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Che cosa c’entra il coronavirus con l’ inflazione e i rischi per i nostri soldi
Quando ero piccolo, spesso mio nonno mi mandava a comprare le sigarette al bar. Mi chiedeva sempre le Philip Morris Multiflter Rosse. A quei tempi quel pacchetto di sigarette costava circa 500 delle vecchie lire, circa 26 centesimi di Euro. Si lamentava sempre che il prezzo delle sigarette era vergognoso. Negli Stati Uniti, oggi, lo stesso pacchetto costa circa 14 dollari. Il nonno li avrebbe denunciati tutti.
Da sempre i miei genitori si lamentano di come sia diminuito il loro potere d’acquisto al supermercato. Mia madre spesso esclama: “Con 50 mila lire riempivamo il carrello”. Oggi 50 mila lire sono circa 25 Euro, sappiamo tutti cosa possiamo comprare con quest’importo.
Nel 1995 l’Italia ha cominciato il suo percorso verso l’Euro e l’amata lira è andata in pensione. Da quel lontano 1995, anche il valore di un singolo Euro è diminuito, così come il nostro potere d’acquisto. Questo è un fenomeno economico chiamato Inflazione meglio descritto come “l’aumento generalizzato e prolungato dei prezzi che porta alla diminuzione del potere d’acquisto della moneta e quindi del valore reale di tutte le grandezze monetarie”.
Recentemente si parla poco d’inflazione, perché i livelli attuali comparati con quelli storici sono decisamente più bassi. Cerchiamo di capire come nasce l’inflazione , cosa comporta e come può condizionare I nostri risparmi.
Perché’ l’Inflazione non è un fenomeno capitalista?
A parte le guerre e le carestie, l’inflazione , nel corso della storia, è stata uno dei peggiori nemici dell’uomo. Basti ricordare l’iperinflazione tedesca degli ’20 quando i lavoratori tedeschi venivano pagati ogni 3 ore perché’i prezzi aumentavano così velocemente che il potere d’acquisto diminuiva quasi ora per ora. Addirittura, era più economico bruciare soldi per riscaldarsi piuttosto che accumularli. Più di recente, abbiamo visto l’iperinflazione del Venezuela che nel 2019 ha raggiunto un livello di 10Milioni %. Questi sono esempi estremi, è ovvio, legati ad un deterioramento strutturale di una società, ma dimostrano quanto possa essere pericoloso questo fenomeno.
Ma come nasce l’inflazione? Perché i prezzi aumentano? Molti credono che l’ inflazione sia un fenomeno capitalista spinto dall’avidità di un sistema che vuole sempre di più. In realtà il fenomeno dell’ inflazione , come ci ha spesso spiegato Milton Friedman, grande economista americano, non è altro che un fenomeno (maggiormente) di printing press (macchina da stampa). Secondo Ludwig Von Mises, quando il governo aumenta la quantità di denaro in circolazione il risultato è che il potere d’acquisto del denaro comincia a precipitare. Uno dei mandati delle banche centrali , come la Federal Reserve o la BCE, è di controllare il livello dell’ inflazione. Negli Stati Uniti, per esempio, la Federal Reserve monitora diversi indici quali il personal consumption expenditure (PCE) e il Consumer Price Index (CPI). Il suo obbiettivo è quello di tenere i livelli dei prezzi al 2% della PCE.
Ma perché’ l’ inflazione è un tema così importante per i governi? Perché i governi vogliono che vi sia sempre un certo livello d’ inflazione?
– Per pagare la spesa pubblica. Un governo per ripagare la spesa pubblica ha due opzioni: aumentare le tasse o aumentare l’inflazione. Aumentare le tasse non è semplice, occorre un voto parlamentare e generalmente non è un’opzione amata dai cittadini. L’inflazione, invece, ha lo stesso effetto (essendo una tassa indiretta) ma è molto più semplice da implementare.
Vediamo come accade tutto ciò in pratica. Se l‘ inflazione è al 10% ed il nostro salario aumenta dello stesso valore, come lavoratori crediamo che il nostro reddito sia immutato. La verità è che più aumenta il nostro reddito più aumentano le nostre tasse. I nostri salari devono crescere in base all’ inflazione per mantenere il nostro potere d’aquisto. Questo aumento di salario ci porta ad una fascia di reddito superiore. Ed ecco che le nostre tasse aumentano così come le entrate statali.
– Calo del debito. L’ inflazione aiuta per tale obiettivo perché il valore del debito diminuisce. Ed ecco dove l’inflazione danneggia i nostri risparmi. Diciamo che prestiamo 10.000 dollari allo Stato a 30 anni. Durante i trent’anni ci pagano un interesse che viene tassato; alla fine dei 30 anni quei 10.000 dollari hanno un potere d’acquisto molto minore rispetto a quanto abbiamo investito. Così lo Stato si è preso le nostre tasse grazie agli interessi e ci ha ripagato ad un valore minore rispetto al nostro investimento iniziale. Dico così perché è difficile che dopo aver pagato le tasse e aver tenuto conto dell’inflazione, i nostri ritorni su un BOT o un Treasury Americano siano positivi.
Di recente guardavo un video di Neil Howe, uno dei demografi più famosi della sua generazione. Una cosa che mi ha colpito particolarmente è quando ha definito i Millennials come una generazione meno incline a prendersi un rischio rispetto ai Boomers. Ed è vero. I Millennials fino ad oggi si sono dimostrati poco interessati al mondo della finanza. Diciamo che il detto che a noi Italiani piace lasciare “i soldi sotto il materasso” è stato ben percepito da noi Millennials.
