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Il Coronavirus è tra noi, ecco il piano di risk management per le aziende
I recenti caso di contagio in Lombardia fanno forse tornare alla mente scenografie apocalittiche di film fantascientifici che raccontano pandemie incontrollabili. Qui siamo nel mondo reale, ma il problema coronavirus è certamente molto serio. Prima di tutto perché gli eventi, le notizie, gli impatti che si stanno susseguendo in queste ore dimostrano che dobbiamo sempre più prendere in considerazione i global risk e la loro connessione rappresentata dai mega-trend. Questi aspetti sono stati analizzati nel report di The Smart Institute “Global Risk Briefing Paper”, pubblicato su Econopoly.
A differenza del secolo scorso (ma forse anche solo qualche decennio), il nostro “mondo” (intendo la realtà quotidiana in cui viviamo) appare fortemente connesso con tutti gli altri punti del globo. Ecco che anche se non ci spostiamo in zone “pericolose” colpite da epidemie o altri eventi epocali, la nostra vita ne sarà in qualche modo impattata.
Il coronavirus è partito dalla Cina ma ha raggiunto quasi tutto il mondo. I rischi sanitari sono enormi, abbiamo visto come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) abbia, giorno dopo giorno, elevato il livello di rischio connesso al coronavirus.
Oggi il rischio coronavirus non è più potenziale, purtroppo si è realizzato, colpendo in maniera diretta le due regioni più produttive del nostro Paese: la Lombardia e il Veneto.
Naturalmente si spera che possano rimanere casi isolati. Detto questo, la risposta che dobbiamo dare è di tipo professionale, con un approccio proattivo di risk management.
Il rischio pandemie rappresenta un evento estremo, annoverato tra i rischi operativi di un’azienda. Sicuramente è difficile da prevedere (pensiamo alla stima della probabilità di accadimento) in quanto non abbiamo a disposizione sufficienti dati storici a supporto di un’analisi quantitativa. Per questo la costruzione di distribuzioni di probabilità sarebbe fortemente influenzata da elementi di soggettività. Tuttavia, gli eventi passati possono darci un’informazione sulla probabile magnitudo dell’impatto di eventi estremi come quello del coronavirus.
Sicuramente, prima di tutto è necessario non diffondere il panico, la gestione razionale di situazioni di emergenza richiede lucidità e prontezza d’azione.
L’approccio di risk management che può essere usato nelle nostre aziende, direttamente impattate dagli avvenimenti di questi giorni, riguarda in particolare la formazione di un gruppo di “Crisis Management” che sia in diretto contatto con le figure aziendali apicali e che, soprattutto, possa fungere da punto di riferimento per tutti i dipendenti.
1. Primo punto riguarda la completa mappatura di tutto il personale, diretto ed indiretto, per sapere in che zona risiede e numero di cellulare (anche se non aziendale) per essere prontamente contattato.
2. Definire un piano d’emergenza che possa consentire di svolgere il proprio lavoro anche in modalità “telelavoro” con connessioni VPN alla rete aziendale, video-call e conference call. In questo è necessario assicurare che tutti i dipendenti, se pensiamo ad una società di servizi, possano ricevere a casa propria un pc portatile dotato di connessione internet. A tal proposito anche il servizio IT aziendale dovrà garantire il pieno funzionamento delle connessioni di tipo “hot-spot” con rete mobile.
3. Effettuare una ricognizione del piano trasferte delle varie unità aziendali sia per viaggi di lavoro verso clienti sia per visite in altre sedi/stabilimenti aziendali. Gli spostamenti dovranno essere ridotti al minimo indispensabile.
4. Definire bande/livelli di rischio basati sull’eventuale verificarsi di accadimenti connessi all’aggravamento della situazione. Ad esempio: “Rischio Medio-Alto” se presenza di più zone con casi di contagio nella stessa regione; “Rischio Alto” incremento oltre una certa soglia del numero di contagiati.
Nella gestione di questo rischio “operativo” è fondamentale l’accesso ad informazioni dettagliate e la possibilità di diffondere in maniera istantanea messaggi a tutti i dipendenti aziendali, magari utilizzando la messaggistica di whatsapp tramite invio in broadcast oppure, meglio, tramite un canale aziendale di Telegram.
È necessario ricordare che un approccio di Risk Management non si adotta semplicemente avendo una figura aziendale con tale titolo ma avendo, a tutti i livelli, una “cultura del rischio” che renda tale forma mentis del tutto naturale. Questa impostazione crea valore aggiunto sia se impostata come attività di prevenzione sia come attività di gestione.
Twitter: @pasqualemerella