Covid-19, dati migliori per evitare danni strutturali all’economia. Ecco come

scritto da il 27 Marzo 2020

Post di Andrea Galeotti e Paolo Surico, professori di Economia presso la London Business School – 

Decodificare il Covid-19 nel medio periodo I rebus del Coronavirus richiedono la collaborazione degli scienziati, e l’apertura mentale per cercare le soluzioni più disparate all’emergenza. Gestire la crisi sanitaria è la priorità di tutti i governi del mondo. È tuttavia anche importante non lasciarsi schiacciare nella pura risposta all’emergenza e trovare la maniera di rispondere efficacemente anche nel medio periodo alla luce della eventualità di dover prolungare oltre le poche settimane le misure di distanziamento sociale prese da molti paesi.

Sin dall’inizio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccomandato che i test venissero effettuati a tappeto; al contrario, nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Italia e negli altri paesi Europei, i test sono stati fatti esclusivamente verso i casi sintomatici più gravi.

Molti paesi stanno implementando misure di distanziamento sociale. Tale scelta è motivata da una ragione principale: La tutela della scarsa capacità delle terapie intensive nazionali rende necessario diminuire, il più possibile, l’ondata di degenze a causa dell’elevato tasso di contagio nella popolazione. Se adeguatamente applicate, misure come quelle di contenimento sociale rallentano il diffondersi della malattia, diminuendo la domanda per letti d’ospedale. Analisi numeriche basate su diversi modelli epidemiologici prevedono che solo ampie e rigorose misure di questo tipo possono arrestare sufficientemente il contagio in maniera tale che i sistemi sanitari possano affrontare l’emergenza. Le statistiche fornite sui ricoveri e i nuovi casi constatati in Italia negli ultimi due giorni suggeriscono che queste misure incominciano a portare risultati concreti.

Ma questo è anche il momento di guardare in avanti e comprendere come migliorare la situazione attuale. Un’analisi dettagliata delle informazioni disponibili al pubblico ha svelato ai governi le seguenti problematiche. Innanzitutto, le politiche sanitarie attualmente implementate sono basate su dati incompleti e imprecisi. Ad esempio, la maggior parte delle infezioni sembrano essere generate da individui asintomatici: questi individui, seppur meno contagiosi rispetto ai sintomatici, sono molti di più in numero e sembrano essere la principale fonte di contagio. Se le cifre stimate sono corrette, è probabile che, anche con misure di social distancing più severe, il picco della curva di contagio sia molto più in alto di quanto atteso, a causa del ritardo nell’attuazione delle manovre.

In secondo luogo, le misure di contenimento sociale rallentano la diffusione del virus così drasticamente da rendere in grado i sistemi sanitari di gestire l’emergenza. L’inconveniente di questo approccio è che, una volta rimosse le restrizioni, altre ondate infettive potrebbero tornare ad assalire una società ancora troppo vulnerabile immunologicamente.

Infine, non è ottimale attenersi a misure di questo tipo per lunghi periodi di tempo: senza andare nel dettaglio, il costo sociale ed economico di una prolungata chiusura della società sarebbe impossibile da sostenere.

Tenendo in considerazione questi diversi aspetti, possiamo iniziare a veder con maggior chiarezza quali ulteriori misure possono essere prese. Questo è il momento in cui il governo deve focalizzarsi sulla valutazione di differenti misure sanitarie ed economiche da potere implementare una volta che l’Italia sia pronta a rilassare le attuali misure, così che la società possa tornare ad operare velocemente.

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Attenuando la curva dei contagi si possono raccogliere dati sulla diffusione del virus nella popolazione, così che possano venir sviluppate adeguate strategie di monitoraggio quando le restrizioni verranno rimosse. Gestire queste ondate di infezione sotto una forma di “triage strategico” offre la preziosa opportunità di evitare ulteriori danni strutturali all’economia, in particolare nei confronti degli gruppi economicamente più fragili della popolazione, come gli affittuari, le famiglie con un mutuo e poca liquidita’, i lavoratori a tempo determinato e le piccole e giovani imprese che dipendono dai flussi di cassa (‘cash flows’) della domanda per la loro operatività.

L’unico modo di sviluppare piani simili è raccogliere dati attendibili. Ciò richiede che i paesi testino campioni rappresentativi della popolazione indipendentemente dai loro sintomi, registrando condizioni sociali, economiche, demografiche e geografiche a livello familiare. Attraverso l’analisi di questi dati, potremmo utilizzare procedure statistiche standard per derivare le informazioni rilevanti al fine di potenziare le strategie socio-economiche e sanitarie di sorveglianza. È solo con la disponibilità di questa informazione che il governo può valutare ed implementare misure sanitarie che permettano il contenimento della diffusione del virus, e misure economiche come “cash grants” alle famiglie ed imprese economicamente più vulnerabili che permettano il contenimento della crisi economica.

In tempo di guerra, i governi spendono fortemente e con decisione, mettendo mano a ogni cervello e risorsa a loro disposizione per prevenire il disastro. Per questa crisi è altrettanto necessaria la collaborazione di ricercatori nelle scienze naturali e sociali, e soprattutto la determinazione a provare soluzioni innovative ad un problema inedito.

email: psurico@london.edu  agaleotti@london.edu

PER APPROFONDIRE:

Guida al Covid-19 (video e slides)

Gli aspetti economici di una pandemia: il caso Covid-19 (slides)schermata-2020-03-27-alle-11-45-56