Dopo avervi parlato dell’ inflazione vediamo cosa sarebbe successo se avessimo lasciato i nostri risparmi sotto il materasso dal 2003 al 2019.
Nell’ultimo decennio grazie anche all’ex presidente della Federal Reserve, Paul Volcker, l’inflazione non ha raggiunto livelli stratosferici. Tuttavia, l’ inflazione è viva da come potete vedere nel grafico, ma è spesso trascurato. A me piace chiamarlo il fattore invisibile.
Nessun promotore o banca vi dirà mai il livello dell’inflazione quando si discute di prodotti bancari. Da investitori dobbiamo tenere d’occhio i real returns: i nostri ritorni dopo aver sottratto l’inflazione. In pratica, se su un conto deposito stiamo guadagnando 1,2% e l’inflazione è al 2%, il nostro real return è -0,8%. Alla fine dell’anno, i nostri risparmi avranno perso un valore 0,8%. Questo valore, tornando al grafico, capitalizza (in negativo) sui nostri risparmi. Nel seguente grafico vediamo il livello annuale dell’inflazione dal 2002 al 2019. L’inflazione è lì ed ogni anno in silenzio diminuisce i nostri risparmi, che perdono potere d’acquisto.
Perché l’Inflazione non è morta?
La verità è che per un risparmiatore l’inflazione non è mai morta. È sicuramente calata rispetto all’inizio del secolo, ma abbiamo sempre avuto un livello di inflazione che , a lungo termine , riduce la nostra abilità di andare in pensione. Ho studiato Economia, non sono un economista, ma da investitore credo che alcuni fattori macroeconomici potrebbero, in futuro , contribuire ad un aumento inflazionario. Il mondo sta ribaltando sempre di più l’agenda globalista. Stiamo vedendo un trend che porta sempre più alla deglobalizzazione.
Se continua così vedremo una rottura dei processi di produzione e distribuzione che dovrebbero aumentare i costi di produzione e con essi l’inflazione. Il coronavirus rischia di diventare un evento inflazionistico. Secondo la CEIC solo a gennaio in China l’inflazione è aumentata del 5.4%. Per lo più, questa pandemia sta creando ritardi di produzione dall’iPhone alle auto. Per ora il coronavirus da un punto di vista inflazionistico ha toccato solo la Cina, ma se persiste, potrebbe condizionare altre parti del mondo. In più le banche centrali non sembrano avere intenzione di terminare le loro politiche monetarie di allentamento quantitativo. E questo è un fattore inflazionistico.
Ma cosa significa tutto questo per il nostro portafoglio? Vediamo.
Come proteggiamo il nostro portafoglio?
Avendo letto fino a questo punto, sarete d’accordo con me che i governi non sono la soluzione all’inflazione, non sono dalla parte del risparmiatore. Da risparmiatori, è importante che capiamo quanto sia importante investire. E questo perché ogni anno partiamo svantaggiati a causa dell’inflazione. L’ asset peggiore è il contante, più denaro teniamo in un conto corrente più l’inflazione ci punisce. Il denaro serve maggiormente se si ha bisogno di liquidita’ immediata.Vi sono poi le obbligazioni. Avere un portafoglio 100% in azioni è una ricetta disastrosa come ho già detto.
Tra gli asset migliori da avere in un portafoglio vi è l’oro. Molti sono contro l’oro come asset class in quanto non offre dividendi. La verità è che l’ oro storicamente ha quasi sempre battuto l’inflazione. E’ senza dubbio un asset class migliore del contante nella lotta all’inflazione. Vi sono poi le materie prime come l’olio, il grano etc. che più del 50% delle volte hanno battuto l’inflazione. Se poi le obbligazioni sono l’unico asset class che c’importa, allora per battere l’inflazione in Italia possiamo investire in BTP che sono obbligazioni indicizzate all’inflazione.
Qui sotto vi è un quadrante che rispecchia la filosofia di Ray Dalio. Sulla destra potete vedere tutti gli assets che possono essere usati in periodi inflazionistici (quadrante in alto a destra) e di bassa inflazione (quadrante in basso a destra).
Conclusione
Negli Stati Uniti siamo passati da tassi d’interesse a quasi il 20% negli anni venti a tassi al 2% di oggi. Questo calo dei tassi d’interesse per il risparmiatore è stato senza dubbio positivo. Tuttavia l’inflazione è sempre lì , non è morta e non morirà mai finché i governi avranno l’abilità di stampare denaro. È una tassa silenziosa, che tutti conosciamo ma che non sempre capiamo come influisca sui nostri risparmi. Per proteggerci dall’inflazione dobbiamo capire innanzitutto che tenere tutti nostri risparmi sul conto corrente non è risparmiare ma è regalare i soldi al vento. Per proteggere il nostro potere d’acquisto dobbiamo investire. Per il risparmiatore comune, Il modo migliore è usando ETF a basso costo e creando un portafoglio ben diversificato nel quale usiamo anche asset che rendono in maniera positiva contro l’inflazione.
La prossima volta che decidete di lasciare I vostri risparmi in un conto corrente pensate alle parole di Milton Friedman: L’ inflazione è una forma di tassazione che può venire imposta senza legislazione.