cofondatore e direttore creativo di Leftloft –
Il 2020 ha sorpreso il mondo con una inedita crisi che può essere uno tsunami, come creativo mi chiedo cosa posso trarre dalla mia esperienza che possa tornare utile.
In questi giorni alcuni designer hanno agito per dare risposta alle emergenze immediate sanitarie, come ha fatto Carlo Ratti con il suo modulo per isolamento basato sui container da camion o come il gruppo di The Fablab con Isinnova ha riprogettato le maschere da sub di Decathlon per trasformarle in respiratori low cost producibili in 3D direttamente in ospedale; nel mondo culturale in molti hanno aperto le porte al digitale trasferendo online contenuti ed happening, ma la gran parte dell’economia sta vivendo uno stop da cui non sa come uscire, il fermo è fisico ma anche psicologico.
Le attività hanno bisogno di ripartire, e si muoveranno probabilmente a vista con il timore di ulteriori perdite, limitando quindi i budget e facendo test. Tutti cercheranno il più possibile di andare sul sicuro, visto che ogni euro e ogni momento speso varranno di più nei prossimi mesi.
Per ciascuno varrà il fatto di essere nel proprio settore una “sicurezza”, quanto più valore immateriale si sarà stato in grado di costruire più sarà facile resistere. Avere una reputazione o essere una marca muove le scelte di consumo verso un prodotto o verso altro: sappiamo che le persone si muovono -oltre che razionalmente- per affinità, e questo in tempo di crisi conterà ancora di più.
Cosa comporta in concreto? Le aziende, a cominciare dalle Pmi, possono partire dall’analisi di quello che sono per capire come valorizzarlo subito, e sul periodo più lungo possono agire per modificare l’offerta.
In Italia, avendo avuto il vantaggio della migliore manifattura e del gusto -alimentare e non solo- tra i migliori del mondo, abbiamo investito meno di altri in immagine e in comunicazione ma questo ritardo nessuno potrà più permetterselo. Istituzioni e aziende non potranno più evitare di praticare il branding, o meglio il branding continuo, una strategia costante e multicanale di posizionamento e monitoraggio.
Siamo il paese dei mille tesori nascosti, di prodotti incredibili in cui credere. Partire da quello che si ha e si è significa appunto valorizzare. Bisogna focalizzare, lasciare perdere le cose non essenziali, puntare su quello che ha forza e valore. quello che piace di più. Ogni azienda deve sapere rispondere chiaramente ad alcune domande come: cosa facciamo? a chi ci rivolgiamo? parliamo il giusto linguaggio? Pensate sinceramente per cosa e quando consigliereste i vostri prodotti o servizi.
Il rallentamento generale attuale lascia il tempo a tutti per riflettere sul proprio DNA, conoscere i propri clienti, mettere in fila i propri strumenti di comunicazione, i messaggi, il tono di voce e immaginare come essere più efficaci magari spendendo meno. il momento è adesso.
Festina lente ovvero affrettati piano, era frase dell’imperatore Augusto diventata motto di Aldo Manuzio, geniale tipografo ed editore veneziano del 1500 ed è quello che ancora una volta, in questo periodo, possiamo fare, focalizzando e riconnettendo già durante la pausa forzata.
Questa crisi ci ha insegnato infatti l’interdipendenza di persone e aziende col resto del sistema e della comunità ricordandoci il valore del rimanere in contatto, del mettersi a disposizione e del dialogo. Spesso non conosciamo abbastanza i clienti e solo ascoltando possiamo capire di cosa hanno bisogno da noi e in che modo; specularmente non è detto che chi ci conosce sappia quello che abbiamo fatto e quello che sappiamo fare, forse perché non lo comunichiamo.
Il design è una pratica user centered, si serve dall’intuizione e fa dell’osservazione uno strumento chiave: sapere interpretare gusti e tendenze è cruciale per questo oggi la ricerca è strategica, utilizzando Personas Analysis, interviste o i social per conoscere meglio clienti e mercati.
La creatività è considerata poco presente nel business ma spesso basta muovere i ruoli per trovarne molta, come ad esempio nei design workshop, in cui le persone in una stanza sembrano giocare con tanti post-it ma generano idee e scambiano informazioni che difficilmente riescono a trovare posto nei brief scritti – strumento sempre più spesso incompleto – eliminando il telefono senza fili dei processi decisionali classici, facendo squadra e abbattendo i tempi, tutti elementi fondamentali per la ripresa.
Questi sono solo esempi di strumenti che vengono dalla cultura del progetto, parte di quella modalità di pensiero pratico, laterale e tridimensionale che caratterizza la creatività. Possono essere integrati nella quotidianità di ogni azienda per resettarsi ma possono anche essere orientati a nuovi progetti e sfide. Per chi ha energie e competenze, le maggiori chances saranno infatti quelle di investire nel cambiamento in arrivo, che riguarda tutti e tutto. Moltissime saranno le direzioni in cui reinventare le nostre vite e l’economia: digitalizzazione, comunità, sostenibilità, sicurezza, salute, territorio… temi che insieme a chissà quali altri chiedono di essere interpretati e incarnati.
Questa crisi riguarda i nostri corpi, il modo di vivere e stare insieme e l’effetto potrebbe essere enorme. Nel recente passato tante aziende e settori sono stati piegati dai cambiamenti ma molte si sono rilanciate, mentre Kodak falliva Agfa si reinventava, mentre Blockbuster falliva Netflix diventava un gigante, e mentre le persone compravano meno pane il forno sotto casa ha cominciato a far caffè e the restando pieno tutte le ore…
Utilizzare il design per modificare la propria offerta richiede una dose di coraggio perché significa aprire l’azienda. Ci sono mille gradi e mille modi e le decisioni rimarranno in capo al management e partono dalla conoscenza di se stessi, cosi come è importante che il team scelto sia empatico, esperto e appassionato. Dalla Fiat 500 alle campagne di Benetton, dal telefono Grillo ai macchinari Technogym la via italiana alla crescita è quasi sempre passata per la creatività, e ancora una volta vale la pena ripartire da qui.
Un percorso non semplice per una domanda difficile: la nostra offerta è adatta ai tempi in arrivo? Se i consumatori chiederanno più sicurezza, sostenibilità, tecnologia, meno solitudine saremo pronti a rispondere? A entrare nei loro cuori? A disegnare nuovi immaginari? Migliorare comunicazione e prodotti è la parte di risposta alla crisi, e una parte può essere costruita con dei designer.
Anche se siamo tutti a casa è ora di cominciare a guardarsi intorno, aprire conversazioni, attivare piccole squadre di ricerca, fare rete, guardare il mercato e aprire le porte alle nuove idee. Per avere il tempo di lasciarle sedimentare, di prototiparle, sperimentarle e condividerle un giorno con i vostri clienti.
Perché domani è oggi.
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